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15 giocatori lanciati e consacrati da Zemanlandia

19 Marzo 2021

Luigi DI BIAGIO

Dopo l’esordio in Serie A con la maglia della Lazio, una settimana dopo esser diventato maggiorenne, Luigi Di Biagio, zaino in spalla, ha formato la sua proverbiale tempra nel Monza tra Serie B e C. Zeman lo pesca lì, al termine della terza stagione al Brianteo conclusasi con la promozione tra i cadetti dei biancorossi. Zdenek è sicuro delle sue doti e gli fa compiere il doppio salto dalla Serie C alla A, fino ad affidargli immediatamente le chiavi della mediana rossonera. Le sue doti di interdizione saranno vitali nell’economia del Foggia dei miracoli, dove inizia a trovare la porta con regolarità da incursore, ricopra il ruolo di mediano. Nove reti nelle due stagioni di Zeman a Foggia, ritrovati a Roma il feeling è sempre lo stesso: titolare inamovibile e tredici reti in tutte le competizioni nel biennio zemaniano.

Pavel NEDVED

Zeman chiese il connazionale Pavel Nedved al termine degli Europei inglesi del 1996, il torneo che mise in mostra l’incredibile potenziale degli eredi del Narodni Tym e che rischiarono di strappare dalle mani della quotatissima Germania la vittoria finale del torneo. In mezzo a quel nugolo di ragazzi terribili, Nedved si fece notare per le sue attitudini tattiche ed atletiche ed è per questo che diventa subito un perno nello scacchiere di Zeman, il quale ne sfrutta le doti offensive e la rapidità. Seppur Zdenek venga esonerato dopo la prima giornata di ritorno, Nedved riuscì a conservarne gli insegnamenti, segnando dieci gol in tutte le competizioni, di cui sette in Serie A. E questo sarà solo l’antipasto della luminosa carriera italiana della Furia Ceca.

Andrea SENO

Una lunga gavetta tra le serie inferiori per il biondo mediano, prima dell’inattesa chiamata del Foggia di Zeman nell’estate del 1992. Il tecnico ceco notò il centrocampista per la sua duttilità, nonché per il vizietto del gol, maturato tra Treviso e Como. A Foggia, Seno fu un perno del centrocampo rossonero, conferendo alla mediana pugliese la sostanza che andò persa dopo la cessione di Shalimov. I fasti pugliesi furono così fruttuosi da meritarsi la chiamata dell’Inter all’età di trent’anni.

Francesco BAIANO

Napoletano e scuola Napoli. La carriera di Ciccio nasce sotto i migliori auspici: esordisce in A quando ha diciassette anni e l’anno successivo viene mandato in prestito al neo-promosso Empoli dove gioca ben ventisei partite su trenta. In Toscana mostra tutto il suo potenziale e si sfiorano in quel di Parma: Zeman viene esonerato dopo sette giornate e Baiano arriva sulla via Emilia dopo aver disputato l’inizio di stagione a Napoli, ivi compresa la sfida del Bernabeu contro il Real Madrid in Coppa dei Campioni. L’esplosione avviene ad Empoli dove, nonostante la retrocessione in Serie C1 dei toscani, segna ben quattordici gol. Nell’estate del 1989 il tecnico di Praga lo vuole a sé e lo esalta facendolo diventare capocannoniere: Ciccio si laurea re dei marcatori con ventidue reti, trascinando il Foggia nella massima categoria. In Serie A le prove sono altrettanto sbalorditive: sedici reti per bagnare al meglio il ritorno in A dei Satanelli e mettersi in mostra come una delle migliori attrazioni del luna park di Zemanlandia gli valgono la chiamata della Fiorentina.

Marco DELVECCHIO

Il suo arrivo a Roma è piuttosto complesso: il feeling con i tifosi non esplode sin da subito e l’ingresso nell’undici dei titolari non è così scontato. Dopo due anni di “decantazione”, l’arrivo di Zeman mette letteralmente le ali a Delvecchio, la cui presenza fra i titolari diventa sempre più una certezza con le domeniche che passano. Se la prima stagione con il ceco seduto in panca Marco va in rete per sette volte in campionato e una in Coppa Italia, la stagione 1998-99 è quella della definitiva consacrazione: ventitré gol, di cui ben diciotto in campionato. Quel torneo vide uno degli attacchi più eclettici e completi della storia recente giallorossa: la velocità di Paulo Sergio, l’estro del giovane Totti e la letalità di Delvecchio. La punta milanese con la doppietta nel derby entra nel cuore dei tifosi giallorossi e lì vi rimarrà per ben dieci anni, con l’etichetta di talismano in occasione delle stracittadine con i cugini biancocelesti.