Privacy Policy Il killer instict dei Calypso Boys

Il killer instict dei Calypso Boys

15 Ottobre 2020

Quando ero piccolo, precisamente durante la tenera età in cui le prodezze balistiche perlopiù impossibili di Holly e Benji dominavano i pomeriggi televisivi e le chiacchierate tra piccoli amici, quasi mi sentivo in difetto a preferire ai protagonisti della fortunata serie animata altri personaggi meno importanti. Mi spiego: amavo le cannonate di Mark Lenders, i voli impensabili di Benji o le rovesciate di Holly, ma impazzivo letteralmente quando in campo c’erano i temibili gemelli Derrick con la loro strabiliante e letale catapulta infernale. Gli infiniti racconti di mio padre sulle grandi coppie d’attacco che hanno segnato la storia del calcio potrebbero aver influito molto sulla mia predilezione. Ricordo che rimanevo ore e ore ad ascoltare le leggende sull’invincibile Juventus di Sivori e Charles, sul fantastico Torino di Pulici e Graziani o sui pluripremiati Real di Don Alfredo Di Stefano e Puskas, e Brasile di Pelé e Garrincha. Spesso sognavo ad occhi aperti e cercavo di immaginarmi la fisionomia di quelle squadre storiche. Ad affascinarmi, in particolare, era l’idea che due grandi giocatori da soli potessero avere un peso specifico maggiore dell’intero gruppo squadra. È più o meno la stessa fascinazione di quando pensi a Maradona, Pelé, Cruijff e tutti i grandi del passato personificazioni di un’epoca calcistica. Solo che, al posto del grande campione, c’è una coppia di grandi bomber fortissimi e indimenticabili.

Questa venerazione verso gli immortali tandem offensivi ha un’altra causa scatenante. Poco più di venti anni fa, all’ombra delle immense e gloriose gradinate di Old Trafford, visse una delle coppie gol più prolifiche e comunemente apprezzate della storia del calcio. Oggi è il compleanno di uno dei due, ma tra soli diciotto giorni sarà l’altro a spegnere lo stesso numero di candeline, essendo entrambi nati nel 1971, divisi però da un oceano intero. Il maggiore, infatti, ha emesso i primi vagiti in un ospedale di Nottingham, mentre il più piccolo ha aperto gli occhi la prima volta in un’isola dell’arcipelago caraibico di Trindad & Tobago, in una città a pochi chilometri dal luogo in cui è cresciuta la madre dell’altro. Chiamatele, se preferite, coincidenze. A noi sembra, invece, che il Dio del Calcio abbia appositamente sistemato tutte le tessere del puzzle affinché i due caraibici si trovassero, si conoscessero e diventassero la coppia gol più prolifica della storia della Premier League. e che, per la comune provenienza caraibica, salissero agli onori della cronaca come Calypso Boys.

Come ogni favola che si rispetti, il sodalizio nasce laddove prima c’era rivalità. Cole e Yorke sono infatti stati acerrimi rivali a lungo prima di diventare gemelli del gol. L’uno, bomber implacabile dell’Aston Villa, l’altro ariete cinico e spietato del Newcastle. Il primo treno direzione Manchester lo prende quest’ultimo. Il capotreno è niente meno che Sir Alex Ferguson, il quale dichiara deliberatamente di esser disposto a fare carte false per Andy Cole. Non gli servirà, perché il ragazzo inglese firma senza esitare, nonostante la cospicua concorrenza in attacco: da Giggs e Cantona prima a Sheringham e Solskjaer poi. Chi però dentro di sé ha il fiuto innato del gol, sa ritagliarsi uno spazio in squadra a prescindere dai compagni. Ed è quello che fa Andy all’interno dello scacchiere del manager scozzese, diventandone ben presto una delle colonne portanti. Il meglio però deve ancora venire…

È l’agosto del 1998: Sir Alex fa una corte serratissima all’eclettico attaccante del Milan Kluivert. La trattativa è molto complicata, soprattutto perché il centravanti olandese sembra preferire le sirene blaugrana del connazionale van Gaal. Sir Alex, che è uomo di calcio come pochi, sente il fastidioso odore di beffa e si muove in anticipo dirottando le sue attenzioni e chiudendo l’accordo con Dwight Yorke, bomber da 97 reti in 284 presenze con l’Aston Villa che, secondo la stampa mondiale, vede più come sostituto ideale di Andy Cole per le grandi affinità fisiche e tattiche, piuttosto che come suo partner d’attacco. I tabloid e l’opinione pubblica inglese si scatenano: Yorke e Cole sono inconciliabili; la verità è che lo United ha toppato l’acquisto, ripiegando sulla ruota di scorta Yorke, che poco può servire alla causa di Ferguson. e invece Sir Alex, ancora una volta, dimostra di aver visto più lontano e meglio di chiunque altro, svelando al mondo calcistico inglese un segreto imponderabile: Yorke non è stato preso per essere il sostituto di Cole. È stato preso per esserne il compagno d’attacco.

Calypso Boys nascono un pomeriggio d’inizio autunno. Ferguson inizialmente conserva il suo asso nella manica per una situazione d’emergenza, che si presenta puntuale a Southampton, dove deve fare a meno sia di Solskjaer che di Sheringham. I giornalisti inglesi scommettono sull’avanzamento di Beckham o sull’inserimento del giovane Nevland a supporto dell’unica punta Cole. Ma il manager dei Red Devils come al solito smentisce tutti, schierando Yorke e Cole per la prima volta insieme dal primo minuto. e il risultato è un’autentica meraviglia per gli occhi. I due ragazzi sembrano conoscersi da sempre, risultando perfettamente compatibili. Pur essendo tatticamente imprevedibili, paiono capirsi al volo ed essere nati per stare insieme sul fronte d’attacco. Come se fosse loro mancato fino ad allora un deus ex machina che li prendesse e li facesse giocare insieme. Un deus ex machina chiamato Sir Alex Ferguson. 

Da quel giorno Cole e Yorke non si separano più, sono inamovibili a tal punto che attaccanti del calibro di Sheringham e Solskjaer devono accontentarsi del ruolo di comprimari e sedersi incredibilmente in panchina. Gli opinionisti sono costretti a recitare un sonoro mea culpa, perché i due attaccanti, a discapito di chi ne sosteneva l’incompatibilità tattica, sembrano perfettamente complementari. Gli appassionati mondiali li soprannominano Calypso Boys per la loro origine mesoamericana e le loro movenze simili alla tipica danza caraibica. Loro invece preferiscono The Soul Brothers, fratelli di spirito e nell’anima, gemelli separati alla nascita. 

Al termine del loro primo anno insieme, vissuto da assoluti protagonisti, il bollettino realizzativo è di ventinove gol per Yorke, ventiquattro per Cole. Cinquantatré reti insieme, molte delle quali segnate su assist dell’altro. Il loro contributo alla memorabile annata dei Red Devils, conclusasi con lo storico Treble – Triplete, che dir si voglia – è semplicemente devastante. e in Champions League noi italiani lo proviamo sulla nostra pelle. Le giocate imprevedibili dei Calypso Boys infatti costano l’eliminazione prima all’Inter e poi alla Juventus. Degna di nota è in particolare la semifinale di ritorno a Torino dopo l’1-1 di Manchester; la squadra di casa è in vantaggio per due reti a zero e la strada verso la finale di Barcellona per la VecchiaSignora sembra ormai spianata. C’è però da fare i conti con i Soul Brothers, i quali non sono affatto d’accordo e dalla metà del primo tempo scatenano un autentico tifone caraibico. Keane accorcia, Yorke pareggia e Cole firma l’incredibile sorpasso e concede allo United l’insperato pass per la finale.

Il calcio è uno sport dalle sfaccettature meravigliose, perché l’apparentemente inarrestabile tandem d’attacco dei Red Devils stecca incredibilmente proprio ad un passo dal traguardo. Yorke e Cole, all’ultimo atto col Bayern Monaco, sono dei fantasmi. e clamorosamente saranno proprio i loro diretti sostituti, Sheringham e Solskjaer, a firmare nel recupero la rimonta più veloce, impensabile e memorabile della storia delle finali di UEFA Champions League.

Sulle ali dell’entusiasmo, i Calypso Boys convivranno allo United un’altra stagione e mezzo, trascinando compagni e tifosi a suon di gol straordinari e giocate fenomenali. 129 reti totali nei tre anni e mezzo insieme a Manchester. Le cose belle durano sempre troppo poco, e Cole, complice l’ingaggio dall’Olanda del suo erede naturale Ruud van Nistelrooy, deciderà di abbandonare il Soul Brother per accasarsi al Blackburn.

“Certi amori non finiscono. Fanno dei giri immensi e poi ritornano” cantava Venditti in uno dei suoi successi imperituri. I Calypso Boys probabilmente non poterono sopportare la lontananza a lungo. Così Yorke fece rotta per raggiungere il fratello e con la maglia dei Rovers i due tornarono agli antichi fasti. Un ultimo slancio dei tempi andati lo ebbero nel 2007 al Sunderland, dove entrambi vennero chiamati dal vecchio compagno Roy Keane. Ma la magia era finita. I Soul Brothers avevano terminato la benzina, sobbarcati dal gravoso peso dell’età. e il tempo tiranno mise fine ad una delle favole più dolci e romantiche del calcio moderno. Se è vero che si muore solo quando si viene dimenticati, probabilmente i Calypso Boys vivranno in eterno e la loro leggenda sarà imperitura. Perché le loro gesta sono e saranno semplicemente indimenticabili.

Luca Macrì

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