Privacy Policy La TOP 11 di EURO '96

La TOP 11 di EURO ’96

30 Marzo 2021

L’estate ormai alle porte, le scuole che chiudono, la radio è un monopolio di Fugees, Spice girls e di Lemon tree, Braveheart vince cinque Oscar e le spiagge cominciano ad affollarsi.

In Inghilterra prende il via il campionato europeo di calcio e noi, affamati di pallone e di gol, siamo lì a tifare per i nostri, dati tra i favoriti nonostante un girone eliminatorio che ci ha visti arrivare secondi (pari punti ma peggiore differenza reti) dietro alla Croazia degli “italiani” Boban, Stanic, Boksic e Vlaovic. Ma non sarà un Europeo fortunato per gli azzurri, fermati al primo turno da Repubblica Ceca e Germania: il “crucifige” su Sacchi diventa feroce, viene accusato di clamorosi errori di formazione, anche se, agli occhi italici, la colpa più grave e imperdonabile è quella di aver lasciato a casa il Divin Codino.

In realtà il mister di Fusignano spiegò di non aver convocato Baggio a causa di un suo infortunio al ginocchio, ma ammise candidamente di aver sbagliato a schierare la formazione contro i cechi, lasciando in panca gente del calibro di Zola, Del Piero e Casiraghi, autore di una doppietta tre giorni prima contro la Russia di Cherchesov, Kolyvanov e Shalimov. Aneddoto caustico raccontato dallo stesso Sacchi, se ne accorse nella conferenza stampa immediatamente successiva alla sconfitta, quando un giornalista sempre critico verso di lui, gli disse che aveva fatto la cosa giusta a schierare quell’undici iniziale…. Tuttavia l’amarezza per il risultato dell’Italia non ci impedirà di vedere un campionato europeo emozionante, pieno di sorprese e di partite incertissime decise ai rigori. Si metteranno in luce vecchie glorie e volti nuovi, campioni già affermati e nuove leve.

La TOP-11 scelta dall’UEFA è un manifesto di classe allo stato puro, di storia del calcio, di brividi sulla pelle. Andiamo a rivederli insieme:

Andreas KÖPKE

Il Muro di Kiel aveva già partecipato alle spedizioni mondiali del 1990 in Italia come terzo portiere, dietro Illgner e il mitico Raimond Aumann e a quella del 1994, come secondo, dietro il più giovane Bodo, col quale, si narra, la rivalità fosse particolarmente accesa e spigolosa. Nel 1996, tuttavia, Köpke diventa titolare e contribuisce in maniera determinante al trionfo dei teutonici. Parate di altissimo spessore e rendimento costante ne fanno una colonna portante della Mannschaft, tra le quali il rigore di Gianfranco Zola neutralizzato, che condanna l’Italia all’eliminazione al primo turno. Si ripete in semifinale, parando a Southgate il penalty che spalanca le porte della finale alla Germania, ai danni dei padroni di casa inglesi, in una splendida partita che tutti considerano, probabilmente a ragione, come la finale anticipata. Anche nell’ultimo atto con la sorprendente Repubblica Ceca, Köpke subisce gol solo su rigore calciato da Berger, arginando poi tutti i tentativi di rimonta da parte di Nedved e compagni e contribuendo a regalare l’oro europeo alla Germania. Ha indissolubilmente legato la sua carriera al Norimberga, di cui è stato estremo difensore e simbolo per molti anni, nonostante le due fughe biennali all’Eintracht di Francoforte e all’Olympique di Marsiglia. Termina la carriera annoverando 59 presenze con la maglia della nazionale di cui, tra l’altro, è allenatore dei portieri, in carica dal lontano 2004.

Laurent BLANC

Il difensore transalpino è stato eletto dai lettori di France Football il quarto giocatore francese più forte di tutti i tempi, dietro a vere e proprie leggende come Platini, Zidane e Raymond Kopa. E pensare che agli albori della sua carriera, quando giocava nel Montpellier, si distinse come centrocampista offensivo dalle spiccate doti tecniche e realizzative e contribuì in prima persona alla promozione in Ligue 1 degli occitani. Solo successivamente fu impiegato al centro della difesa per sfruttare la sua abilità di calcio e il suo fisico prestante; nonostante il ruolo, continuò a segnare gol a grappoli, soprattutto di testa e su rigore. Soprannominato “il Presidente” per la sua autorità in campo e fuori, Blanc fu inserito nella formazione ideale non solo nell’Europeo del 1996 ma anche in quello del 1992 e del 2000, a testimonianza della sua continuità e della sua classe senza tempo. Campione del mondo nel 1998, non poté disputare la finale per l’espulsione rimediata in semifinale contro la Croazia, unico neo di una carriera sostanzialmente esemplare. Da allenatore, Laurent Blanc si è regalato altre soddisfazioni, specialmente con Bordeaux e Paris Saint Germain, mentre la parentesi alla guida della nazionale francese non si è rivelata all’altezza delle aspettative. Da pochi mesi è volato in Asia per allenare i qatarioti dell’Al-Rayyan.

Marcel DESAILLY

Altro grandissimo protagonista del decennio 1990-2000, Marcel Desailly ha vinto tutto quello che era possibile vincere. Ghanese di origine, fu avviato al calcio dal fratello maggiore, Seth Adonkor, perito tragicamente nel 1984 in un gravissimo incidente stradale nei dintorni di Nantes; la nefasta notizia gli venne riferita da Didier Deschamps, suo amico e compagno di squadra. Malgrado l’enorme perdita e il dolore straziante, Desailly decise di continuare la carriera calcistica per onorare al meglio la memoria del fratello, anch’egli fortissimo centrale. Champions League al Marsiglia nel 1993, bis col Milan l’anno successivo, due Supercoppe europee, svariati scudetti in Italia, uno in Francia (seppur revocato per il noto “Affaire VA-OM” che coinvolse appunto la squadra marsigliese), Qatar, coppe nazionali ovunque, anche in Inghilterra con la maglia del Chelsea. Coi Bleus, Desailly ha trionfato nell’epico mondiale del 1998 e nell’europeo del 2000, vinto, come tutti ricordano, a nostre spese. Nel 2004 è stato incluso da Pelè nella FIFA 100, la lista dei migliori 125 calciatori viventi, un giusto tributo per uno dei migliori centrali, prima difensore e poi centrocampista, della storia del calcio. Desailly chiuderà la carriera in Qatar, contando 116 presenze in Nazionale, superato solo da Thuram, Henry e Lloris.

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