Privacy Policy Il sogno dell'Alzano Virescit

Il sogno dell’Alzano Virescit

17 Settembre 2021

Semmai vi capitasse di prendere fra le mani un album di figurine e di sfogliarlo – d’altronde, vista la necessità di doversi ingegnarsi in attività accessorie, possiamo suggerire qualche alternativa, no? – per addentrarsi nel coloratissimo mondo della Serie B, abbiamo la ragionevole possibilità di dividervi in due gruppi. E questo accadrebbe soltanto approcciandosi alla prima pagina dedicata alla cadetteria.

La dicotomia di cui sopra si risolverebbe così: quelli che rimarrebbero interdetti nel vedere una piccola Nazionale dei Piloti di Formula 1 sull’album – appunto – dei calciatori; gli altri, invece, che si commuoverebbero dando ulteriore linfa al nostro ficus della nostalgia: da innaffiare, a dosi regolari, con qualche millilitro di lacrimuccia.

Per la serie #visblocchiamounricordo – ed anche per rigore squisitamente alfabetico – variamo questa rubrica riproponendovi la parabola sportiva e nostalgica di una squadra la cui storia si è positivamente sviluppata, così come repentina è stata la sua scomparsa dai nostri radar. Conservando, comunque, un piccolo cantuccio nel nostro cuore di amanti di questo dannato sport che tanto ci fa palpitare il cor.

L’iconica maglia a scacchi bianca e nera dell’Alzano Virescit, infatti, ha fatto capolino tra i mazzi di figu voracemente scambiati con i nostri compagni di classe quando il mondo intero s’interrogava cosa sarebbe accaduto alla mezzanotte del primo gennaio del 2000. Le macchine sarebbero impazzite? I satelliti sarebbero precipitati? Noi sapevamo soltanto che quell’album avrebbe avuto un che di particolare, annoverando fra le immagini a due adesive anche i rappresentanti di Fermana e Savoia – due delle nostre prossime “vittime” eccellenti – tra grandissimi club come Genoa, Napoli e Sampdoria.

L’Alzano Virescit ai nastri di partenza nella stagione 1999-00

La favola del sodalizio bergamasco tocca il proprio culmine a cavallo dei millenni, completando l’opera che i loro predecessori sfiorarono soltanto dodici anni prima. Infatti, l’Alzano Virescit è sì la rappresentativa calcistica di Alzano Lombardo, ma nel suo DNA sono ancora ben visibili i tratti distintivi e le ambizioni dell’ormai scomparsa Virescit Boccaleone. Un club che, tra il giustificato stupore dell’Italia calciofila in pieno Euro ’88 e le reti di un giovanissimo Marco Simone, sfiorò la promozione in Serie B nello spareggio decisivo di Perugia contro la Reggina. 

I Leoni Viola, la cui attività inizia nel 1949 nel quartiere di Bergamo di cui portano il nome, hanno accresciuto vertiginosamente i loro obiettivi, attingendo a piene mani dall’inesauribile serbatoio delle valli orobiche. Con l’inizio degli anni ’80, infatti, la Virescit si affaccia alle porte del professionismo, grazie al doppio salto dall’Interregionale alla Serie C1. In squadra crescono elementi che infranti diverse stagioni tra la massima serie e la cadetteria: ricordiamo, fra gli altri, Claudio Foscarini, Fulvio Simonini (capocannoniere con ventidue reti dell’annata in Serie C2) e Valter Bonacina, primatista di presenze con il club.

La Virescit Boccaleone al gran completo nel campionato 1984-85

Dopo aver visto i propri sogni infrangersi nello spareggio in terra umbra ed aver proceduto al cambio di nome – diventando Virescit Bergamo – il sodalizio scomparve ben presto dal panorama professionistico, così come spuntò, dichiarando fallimento nel 1993.  

Ed è proprio nel 1993 che avviene la fusione con il club alzanese. Nasce, così, l’Alzano Virescit. Nelle mire del presidente Morotti c’è la volontà di creare una realtà che sia alternativa all’Atalanta e il suo progetto prende immediatamente forma. Si parte dall’Interregionale e nel giro di due anni, dal 1994 al 1996, la squadra bianconera centra una doppia promozione che la porta in Serie C1. In avanti c’è il bomber Giacomo Ferrari. L’attaccante di Calcinate trascina letteralmente la squadra verso mete più assolate a suon di reti, mentre in panchina c’è quel Foscarini che, in campo, ha fatto grande i Leoni Viola. Prima al timone delle giovanili, nel 1997 gli viene affidata la guida della prima squadra e – dopo il successo in Coppa Italia di Serie C – nel 1999 compie il capolavoro, conquistandosi il primo posto in classifica e distanziando di quattro lunghezze il Como, mentre Ferrari si laurea capocannoniere con ben sedici gol.

È l’apoteosi. Il sogno di disputare un derby con i cugini della Dea non sembra più una chimera. In vista della partecipazione alla Serie B, il direttore generale Carlo Osti – attuale diesse della Sampdoria, reduce da una doppia promozione dalla C2 alla B con la Ternana – non smantella il gruppo che così bene ha fatto agli ordini di Foscarini ed imbastisce un’opera di puntellamento che arricchisce la squadra con giovani dalle grandi prospettive ed elementi esperti. Giungono così Simone Barone – futuro campione del mondo – dal Parma, il compianto Stefano Salvatori dall’Hearts of Midlothian e l’attaccante Matjaz Florijancic. Rimangono in bianconero i principali protagonisti della cavalcata alla cadetteria come Alex Calderoni, Luigi Martinelli, Francesco Bega, Mario Solimeno – il fenomeno dei fenomeni in PC Calcio 6.0 – , Roberto Romualdi e l’eroe locale Armando Madonna, mentre in avanti ci sono sempre Massimiliano Memmo e Giacomo Ferrari ad alternarsi con il collega di reparto sloveno ex Cremonese.

Stefano Salvatori contrastato da Tal Banin durante il match contro il Brescia

Curioso è l’episodio che si vive nel giorno del debutto assoluto, allo stadio Atleti Azzurri d’Italia contro il Monza. Tra le fila dei brianzoli, infatti, c’è proprio quel Bonacina che insieme a Foscarini, seduto sulla panchina alzanese, ha scritto la storia della Virescit quindici anni prima. Guarda caso, è bomber Ferrari a segnare la prima rete assoluta del club in Serie B. L’attaccante non si ferma qui e, anzi, guida la riscossa dei suoi che sublima al novantesimo, quando Memmo segna la rete che fissa lo score sul 2-1, dopo l’iniziale vantaggio ospite firmato da Dario Smoje.

In molti salutano il successo come il solito “scherzo” d’inizio stagione. E invece i Foscarini Boys dimostrano domenica dopo domenica di fare dannatamente sul serio. Lo stadio di Bergamo – utilizzato al posto del Carillo Pesenti Pigna di Alzano Lombardo – è un fortino e sotto i colpi dei bianconeri cadono (fra le altre) anche squadre come Chievo Verona, Salernitana e Genoa. Per il primo successo in trasferta bisognerà attendere il match di novembre al Bruno Recchioni contro la Fermana e i bergamaschi scalano le posizioni in classifica, toccando il quarto posto dopo l’1-1 esterno della tredicesima giornata contro la Pistoiese. Il girone d’andata si conclude con un ruolino di sette successi, sei pareggi ed altrettante sconfitte. Davvero niente male per una neopromossa.

E invece, come degli Icaro vestiti a scacchi, i ragazzi di Foscarini precipitano dopo il giro di boa. Dopo i ventisette punti raccolti nel girone d’andata, il rendimento peggiora drasticamente: le vittorie si riducono a tre, i pareggi non cambiano, mentre le sconfitte aumentano a dieci. Una zavorra che l’Alzano Virescit non riuscirà a scrollarsi di dosso: alla trentaduesima giornata lo scivolone interno (1-2) contro gli arancioni di Pistoia è fatale. I bianconeri rimangono impantanati nelle sabbie mobili delle ultime quattro e non riescono più ad uscirne. I ragazzi di Foscarini tornano in Serie C1 dopo aver vissuto un anno tra le nobili del calcio. Non sono sufficienti neanche le dodici reti di Giacomo Ferrari, emblema della working class bergamasca, per vedere la luce.

Giacomo Ferrari a sinistra ed Armando Madonna sulla destra

Con il ritorno in terza serie, s’innesca un crollo societario che terminerà dopo poco tempo: nel 2003 l’Alzano Virescit viene radiato dai quadri della FIGC dopo un anno di inattività e rinasce un anno dopo dalle sue ceneri, stavolta con la denominazione di Alzano FC. Evidentemente, la metamorfosi profonda è nella natura del sodalizio e, infatti, attualmente è possibile ammirare gli eredi sportivi di quella favola tra i campi di Serie D con la nuova livrea di Virtus Ciserano Bergamo.

Per non dimenticare da dove si è arrivati.

di Nando Di Giovanni

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