Privacy Policy Troppi stranieri e pochi italiani? Qual è la verità? L’analisi degli ultimi trent’anni della Serie A

Troppi stranieri e pochi italiani? Qual è la verità? L’analisi degli ultimi trent’anni della Serie A

8 Aprile 2022

È un dibattito ormai ciclico, che puntualmente ritorna nella sua importanza dopo ogni disastro della nostra Nazionale. La questione l’avevamo un pochino dimenticata in estate, quando una serie di meravigliose circostanze, unite ad un gioco e ad un periodo irripetibile, ha portato la nostra nazionale sul tetto d’Europa. Dimenticata in un colpo solo la mancata partecipazione al Mondiale 2018, sembravamo pronti per vivere una nuova età dell’oro, dimenticando però anche l’età avanzata di taluni elementi della nostra nazionale e la scarsa esperienza internazionale dei nostri giovani.

Giovani che spesso hanno enormi difficoltà a trovare spazio nelle squadre di club del nostro campionato, grandi, presunte tali, medio e piccole, salvo l’esempio del Sassuolo che fornisce all’Italia di fatto metà del reparto avanzato. Giovani italiani che non trovano spazio, stranieri che negli anni hanno acquistato sempre più spazio nel nostro torneo.

Un bene? Un male? Un segno dei tempi? La globalizzazione? La sentenza Bosman? Il decreto crescita? I procuratori? Le plusvalenze? Discorso complesso, per il quale è necessario far parlare i numeri. Perché c’è un prima e un dopo, e una direzione ormai precisa. Quella che stiamo vivendo è una Serie A in cui gli italiani sono meno degli stranieri. E, si badi bene, non c’è giudizio, ci mancherebbe. Sono numeri. Su cui riflettere per iniziare finalmente a capire il declino della nostra nazionale e dunque del nostro calcio.

Ecco, dunque, un prospetto dettagliato sull’evoluzione delle dinamiche nella nostra Serie A dai Mondiali italiani in poi. Così ognuno può trarre le sue libere conclusioni.

1990-91 (488 calciatori): 59 stranieri (12%) – 429 italiani (88%)

La sbornia di Italia ’90 prosegue con la sua onda anche dopo l’estate con il primo calciomercato targato anni ’90 e molti dei protagonisti che hanno disputato la kermesse iridata sulle note di Notti Magiche restano nel Belpaese. Il regolamento prevede che ogni club possa tesserare un massimo di tre stranieri: Napoli (campione d’Italia in carica), Milan ed Inter non mutano il loro parco estero. Gli arrivi più altisonanti rispondono ai nomi di Francescoli (che arriva a Cagliari assieme ai connazionali Fonseca ed Herrera), Skuhravy (il cecoslovacco dalla capriola facile si accasa al Genoa – che riporta Branco in Italia – formando una coppia assortita con Pato Aguilera). La Juventus, invece, rivoluziona ancora il suo progetto: salutano Torino gli impalpabili Rui Barros e Zavarov e si vestono di bianconero Hässler, campione del Mondo con la Germania Ovest, e il brasiliano Julio Cesar. Alla Roma, invece, arriva il suo connazionale Aldair, mentre sull’altra sponda del Tevere sbarca un altro campione del Mondo come Karl-Heinz Riedle: le sfide con il dirimpettaio Völler animeranno i primi derby degli anni ’90. Il Torino si presenta con Martin Vazquez, ex stella del Real Madrid, ai nastri di partenza, mentre la Sampdoria veleggia verso lo Scudetto seppur arrivi l’incompreso Mikhaijlichenko. Bari e Fiorentina, invece, puntano tutto sulla Romania ingaggiando rispettivamente Raducioiu e Lacatus. Menzioni d’onore, invece, per il Parma che porta in Italia il primo portiere straniero della storia della Serie A (Claudio Taffarel) e per il Pisa di Romeo Anconetani che porta in Italia due argentini promettenti: Chamot e Simeone. Ne sentiremo parlare.

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