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Le Tissier e la Compagnia dei Sottovalutati: la classifica dei giocatori più sottovalutati

14 Ottobre 2021

5. Julio Ricardo CRUZ

Centravanti completo, abile di testa, spesso decisivo sui calci piazzati e da subentrante, piedi sudamericani quando era necessario. Non si annoverano gol banali nel repertorio di questo ragazzone argentino, che al Feyenoord si è tolto la soddisfazione di segnare due reti alla Juventus nella Champions League 1997-98 e che ha messo la Vecchia Signora tra le sue vittime preferite nel corso dell’intera carriera. Carriera che ha visto spesso Cruz nel ruolo di subentrante, quando, a livello di numeri e di doti, avrebbe certamente meritato il suo spazio anche come titolare nelle squadre ove ha militato.

4. Paulo FUTRE

La Coppa dei Campioni con il Porto nel 1986-87, il secondo posto nel Pallone d’Oro 1987 dietro Gullit. Colpo storico della Reggiana, sfortunatissimo nell’esperienza al Milan, dove gioca soltanto una partita: proprio i gravi infortuni subiti hanno bloccato il volo di questo talento portoghese, attaccante tecnico e prolifico sempre ad un passo dal diventare stella di prima grandezza. Nel novero degli astri del calcio portoghese non può essere dimenticato né bistrattato.

3. Antonio DI NATALE

Esterno prima, centravanti poi. Un goleador di prima grandezza, sesto realizzatore di sempre in serie A, a partire dall’isola felice di Empoli. Eppure la Champions League l’ha giocata con l’Udinese, club al quale ha legato praticamente buona parte della sua carriera: è stata una scelta di vita quella di Totò, ben ripagata dall’amore del Friuli, che lo ha reso uomo e attaccante di razza, purtroppo sempre un passo indietro – non per colpa sua – rispetto a tanti e più celebrati colleghi.

2. Abel Eduardo BALBO

Udinese e Roma le tappe che hanno segnato l’iscrizione dell’attaccante argentino al club dei grandi del ruolo. Forte, abile tecnicamente, adatto al contropiede e alla convivenza con altri compagni di reparto (per conferma chiedere a Branca, Fonseca, Totti, Batistuta). Non è tra le celebrità del settore proprio per il suo essere stato attaccante (prolifico) in un’epoca dove nel nostro campionato hanno militato i più grandi interpreti del ruolo, ma Balbo resta, in ogni squadra in cui ha militato, simbolo di affidabilità, professionalità e soprattutto garanzia di gol. Bello ricordare il sodalizio con Batistuta nella Fiorentina di Trapattoni, seppur effimero, e quella serata magica contro il Manchester United al Franchi.

1. Matthew LE TISSIER

Una lezione per tutti quei ragazzotti che decidono di abbandonare lidi dove sono amati e coccolati, e dove sono e saranno assoluti protagonisti, per raggiungere altre baie, luminose e patinate, ma che non sono né mai saranno Casa. Un po’ per scelta, un po’ per scarsa convinzione di presunti club interessati, assurda visto di chi e di che cosa stiamo parlando. Uno dei più grandi giocatori inglesi di sempre ha legato tutta la sua carriera ad un club di metà classifica della Premier League, insegnando e disegnando calcio in ogni stadio. Gol, assist, genialate, ricami e dribbling, repertorio completo per Matthew Le Tissier. Chi è stato? Provate a chiederlo in giro, in pochi sapranno darvi una risposta giusta. Quei pochi avranno gli occhi illuminati nel ricordare un talento incredibile, un diamante purissimo che ha reso il The Dell, l’impianto del Southampton, la Casa di Dio. Un metro e 85, 86 chili, talvolta rotondetto, spesso gioca da fermo privilegiando la tecnica alla forza, con buona pace della grande corsa tipica delle gare di qualsiasi campionato inglese, piede destro o sinistro, nessuna differenza: Le God ha scelto Southampton, Southampton ha scelto lui. Consapevoli entrambi che tutto sarebbe potuto andare diversamente. Ma Matthew non sarebbe stato un monumento cittadino, e patrimonio di quelli che lo hanno visto giocare o che semplicemente hanno conosciuto la sua storia. La storia di uno che è stato grande, ma che dal grande calcio non è mai stato considerato. Quel grande calcio che in Inghilterra ha celebrato talenti ben minori di Le Tissier.

Abbiamo accontentato tutti? Certamente no, lo sappiamo e siamo pronti a ricevere suggerimenti e integrazioni. Perché il Club dei Sottovalutati è un ente sempre aperto, pronto a ricevere nomi e numeri di quelli che avrebbero meritato sorte migliore, di chi quella sorte l’ha rifiutata per amore o per appartenenza, o semplicemente perché era più felice lì dove era, fregandosene di più soldi e di più notorietà, un circolo vizioso che li porta ad essere sempre un passo dietro quei riflettori che avrebbero meritato. L’esempio di Le Tissier è perfetto. A Southampton era felice. E perché andarsi a cercare altrove quella felicità, quando ce l’hai già?

di Yari Riccardi