1908-2021. 113 anni a tinte nerazzurre
9 Marzo 2021
ANNI ‘90 – Youri DJORKAEFF – Inter-Roma 3-1 (5 gennaio 1997)

Così bello, così indimenticabile da finire sulle tessere degli abbonamenti della stagione 1997-98. Un capolavoro senza tempo che ha fatto breccia nei cuori e nelle memorie di tutti i tifosi. Anche quelli non necessariamente nerazzurri. D’altronde il gesto tecnico del francese di origini armene, giunto alla corte di Hodgson nell’estate del 1996, è un compendio di coordinazione, potenza e precisione. Una rovesciata che ha lasciato di sasso Sterchele ed ha mandato in visibilio il pubblico di San Siro in ogni angolo dello Stivale.
Il modo migliore per iniziare il 1997 dopo aver chiuso l’anno vecchio con una serie di sei partite senza vittorie – cinque pareggi ed una sconfitta interna per 3-4 contro la Sampdoria – mentre i giallorossi si presentano a Milano in crisi ancor più duratura: la squadra ha raccolto un solo successo nelle ultime nove sfide.
Il match a distanza fra i due tecnici stranieri – Hodgson da una parte e Bianchi dall’altra – viene immediatamente instradato a beneficio dei nerazzurri da un acuto di Ganz, ma è quando mancano sei minuti all’intervallo che San Siro si alza in piedi per tributare la standing ovation a Youri Djorkaeff. Il francese ha ereditato il pesante numero 6 da Roberto Carlos, ceduto su esplicita indicazione dell’allenatore inglese ed il fantasista non tradisce le aspettative del pubblico meneghino, seppur la stagione sia avara di soddisfazioni. La rovesciata in piena area giallorossa rappresenta uno dei capitoli indelebili nella memoria di ogni tifoso interista e lega per sempre il nome del futuro campione del mondo francese all’Inter.
INTER-ROMA 3-1
Inter: Pagliuca, Zanetti, Paganin, Galante, Angloma, Fresi, Sforza, Winter (77’ Berti), Djorkaeff, Zamorano, Ganz (77’ Bergomi). Allenatore:Hodgson.
Roma: Sterchele, Aldair, Petruzzi, Lanna, Moriero, Statuto (46’ Balbo), Thern, Tommasi, Carboni, Delvecchio, Totti (76’ Fonseca). Allenatore:Bianchi.
Arbitro: Cesari di Genova.
Reti: 11’ Ganz (Inter), 39’ Djorkaeff (Inter), 48’ Delvecchio (Roma), 69’ Fresi (Inter)
ANNI 2000 – Roberto BAGGIO – Inter-Parma 3-1 (23 maggio 2000)

Ormai è certo. Quella che sta per disputare Roby al Marc’Antonio Bentegodi sarà l’ultima partita con il nerazzurro addosso. La presenza di Marcello Lippi sulla panchina dell’Inter mette ancora a nudo, semmai ce ne fosse stato bisogno, l’incompatibilità tra i due. Ce n’era già stata la dimostrazione in occasione dello Scudetto conquistato dalla Juventus nel 1994-95, l’ultimo di Baggio a Torino.
Tra il tecnico viareggino ed il Divin Codino c’è un abisso incolmabile e quando Marcello chiede l’intervento di Roby non lo fa certo per piacere, ma per necessità. Questa è storia. La stessa che il numero 10 riesce a scrivere, seppur con tratti meno marcati rispetto alle sue altre esperienze, durante la permanenza sulla sponda nerazzurra del naviglio. Moratti lo ha portato a San Siro dopo la sua incredibile stagione al Bologna ed un Mondiale vissuto da protagonista per formare un attacco coi fiocchi con Ronaldo prima e Vieri poi che fa sognare gli interisti ad occhi aperti.
Tuttavia, ci si scontra con la dura realtà che costringe l’Inter ad occupare sempre gli ultimi vagoni nel treno delle Sette Sorelle. Ed anche nel campionato che ci porta nel III millennio la solfa non cambia: Ronnie è sempre infortunato e non riesce mai a scendere in campo, Vieri segna con continuità, ma la barca prende acqua da tutte le parti, nonostante Lippi porti con sé diversi elementi che l’hanno portato sul tetto d’Europa con la Juventus. Si zoppica anche in campionato e mentre la Lazio si avvia verso la conquista del suo secondo Scudetto, i Bauscia concludono il campionato al quarto posto, alle spalle del Milan ed in coabitazione con il Parma. Per decidere chi andrà in Champions League c’è bisogno dello spareggio con gli emiliani.
E tra infortuni e squalifiche, Lippi si vede costretto a schierare Baggio dal primo minuto. Una rarità. I nerazzurri assiepati sugli spalti dell’impianto veronese sognano di vederlo vestire ancora quei colori, ma non sarà così. E quale modo migliore per accomiatarsi se non con due perle, una più bella dell’altra? La prima è una punizione dal vertice destro dell’area che scavalca la barriera con una parabola arcuata e va ad incastonarsi sul primo palo difeso da Buffon, la seconda è una sventola di sinistro al volo che manda al tappeto i parmigiani e l’Inter dritta agli spareggi di Champions League, prima dell’apoteosi firmata con l’1+8 di Zamorano. E poi basta, altrimenti la tastiera si allaga di lacrime.
INTER-PARMA 3-1
Inter: Peruzzi, Simic, Blanc, Cordoba, Domoraud, Cauet, Zanetti, Jugovic, Serena (76’ Recoba), Vieri (33’ Zamorano), Baggio R. (85’ Fresi). Allenatore: Lippi.
Parma: Buffon, Sartor, Thuram, Cannavaro, Fuser, Bolaño (60’ Di Vaio), Breda, Baggio D. (84’ Dabo), Vanoli, Crespo, Amoroso (60’ Stanic). Allenatore: Malesani.
Arbitro: Cesari di Genova
Reti: 36’ Baggio R. (Inter), 70’ Stanic (Parma), 83’ Baggio R. (Inter), 91’ Zamorano (Inter)
ANNI 2010 – Diego MILITO – Inter-Bayern Monaco 2-0 (22 maggio 2010)

Come iniziare al meglio il nuovo decennio se non con il trionfo del Triplete? Il significato evocativo della vittoria conquistata al Santiago Bernabeu affonda nelle radici nell’interismo più profondo ed arriva al termine di un’irresistibile ascesa ai vertici del calcio europeo – e poi mondiale – guidata dal condottiero portoghese, José Mourinho, che riuscì a fondersi nel DNA Inter come in pochissimi erano stati in grado. Sono inevitabili i parallelismi con il suo predecessore Helenio Herrera e, seppur il carisma rappresenti l’innegabile trait d’union fra i due personaggi, è impossibile non rilevare distonie e differenze nel modus operandi fra l’argentino e il portoghese.
L’esperienza del lusitano a Milano dura “soltanto” due anni, ma sono settecento giorni che rimangono indelebili nella memoria di tutti i nerazzurri. Il 2010 è l’anno d’oro nel quale l’Inter veste i panni del rullo compressore tra Serie A, Coppa Italia e Champions League, tutte disputate soffrendo e lottando, ma centrando l’obiettivo grande. Al Santiago Bernabeu c’è l’appuntamento con la Storia, quella con la S maiuscola. L’ultima finale disputata dalla Beneamata risale ormai al 1972, quando i milanesi cercarono invano di arginare lo strapotere dell’Ajax, guidato dal Papero d’Oro, Johan Cruijff. Quasi quarant’anni d’attesa per rivivere i fasti dell’Inter di Moratti senior. Ed ora che alla guida c’è Massimo, il ragazzo che vide Picchi alzare la Coppa dalle grandi orecchie per due anni di fila quand’era ragazzi, tutti gli ingredienti per rendere la serata indimenticabile sono lì, fra le mani del lusitano, padrone del proprio destino e dell’Inter. Guida una squadra praticamente perfetta: affiatata, determinata. Un corpo unico, slanciato verso il trionfo. Il braccio armato è Diego Milito: l’argentino è cinico, devastante in ogni occasione. C’è sempre la sua firma sui trionfi di stagione: segna il gol-Scudetto a Siena, annichilisce la Roma nella finale di Coppa Italia e a Madrid mette a terra la difesa dei bavaresi con una frustata per tempo che tinge la coppa con i colori nerazzurri. Mourinho si scioglie in un pianto mentre abbraccia il suo presidente, felice come un bimbo. Sa già di aver compiuto la sua missione, sa già di dover salutare tutti per aver compiuto il suo dovere. Sa già di dover abbandonare Milano, ma sa che il legame con l’Inter non finirà mai. Mai.
INTER-BAYERN MONACO 2-0
Bayern Monaco: Butt, Lahm, Van Buyten, Demichelis, Badstuber, Robben, Van Bommel, Schweinsteiger, Altintop (63’ Klose), Müller, Olic (83’ Gomez). Allenatore: Van Gaal.
Inter: Julio Cesar, Maicon, Lucio, Samuel, Chivu (68’ Stankovic), Zanetti, Cambiasso, Eto’o, Sneijder, Pandev (78’ Muntari), Milito (91’ Materazzi). Allenatore: Mourinho.
Arbitro: Webb (Inghilterra).
Reti: 35’ Milito, 70’ Milito.
Nando Di Giovanni

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