La prima volta che l’Europa scoprì il tiro a giro sul secondo palo
13 Settembre 2021
Un tiro che si alza da terra quel tanto che basta per sporcarsi di polvere di stelle, delle stelle della Champions League, e poi ricadere dolcemente, sfiorando l’incrocio dei pali verso il montante più lontano, adagiandosi in rete prima della bolgia sugli spalti e alle spalle dell’incolpevole portiere.
“Aaaaah come gioca Del Piero” direbbe il compianto Maurizio Mosca. Già, Del Piero. Il tiro alla Del Piero e quella conclusione, marchio di fabbrica, un gesto balistico di rara bellezza, tra quei gesti che indubbiamente mettono in discussione gli amanti del pallone quando si prova a scegliere il gol più bello mai realizzato. Al volo e di potenza? Colpo di testa? Progressione in velocità e dribbling? Rovesciata? Oppure il tiro alla Del Piero?
Per ogni appassionato c’è un gol speciale, c’è un gol più bello di un altro, c’è una personalissima classifica. Ma se riavvolgiamo il nastro al 1995, al 13 settembre di ventisei anni fa, il tiro alla Del Piero entra di diritto come una di quelle chiavi che si sono rivelate fondamentali per poi aprire la strada verso la vittoria della Coppa dalle grandi orecchie.
Ci troviamo al Westfalenstadion di Dortumud da dove inizia il cammino della Juventus all’interno della fase a gironi, ed è una partenza in salita visto che dopo trentasei secondi Andreas Möller si ripete segnando il gol dell’ex, ancora una volta, andando a sfruttare un doppio svarione difensivo e sorprendendo pure Peruzzi. La reazione degli uomini di Lippi è veemente, Michele Padovano di testa fa 1-1, mandando in rete l’invito di Del Piero, con l’esterno a rientrare e che suona subito come un campanello d’allarme per la difesa tedesca.
Per Alex è la partita d’esordio in Champions e, dopo l’assist, al 36’, arriva il gol, il suo gol, che diverrà nei secoli il marchio di fabbrica. Palla incollata nei piedi, imprevedibilità nel movimento a disorientare il difensore (un altro ex, Jurgen Kohler). Tocco d’esterno per mandare indietro il pallone e poi la parabola imprendibile per Klos. Se lo avessimo visto oggi per la prima volta, volendo usare un paragone cestistico, sembrano gli step-back di James Harden o Steph Curry. Sì, perché, un’altra passione di Alex è la palla a spicchi. Beh, in NBA si fa con le mani, farlo con i piedi è qualcosa riservato a pochi eletti.
Tornando a quella partita, capitan Conte chiuse i giochi portando i bianconeri sul 3-1 (l’assist è ancora di Del Piero). È recidivo il numero 10, perché anche nella seconda giornata della fase a gironi, contro lo Steaua Bucarest, prima serve il passaggio decisivo (a Di Livio) e poi lo fa di nuovo, se la porta indietro, sulla sua mattonella e disegna un’altra traiettoria da spellarsi le mani e da far brillare gli occhi, che vale il punto del raddoppio. Nella ripresa Vialli per Ravanelli, 3-0, e rumeni ko.
Fase a gironi che prosegue, al Delle Alpi ci sono i Rangers e Del Piero esibisce ancora il suo “cavallo di battaglia” che in questa occasione cambia nella forma, ma non nella sostanza. Punizione a due dal lato corto dell’area di rigore, c’è solo una traiettoria che il pallone può prendere per finire in rete. Alex la trova. La sfera sembra telecomandata. Il tiro alla Del Piero evolve nella “variante” de “la punizione alla Del Piero” o altresì “la pennellata” che all’Avvocato Agnelli piaceva tanto e ricordava Pinturicchio…
Saranno cinque di fila i timbri in altrettante gare per il rookie della Champions, i primi tre consecutivamente a giro. La punizione è ora un pericolo in più anche per i portieri d’Europa, e la conferma arriva nella sfida di ritorno contro il Borussia. Piazzato dal limite che Alex trasforma magistralmente, con l’effetto a rientrare.
Juventus che approda così ai quarti di finale (sì, non c’erano gli ottavi, ndr) e, dopo la sconfitta al Santiago Bernabeu, in terra di Piemonte arriva il Real Madrid. C’è da ribaltare l’1-0. Ci pensa Del Piero ancora su punizione, alla sua maniera. Poi Padovano regala la semifinale ai suoi.
Il resto è storia. Le due vittorie (tra andata e ritorno) contro il Nantes spalancarono le porte all’atto conclusivo di Roma contro l’Ajax, superato ai calci di rigore. Del Piero non segnò, è vero, ma la sua pennellata su quella Champions League c’è stata e resterà indelebile.
di Fabrizio Cantarella

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