1908-2021. 113 anni a tinte nerazzurre
9 Marzo 2021
ANNI ‘70 – Roberto BONINSEGNA – Inter-Foggia 5-0 (2 maggio 1971)

L’era della Grande Inter si è chiusa ormai da un pezzo. Il Mago Herrera ha lasciato la squadra nel 1968 per andare ad allenare la Roma e sulla panchina nerazzurra siede il suo omonimo paraguaiano, Heriberto, profeta del Movimiento. Il sergente di ferro è alla guida della squadra da un anno e, nonostante nel campionato precedente sia giunto un onorevole secondo posto alle spalle del Cagliari di Riva, i senatori dello spogliatoio mal digeriscono la gestione militaresca di HH2. Della squadra che dominò in Italia, in Europa e nel mondo nella prima metà degli anni ‘60 sono ancora presenti Facchetti, Burgnich, Jair, Mazzola e Corso.
La sconfitta maturata nel derby costa la panchina al tecnico ed il presidente Fraizzoli chiama alla guida Invernizzi, allenatore delle giovanili nerazzurre. Il suo arrivo conferisce serenità all’ambiente e l’Inter, dopo un inizio molto difficile, parte a spron battuto nella sua rimonta su Milan e Napoli che dettano i ritmi del campionato. In avanti c’è Boninsegna che si distingue come uno dei centravanti più forti della Serie A. Bonimba raggiunge la maturazione e, dopo il primo torneo in nerazzurro concluso con tredici reti, s’impone come re incontrastato dei marcatori, grazie alle ventiquattro marcature messe a segno.
La rincorsa dei nerazzurri all’undicesimo Scudetto si sublima nella sfida del 2 maggio contro il Foggia di Maestrelli: i nerazzurri hanno bisogno dei due punti per aggiudicarsi matematicamente il torneo con due giornate d’anticipo. La tensione è palpabile e i tifosi si augurano di festeggiare i propri beniamini in quel di San Siro: le paure dei bauscia si sciolgono in uno scrosciante applauso dopo sette giri di lancette, quando Boninsegna scaglia il pallone alle spalle di Trentini con un’incredibile sforbiciata volante che manda in visibilio gli ottantamila sugli spalti il cross di Facchetti. Il match non ha storia e termina con un filotto di cinque reti che vede finire sul tabellino praticamente tutti i senatori del gruppo. «Sono quei gol che capitano uno o due volte in carriera, non di più. Sono gol difficili. E ci fu anche un po’ di incoscienza, perché la palla poteva anche andare in tribuna. Ma mi andò bene e fu l’apoteosi: gol e Scudetto».
INTER-FOGGIA 5-0
Inter: Vieri, Bellugi, Facchetti, Bedin, Giubertoni, Burgnich, Jair, Bertini, Boninsegna, Mazzola, Corso (82’ Frustalupi). A disposizione: Cacciatori. Allenatore: Invernizzi.
Foggia: Trentini, Montepagani, Colla, Pirazzini, Lenzi, Re Cecconi, Garzelli, Bigon, Mola, Maioli, Saltutti. A disposizione: Crespan e Marella. Allenatore: Maestrelli.
Arbitro: Sbardella di Roma.
Reti: 7’ Boninsegna, 54’ Jair, 62’ Facchetti, 69’ Mazzola, 90’ Jair.
ANNI ‘80 – Nicola BERTI – Bayern Monaco-Inter 0-2 (23 novembre 1988)

Potremmo semplicemente limitarci qui, ricordando la cavalcata tanto sgraziata quanto poderosa e devastante di Nicola Berti fra le maglie rosse del Bayern Monaco. La progressione di Cavallo Pazzo inizia ad ottanta metri dalla porta di Aumann, quando intercetta un pallone di Augenthaler e si lancia in contropiede verso la porta degli avversari, alla disperata ricerca del pareggio. Ad accompagnarlo, la voce di Bruno Pizzul: «Anticipo secco, nettissimo di Berti. Contropiede ancora. Berti, Berti, Berti! Tiro… e gol! Straordinario gol di Berti». Dopo aver scagliato il pallone in fondo al sacco, la corsa di Nicola non si ferma e prosegue, superando i cartelloni pubblicitari ed inginocchiandosi nella neve, davanti ai tifosi in delirio.
È una rete che segna un indimenticabile spartiacque nella storia recente dell’Inter. Gli anni ‘80 sono iniziati con il dodicesimo Scudetto targato Bersellini, ma i successivi campionati non hanno regalato le soddisfazioni attese, fiaccate prima dal dualismo tra Juventus e Roma e poi dal Milan stellare di Sacchi. Non è stato sufficiente neanche l’arrivo di Trapattoni in panchina per centrare l’obiettivo del tredicesimo tricolore, così come in Europa.
Due anni densi di delusioni e lo spettro di un nuovo fallimento vengono esorcizzato dal patron Pellegrini con una campagna acquisti faraonica: arrivano Matthäus, Brehme, Bianchi, Diaz e proprio Berti, strappato al Napoli a suon di miliardi. Salutano due monumenti come Altobelli e Passarella e la volontà di voltare pagina è più che palese.
Il campionato inizia bene, il cammino in Europa, invece è più faticoso e dopo essersi sbarazzati a fatica delle svedesi IK Brage e Malmö, i sedicesimi di finale contro i bavaresi appaiono proibitivi. Tuttavia, all’Olympiastadion si presentano numerosissimi supporter che assistono al trionfo dei nerazzurri. E quello di Berti, purtroppo, sarà un ricordo agrodolce, vista la clamorosa eliminazione subita dopo l’1-3 del ritorno. Tuttavia, quella corsa a perdifiato nel gelo teutonico rappresenta la dichiarazione d’amore che sancirà un amore immarcescibile tra Nicola e l’Inter e, contemporaneamente, farà capire al Trap di avere a sua disposizione un’arma che si rivelerà letale nella corsa allo Scudetto che arriverà con ben sette giornate d’anticipo ed infrangendo tutti i record possibili.
BAYERN MONACO-INTER 0-2
Bayern Monaco: Aumann, Nachtweith, Pflügler, Grahammer, Augenthaler, Dorfner, Kögl, Reuter (69’ Ekström), Wohlfarth, Thon, Wegmann. Allenatore: Heynckes.
Inter: Zenga, Bergomi, Baresi, Brehme, Ferri, Verdelli, Bianchi, Berti, Matteoli, Matthäus, Serena. Allenatore: Trapattoni.
Arbitro: Ponnet (Belgio).
Reti: 59’ Serena, 71’ Berti.

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