Privacy Policy Entrare nella storia dalla porta sbagliata

Entrare nella storia dalla porta sbagliata

24 Agosto 2021

Il consueto appuntamento con le coppe europee è stata un’occasione irripetibile per molti degli appassionati under-18 sparsi sullo Stivale tricolore di venire a conoscenza di nazioni, paesi e città fino a quel momento sconosciuti. Se il sussidiario spesso ci è stato più nemico che supporto per la felicità, in molti casi – in particolar modo per lo scrivente – la conoscenza di un club disperso nella penisola scandinava o qualche improbabile Spartak, CSKA o Lokomotiv proveniente dall’Est dell’Europa ci ha fornito un assist incredibile per colmare – o almeno rintuzzare – le lacune in occasione delle interrogazioni di grammatica.

Una prova per tutte? Quanti piccoli interisti – ivi compreso il sottoscritto – potranno mai dimenticare che l’Helsingborg è il club principale di una città svedese? Ve lo assicuro io. Quasi nessuno.

Sovente i preliminari di Champions League hanno rappresentato il viatico per sentieri dalle emozioni alterne. In alcuni casi ha dato il “la” ad entusiasmanti cavalcate, altre volte a cocenti delusioni che ci hanno portato a tatuarci nella mente il nome di quel borgo o quel paese ad imperitura memoria. Volete una prova per tutte nel caso contrario? Chiedete ai milanisti memoria di quel preliminare del 2007. Dall’estensione del suo sorriso, capirete qual è stato l’esito.

Istituiti nel 1992-93 con la creazione della Champions League, emanazione primigenia di una Comunità Europea che andava man mano allargandosi, il numero delle partecipanti alla massima competizione continentale è aumentato in maniera diretta e proporzionale con le mutazioni politiche-economiche della comunità stessa che, nel corso degli anni, ha visto nascere nuove nazioni, nuovi campionati, nuove squadre.

Se l’edizione originale della Coppa dei Campioni premiava solamente le squadre vincitrici dei campionati nazionali, nell’ottica di un allargamento su scala europea, le partecipanti sono aumentate sempre di più, amplificando in maniera esponenziale le opportunità di cui sopra di venire a conoscenza di realtà fino a poco tempo prima misconosciute. E, sportivamente parlando, ha dato vita a tanti miracoli – grandi e piccoli che siano – un tempo neanche ipotizzabili. Ed è proprio per questo che, come il ragionier Fantozzi, non possiamo non amare “il mercoledì di coppa”.

In vista dei prossimi sorteggi che delineeranno il quadro completo degli otto gironi che caratterizzeranno la prossima stagione di Champions League – la cui finale verrà disputata allo Stadion Sankt Peterburg di San Pietroburgo – ecco intenti nell’operare un breve excursus storico alla ricerca di curiosità, imprese e clamorosi scivoloni.

Il turno preliminare della neonata Champions League del 1992-93 fu istituito per ragioni geo-politiche. Infatti, dopo gli eventi che portarono alla dissoluzione dell’Unione Sovietica e della Jugoslavia, le pretendenti alla manifestazione divennero ben 36. Per questo, si rese necessario un turno eliminatorio per scremare le prime quattro squadre e dar vita al tabellone finale che prevedeva scontri diretti a partire dai sedicesimi di finale per poi dar vita a due gironi all’italiana da quattro squadre – in luogo di quarti e semifinali – i cui vincitori poi si sarebbero affrontati nella finalissima di Monaco di Baviera. Ovviamente, a dover prender parte a questa sessione extra di spareggi furono le squadre vincitrici dei campionati europei cosiddetti “minori”. L’anno successivo le squadre ai nastri di partenza diventarono addirittura 42, quindi le eliminazioni presero ancora più il largo.

In occasione dell’edizione 1994-95 furono apportate le prime radicali modifiche al format del torneo: avrebbero partecipato al torneo vero e proprio le migliori sedici d’Europa, suddivise in quattro gironi da quattro. Dunque, in occasione dei turni preliminari si ebbero le prime clamorose eliminazioni: basti ripensare alla caduta dei Rangers Glasgow, mentre il Paris Saint-Germain iniziò la sua lunghissima rincorsa al trofeo proprio in occasione dei preliminari – i francesi eliminarono nel doppio confronto gli ungheresi del Vac FC Samsung – ma lo scontro con il Milan in semifinale interruppe bruscamente i sogni di Weah (futuro rossonero) & Co.

Se per altri tre anni la situazione rimase pressoché cristallizzata, in vista della Champions League targata 1997-98 si diede vita ad una vera e propria rivoluzione. Le otto nazioni meglio posizionate nel ranking UEFA ebbero il diritto di poter iscrivere alla competizione le prime due in classifica nel campionato appena concluso. La seconda, comunque, avrebbe avuto accesso al tabellone finale solo dopo il superamento del Secondo Turno Preliminare. Cadde così uno dei “pilastri concettuali” che fece della Coppa dei Campioni la vera Coppa dei Campioni (dicitura in grassetto e anche in corsivo, se preferite).

Per pareggiare le quote scozzesi, in occasione dell’edizione 1998-99 le forche caudine i turni preliminari fecero registrare la clamorosa estromissione del Celtic Glasgow per mano della Croatia Zagabria. Mentre si consumava il dramma dei Bhoys nel catino ribollente dei croati, quasi settecento chilometri più a nord dei ragazzi tanto giovani quanto terribili, guidati dal Colonnello Lobanovsyi festeggiavano il passaggio alla fase a gironi dopo aver superato a domicilio lo Sparta Praga ai calci di rigore allo Stadion Letná. Gli ucraini hanno iniziato il torneo alla fine di luglio nel primo turno preliminare, passeggiando sui gallesi del Barrow Town, schiacciati sotto al rullo compressore di dieci reti in 180’ (di cui otto nei primi novanta). Quella Dinamo Kiev fece scoprire al mondo il talento di Andriy Shevchenko, incredibile astro nascente del calcio ucraino, e Serhij Rebrov. Le loro prodezze portarono la Dinamo a violare un tempio sacro come quello del Santiago Bernabeu – facendo il paio con la tripletta al Camp Nou dell’anno precedente – ed a far sudare le proverbiali sette camicie al Bayern Monaco per l’accesso alla finalissima.

L’allargamento a trentadue squadre per la fase finale e l’accesso fino a tre squadre riservato alle migliori nazioni del ranking, portarono all’istituzione, in occasione dell’ultimo trofeo del millennio, di un nuovo turno preliminare per delineare il tabellone finale. E allora via alla sarabanda di cadute clamorose sin da subito, come l’esclusione del Lione per mano del Maribor o la dolorosa esclusione del Parma per mano dei Rangers Glasgow. L’anno dopo, quello tutto made in XXI secolo, per intenderci, fu l’anno – sic – della caduta dei nerazzurri di Lippi per mano dei filibustieri svedesi di Helsingborg. Ma visto che anche gli angeli mangiano fagioli, nel 2001-02 fece particolare scalpore lo scivolone patito dall’Ajax all’Amsterdam ArenA contro il Celtic Glasgow. Il 3-1 inferto dagli scozzesi a domicilio non fu ribaltato al ritorno e quella fu una delle rare Champions League Lancieri-free.

Se nessuno degli osservatori internazionali cadde dalla sedia in occasione del torneo che vide l’Old Trafford riempirsi di stendardi rossoneri e bianconeri, lo stesso non accadde nella stagione successiva quando il Borussia Dortmund incappò in una buccia di banana – o waffle belga – chiamata Club Bruges che fece fuori i teutonici dopo i calci di rigori che ammutolirono il muro giallo del Westfalenstadion.

E se le esclusioni del Benfica – la maledizione di Guttmann colpisce in due occasioni consecutive – e quella del Monaco che due anni prima aveva disputato la finalissima col Porto rischiano di passare in secondo piano, con l’allargamento ulteriore a quattro club per le nazioni più “meritevoli” aumentano anche i colpi di scena. È curioso, infatti, quel che accade nell’edizione 2006-07. Mentre l’Italia porta direttamente Inter e Roma alla fase a gironi, in occasione del turno preliminare si presentano ai nastri di partenza il Milan ed il sorprendente Chievo Verona. L’onda lunga di Calciopoli ha portato ad uno sconvolgimento delle dinamiche in casa nostra e mentre la favola dei Mussi Volanti si scontra con la realtà bulgara del Levski Sofia, i Rossoneri si sbarazzano della Stella Rossa in una romantica riproposizione della Coppa dei Campioni che fu. E insieme al Diavolo, accedono al tabellone delle trentadue anche gli inglesi del Liverpool che faticano non poco per aver ragione degli israeliani del Maccabi Haifa. Coincidenze, tigna o predisposizione innata per la competizione che mette in palio la Coppa dalle grandi orecchie: sono queste le inusuali chiavi di lettura che portano le due a giocarsi la finale di Atene, facendo fuori una dopo l’altra le squadre che – a rigor di pronostico – avrebbero potuto (dovuto) arrivare al traguardo con più facilità. I ragazzi di Ancelotti riescono così a vendicarsi con gli interessi dello sgarbo di Istanbul di due anni prima, grazie alla doppietta di Inzaghi che porta in dote ai milanisti La Settima Champions.

Passano gli anni, mutano le esigenze (soprattutto televisive) e per portare il trofeo ad una vera e propria “esposizione” delle eccellenze calcistiche europee, si dà sempre più peso alle federazioni più “consistenti”, dando vita a cervellotiche soluzioni frutto di coefficienti che portano alla composizione dei tabelloni dei turni preliminari. Onde evitarvi – ed evitarci – dei mal di testa indesiderati, ci limitiamo a snocciolare le esclusioni e gli episodi più succulenti che si sono succeduti nelle ultime stagioni.

Fanno gran rumore le precoci estromissioni dell’Ajax per mano dello Slavia Praga (2007-08), dell’Udinese contro lo Sporting Braga, chi non ricorda “El Mago”? Che con un suo cucchiaio entrò nella storia dalla porta sbagliata.
Anche il Napoli con l’Athletic Bilbao (2014-15), ancora l’Ajax ma stavolta contro il Rostov Rostselmash nel 2016-17 e della Roma con il Porto nella medesima edizione. E se è vero che di preliminare ferisce, di preliminare perisce, i Dragões hanno dovuto leccarsi le ferite al termine della doppia sfida che li ha visti contrapposti al Krasnodar nell’edizione 2019-20, così come il Benfica lo scorso anno dopo aver mandato tutto all’aria nel doppio match contro il PAOK Salonicco. Quanto tempo durerà ancora la maledizione di Guttmann? Non vorremmo mai essere nei panni di un tifoso delle Aguias.

In attesa di sapere se l’elenco delle eliminazioni clamorose avrà nuovi lemmi, godiamoci come si conviene il ritorno degli spettatori negli stadi della Champions League. Con la frittatona di cipolle al seguito.

di Nando Di Giovanni

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