1998: l’anno in cui Pantani ci fece sognare
13 Gennaio 2022
È un’estate caliente, quella del 1998. Lo è nel ritornello che la accompagna, quello de “La Copa de la Vida” di Ricky Martin, che dopo esser uscita a metà maggio raggiunge la vetta di quasi tutti i paesi europei dove viene commercializzato, sfruttando l’arrivo dei mondiali di Francia. Ma lo è anche e soprattutto perché – come in tanti anni pari – quella del 1998 è anche e soprattutto una lunga estate di sport, dove la kermesse iridata di calcio è solo uno dei tanti appuntamenti in calendario.
Le nostre antenne, prima che il sole cominci a battere forte e le temperature ad alzarsi, sono rivolte verso le Alpi, dove un ciclista romagnolo sta facendo appassionare anche chi con le due ruote nulla ha a che fare: Marco Pantani, dopo esser stato umiliato dall’elvetico Alex Zülle nella cronometro di Trieste, dapprima gli restituisce pan per focaccia dominando la frazione della Marmolada, che mette fuori gioco il rivale, poi conquista il Giro d’Italia al termine di un duello d’altri tempi col russo Pavel Tonkov, che culmina nella salita di Montecampione dove il “Pirata” lo stacca ad una manciata di chilometri dal traguardo, garantendosi il gradino più alto del podio a Milano e dimenticando anni di sfortune e infortuni.
Tre giorni dopo la fine della corsa rosa, il 10 giugno, parte il Mondiale: ci arriviamo dopo il kappao in finale del 1994 ma con un cambio di guida tecnica e di filosofia in panchina. Sacchi ha lasciato l’azzurro e con esso la sua zona, dentro un Cesare Maldini che ha vinto (e rivinto, e vinto ancora) tutto con l’Under 21 ma che è espressione del gioco all’italiana. Non a caso torna lo Zio Bergomi, escluso negli States a vantaggio di Mussi, Benarrivo e Tassotti, mentre il “Divin Codino”, al secolo Roberto Baggio, fa da chioccia a Del Piero e Vieri. Proprio Bobo è il protagonista della prima fase: apre le marcature nel 2-2 col Cile (il pari arriva dal dischetto con Baggio, che riscatta parzialmente l’errore di Pasadena), fa doppietta nel 3-0 al Camerun, segna nel 2-1 all’Austria e ci porta ai quarti trovando l’unico gol dell’ottavo con la Norvegia. Ce la vediamo coi padroni di casa, futuri campioni, che hanno avuto bisogno del primo golden gol della storia per piegare il Paraguay: Maldini manda Pessotto sulle tracce di Zidane, dopo 120’ l’equilibrio regna sovrano e si va ai rigori: sbagliano Albertini e Di Biagio, per la terza edizione di fila gli undici metri ci sono fatali.
Per riprendersi dalla batosta il tifoso italico non ha bisogno di molto tempo e ricorre nuovamente a “San Marco” Pantani da Cesenatico. Dopo aver accumulato oltre cinque di distacco nelle prime sette tappe di un Tour de France segnato dallo scandalo Festina e dal doping, il “Pirata” compie una impresa straordinaria, rimontando tutti i rivali, soprattutto il tedesco Jan Ullrich, che nella tappa Grenoble-Les Deux Alpes crolla sotto i colpi del rivale arrivando al traguardo nella bufera e con nove di distacco. Il 2 agosto, ai Campi Elisi, sventola di nuovo il Tricolore, trentatré anni dopo l’ultima vittoria, quella di Felice Gimondi.
Ci sarebbero altre belle storie da raccontare, su tutte la tripletta nella maratona all’Europeo di atletica di Budapest: davanti a tutti chiude il reggiano Stefano Baldini, che otto anni dopo diventerà eroe conquistando l’oro ad Atene, precedendo Cioffi e Modica. Nella marcia femminile, invece, la piccola Annarita Sidoti precede Erica Alfridi; le altre medaglie d’argento sono di due atleti dal curriculum illustre, Fiona May nel lungo e Alessandro Lambruschini nei 3000 siepi. Peccato, invece, per la nazionale di basket, impegnata in Grecia nei mondiali: il quarto di finale con gli Stati Uniti, che non possono disporre delle stelle NBA a causa del lockout, termina con una sconfitta in volata per 80-77, con la parziale soddisfazione di aver sconfitto nella seconda fase la Jugoslavia, poi trionfatrice sulla Russia.
E, per citare un altro refrain famoso di quell’anno, “solo una volta, a tutta la vita, speriamo prima che l’estate sia finita”, quando arriva l’autunno la nazionale maschile di volley centra uno splendido “triplete” aggiudicandosi il campionato del mondo disputato a novembre in Giappone. Cambiando l’ordine degli addendi (Julio Velasco, dopo la sconfitta olimpica di due anni prima, ha lasciato il posto a Bebeto), il risultato non cambia.

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