15 giocatori lanciati e consacrati da Zemanlandia
19 Marzo 2021
Zdeněk Zeman ha rappresentato per il calcio italiano coraggio e innovazione. Un coraggio paragonabile a quello di un ipotetico cugino che al pranzo di famiglia ha l’incoscienza di dire alla nonna che le lasagne non sono così buone. Del resto il calcio italiano degli anni ’80 ha vissuto il dogmatismo catenacciaro tanto caro alla nostra tradizione e l’apporto del boemo ha cambiato per sempre l’approccio alle sfide.
La sua storia umana si lega a quella della sua Cecoslovacchia e, in maniera rocambolesca, formerà la visione ultra-offensiva dell’allenatore nativo di Praga. Zdenek è il nipote di Čestmír Vycpálek, ex giocatore e allenatore della Juventus, fortemente influenzato dal gioco dell’URSS di quegli anni e della scuola ungherese di Ferenc Puskas. Vycpálek, arrivato quasi per caso alla guida della squadra bianconera, trascinò la Vecchia Signora a due titoli nazionali consecutivi e alla finale di Coppa Campioni del 1973, persa dai bianconeri ai danni dell’Ajax.
In quegli anni, l’allenatore della Juventus diede asilo ai figli di sua sorella, Jarmila e Zdeněk, arrivati nel 1968 in vacanza in quel di Palermo, dove Vycpálek stava allenando e rimasero bloccati sull’isola a causa dei moti della Primavera di Praga, che vide l’esercito sovietico contrastare in una dura repressione la protesta indipendentista. Zeman, dunque, decise di rimanere in Sicilia, mosso da qualcosa più forte del calcio e delle guerre: l’amore! Infatti a Palermo conobbe Chiara Perricone, sua futura moglie. In poco tempo, il giovane Zeman conseguì la laurea all’ISEF e successivamente la cittadinanza italiana nel 1975.
Il boemo si avvicinò gradualmente al calcio e, seguendo gli insegnamenti dello zio, diede vita a una vera rivoluzione calcistica, una scuola di pensiero che sconvolgerà i paradigmi del gioco. Una scuola che ai posteri non verrà ricordata col suffisso “ismo”, come per il sacchismo, ma col suffisso “landia”, poiché la sua Zemanlandia ricordava veramente un parco giochi che faceva divertire tutti. Tranne gli avversari. Infatti, il ceco non era affatto legato al granitico sillogismo del difensivismo italiano, tanto che cestinò velocemente il concetto di 4-4-2 coi terzini bloccati, lanciandosi in uno spregiudicato 4-3-3 che fece scuola. Uno stile di gioco che negli anni ha valorizzato diversi atleti, amplificandone le doti, specialmente per quel che concerne la fase offensiva, ma non solo. Il suo modo di giocatore affascinò sin da subito, trascendendo la fase difensiva con lo scopo dichiarato di segnare un gol in più dell’avversario.
La sua rivoluzione ha portato piazze come Foggia a diventare una vera e propria “meta di studio” per ogni appassionato di calcio, divenendo un simbolo per una generazione di amanti del gioco che volevano vedere la rivoluzione copernicana del pallone.
Non contano i nomi, per Zeman, ma la certosina applicazione dei suoi concetti, insieme ad una determinazione ed una piena fedeltà nel proprio credo: palla e gradoni, gradoni e palla. Ecco, perché, spesso e volentieri Zdenek è riuscito ad esaltare molti ragazzi giunti sotto la sua ala protettrice con l’aura di perfetti sconosciuti. I casi sono innumerevoli ed è per questo che abbiam deciso di celebrare i quindici giocatori che, durante l’epoca di Zemanlandia nella massima serie, sono riusciti ad imporsi su scala nazionale ed internazionale. Fra tutti, ci preme ricordare con particolare affetto il grande Alessandro Nesta, che proprio oggi spegne 45 candeline.
Francesco MANCINI

Uno dei pochi portieri ad essere associati a Zeman è Francesco Mancini, estremo difensore che, grazie alla sua abilità coi piedi, esaltò il gioco totale del boemo. Franco divenne uno dei primi portieri manovratori del calcio moderno, prendendosi spesso dei rischi. Ma questo era il prezzo da pagare. Ed anche le sue uscite spericolate fuori dall’area rimangono nell’immaginario di tutti noi. Nel Foggia dei Miracoli era uno dei punti di riferimento, legando per sempre il suo nome a quello dell’allenatore nativo di Praga. Gli rimase così fedele da seguirlo nelle sue tappe nelle vesti di allenatore dei portieri, una volta appesi i guantoni al chiodo. Se ne andò improvvisamente durante la prima avventura di Zeman a Pescara e tuttora il suo ricordo è vivo e palpabile.
Marcos Evangelista de Moraes CAFU

Il Pendolino ci mise pochissimo ad affermarsi come uno dei migliori terzini del campionato e il motivo non può che non essere la compatibilità con le dinamiche zemaniane. La sua corsa sfrenata e la sua precisione nei cross lo rendono il miglior acquisto straniero del 1997-98. A Roma farà la storia e il merito va a Zeman che, grazie al suo sistema, ne esalta le doti. Il carioca, infatti, si rivela un incursore d’attacco dall’innegabile peso specifico. Dopo una stagione al Real Zaragoza nel 1994-95, Cafu ritrova continuità nel Palmeiras e, grazie alla benedizione di Falcão – che suggerisce il suo acquisto e quello di Zago – la dirigenza romanista mette sul piatto dei Verdão ben tredici miliardi di lire. Una cifra modesta per ingaggiare uno dei terzini più completi e devastanti dell’era moderna. Che Zdenek ha avuto il pregio di mettere in mostra su uno dei palcoscenici più importanti d’Italia e d’Europa.
Vincent CANDELA

Il terzino francese, arrivato a Roma sei mesi prima di Zeman dopo essersi messo in mostra nella sorpresa Guingamp, esploderà sotto la guida del Muto. La sua rapidità e la sua costanza in fase di spinta lo rendono il terzino sinistro, seppur destro naturale, ideale nello scacchiere tattico zemaniano. Gol e soprattutto assist esaltano il gioco giallorosso e lui come singolo, vivendo le sue stagioni migliori proprio con il boemo in panchina. Rimarrà comunque un perno fisso della Roma, tanto da conquistare da protagonista lo Scudetto del 2001.
Alessandro NESTA

Lanciato in prima squadra da Dino Zoff nel 1993-94, Nesta diverrà con Zeman il perno della Lazio del futuro, arrivando a conquistare la fascia di capitano. Il difensore romano conquista la fiducia del tecnico col passare delle stagioni, diventando titolare nel secondo campionato del boemo sulla riva biancoceleste del Tevere. Da quel momento diventa il difensore cardine della squadra sia a livello tecnico che carismatico. Per Zeman, Alessandro Nesta è la più grande scoperta difensiva in una vita trascorsa ad inseguire il diktat dell’attaccare.
Eusebio DI FRANCESCO

Uno dei perni della mediana della Roma zemaniana è senza dubbio Eusebio Di Francesco. Il centrocampista abruzzese, dopo numerose stagioni nelle serie inferiori a Lucca ed Empoli, viene acquistato dalla Roma dopo i buoni campionati a Piacenza. L’impatto col tecnico boemo è straordinario: nelle due gestioni con il boemo in panchina, Di Francesco salta soltanto due match di campionato e nella stagione 1998-99 segna la sbalorditiva cifra di otto reti stagionali, mai così bene in carriera. Le ottime prove capitoline portano il centrocampista a entrare nel giro della nazionale di Dino Zoff, senza però essere convocato per gli Europei del 2000.

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