Come avrebbero giocato PSG e Manchester City se si fossero incontrate dieci, venti e trent’anni fa
28 Settembre 2021
Allora, prepariamo le calcolatrici e facciamo la somma. La nostra fonte è l’ineffabile Transfermarkt, stella polare dei curiosoni statistici sparsi su tutto il globo terracqueo. Secondo il sito web, il valore della rosa del Paris Saint Germain si aggira sui 997,35 milioni di euro. Quella del Manchester City, invece, vale qualcosina di più: 1,05 miliardi di euro. Sommando i valori dei due roster, si superano di poco i due miliardi di euro. Per darvi un’idea, il Prodotto Interno Lordo delle Seychelles nel 2017 è di tre miliardi di euro. Altro che multinazionali, dunque. Siamo davvero in presenza di una sorta di G-2 finanziario del calcio mondiale. Merito degli ingenti investimenti compiuti dalle rispettive proprietà emiratine (quella sul lato della Senna) e qatariota (quella all’ombra della Town Hall).
Inutile snocciolare la quantità – e la qualità – dei campioni che questa sera si daranno sfida al Parco dei Principi. Superfluo dire come tutte le attenzioni dell’Europa pallonara saranno catalizzate sul ribollente catino francese. Sarà Messi contro Guardiola. Sarà la rivincita dei parigini dopo la semifinale dello scorso anno che ha sorriso agli inglesi. E la bilancia dei confronti pende proprio a favore del club d’oltremanica: in cinque confronti si contano tre successi dei Citizens e due pareggi, mentre sono sette le reti subite dai parigini a fronte delle tre realizzate.
Ma è sempre stato così? Beh, i più stagionati fra noi ricorderanno come in passato (specialmente per quel che riguarda i mancuniani) una simile sfida non facesse minimamente sobbalzare il cuore. Riavvolgendo il nastro dei ricordi e portandolo rispettivamente a dieci, venti e trenta anni fa, fa quasi sorridere dare un’occhiata agli organici dei due club che lottavano per ben altri obiettivi: i Citizens, anzi, avevano tutt’altro a cui pensare, mentre i parigini erano ancora un’eterna incompiuta e costretta negli anni a rintuzzare i domini di Olympique Marsiglia e Lione.
Dunque, quali erano le formazioni che sarebbero scese in campo in quegli anni? Diamo un’occhiata!
PARIS SAINT GERMAIN 1991-92

I parigini sono costretti al ruolo di comprimari, schiacciati dal dominio in patria che in quegli anni assume le fattezze della creatura di Bernard Tapie, istrionico presidente dell’Olympique Marsiglia. Il campionato, ormai, prende la strada del Vélodrome ininterrottamente dal 1988 e agli avversari i biancazzurri non lasciano che le briciole. Proprio ai marsigliesi il PSG ha ceduto uno degli elementi più talentuosi della propria rosa: Jocelyn Angloma. Ciononostante, la squadra riesce a conquistare un buon terzo posto. D’altronde, in squadra ci sono elementi di grande qualità come Bats fra i pali, Kombouaré in difesa, Le Guen in mediana con Daniel Bravo, il trequartista Perez a finalizzare in porta, attorno al quale gravita il talento di David Ginola. Nel reparto offensivo, nel frattempo, sta iniziando a farsi notare un giovane ragazzo camerunense che si chiama Patrick M’Boma.
MANCHESTER CITY 1991-92

La Premier League non esisteva ancora e, infatti, la grande riforma che avrebbe rivoluzionato il football di Sua Maestà si sarebbe realizzata soltanto in occasione del torneo successivo. Nell’ultimo torneo di First Division i Citizens riescono a posizionarsi al quinto posto, guidati dal player-manager Peter Reid. Il capocannoniere della squadra è il ventitreenne David White, autore di ben diciotto reti, che compone una coppia d’attacco ben assortita con l’irlandese Niall Quinn. Durante l’ultimo campionato sono giunti al Maine Road – lo storico stadio – elementi come Steve McMahon dal Liverpool e Fitzroy Simpson dallo Swindon Town, mentre lo scozzese Colin Hendry ha salutato gli Sky Blues poco prima che iniziasse il torneo per sposare la causa del Blackburn Rovers che, nel giro di pochi tempi, avrebbe fatto la storia. L’acquisto più dispendioso, comunque, è Keith Curle dal Wimbledon: sarà uno dei simboli più amati dalla tifoseria dei Citizens.

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