Privacy Policy Dove sarà il prossimo raduno?

Dove sarà il prossimo raduno?

10 Dicembre 2019

Settembre 2015, Milano, 500 persone. Maggio 2016, Roma, 2000 persone. Giugno 2017, Lecce, 4000 persone. Giugno 2018, Parma, 8000 persone.

Luglio 2019, Cesena, 12.000 persone.

La storia dei nostri raduni si potrebbe sintetizzare in questi numeri ma, mentre pensiamo a dove realizzare il prossimo, è un piacere poter leggere direttamente le vostre parole che ci raccontano le emozioni che si vivono in quella giornata meravigliosamente appassionante.

Buona lettura e….secondo voi, dove sarà il prossimo raduno?

In dodicimila. Sotto un sole di rame. A luglio. Nello zaino d’ordinanza – solitamente Invicta o Seven, come vuol la tradizione – qualche panino imbottito, diverse birre. Difficilmente rimarranno fredde. Ma chi se ne frega. Sulla fronte perlata dal sudore, i segni della stanchezza. Sulla schiena, come un tatuaggio, sono impressi numeri e nomi. Di eroi della domenica, di campioni per un giorno, di carneadi, di miti che corrono. Anzi, che hanno corso. A muoverci, nessuno escluso, una speranza: quella di poter vedere da vicino (finalmente) chi per anni è rimasto impresso su una figurina, attaccato su un album, su un nostro astuccio, su una scrivania. Sfidando la polvere, i traslochi, il tempo. Se questa è sindrome di Peter Pan, vi preghiamo, non curateci. Questa, forse, è la più piacevole delle epidemie. Ma di quelle sane.

Tuttavia, è pur sempre un “morbo” – quello nostalgico, per la precisione – ad accomunare chi vi scrive insieme agli altri 11.999 presenti sugli spalti dello stadio “Dino Manuzzi” di Cesena in occasione dell’evento organizzato da Operazione Nostalgia, lo scorso 6 luglio. In quanto tale, preservare l’aplomb è davvero difficoltoso: arginare l’onda emozionale che ha travolto i presenti non è così semplice. Perdonerete qualche “sviolinata”, ma chi è cresciuto con le sigle di Tutto il calcio minuto per minuto e di 90° minuto a far da corollario alle proprie domeniche, mi capirà. Ma come si fa a non stropicciarsi gli occhi quando sullo stesso rettangolo di gioco ci sono Davids, Hierro, Del Piero, Morientes, Recoba, Mijatovic e Hubner? È la magia della nostalgia – che non solo fa rima – ma che dà la forza e la voglia a veri e propri semidei senza tempo, idolatrati e celebrati, di rimettersi gli scarpini, prendere un aereo dall’altra parte del mondo e attraversare l’Oceano per riabbracciare compagni ed avversari di una vita. Succede così che campioni del mondo e pluricampioni d’Europa siano tutti insieme per dar vita all’evento nostalgico dell’anno: la sfida tra Operazione Nostalgia Stars e LaLiga Legends.
Un crescendo di emozioni e di sorprese ha accompagnato noi nostalgici fino alla data fissata per il grande evento in salsa romagnola. Snocciolati nel corso delle settimane precedenti, uno dopo l’altro, i nomi di grandi campioni che, per una sera, hanno rispolverato il loro repertorio ed infiammato i cuori dei presenti sugli spalti. A far da cornice, una passione senza eguali che, sin dalle 17.00 (orario di apertura dei cancelli), ha accomunato in un’unica cattedrale tifosi di ogni credo, tenuti insieme dal fil rouge della festa, della celebrazione: da Palermo a Verona, da Napoli a Roma, da Milano a Torino, da Trieste a Bari, tutti insieme in un coloratissimo caleidoscopio, scandito da cori che, da qualche anno, non echeggiavano negli stadi. Non ci è voluto tanto per riavvolgere il nastro dei ricordi per tornare sognanti come qualche anno fa.
Ne è passato di tempo, eppure quella passione sembra essere immune al tempo stesso, cristallizzata come un monolite nel cuore di chi ha compiuto un vero e proprio giro d’Italia per assistere ai fuochi d’artificio finali di un percorso che è iniziato lo scorso anno, dopo il triplice fischio finale dell’ultimo raduno di Parma. L’atmosfera, ai piedi della tribuna, è elettrizzante e lo si percepisce facilmente quando basta urlare il nome di Alex Del Piero o di Ernesto Chevanton per muovere uno tsunami umano. Figuratevi cosa accade quando, per un attimo, El Chino Recoba fa capolino per tentare di raggiungere (senza particolare successo) l’area stand dedicata ai selfie: altro che rockstar!
Ed è una sana ubriacatura generale ad accompagnare i dodicimila di Cesena verso il calcio d’inizio. Sono le 20.00 e le tribune son gremite all’inverosimile, in un mosaico variopinto che risplende sotto il sole ancora alto di una Romagna di mezz’estate. È un risuonare di boati, cori e canti quello che scandisce il lungo riscaldamento dei protagonisti in campo: fanno la loro comparsa i beniamini “di casa”, oltre al già citato Pinturicchio che riceve ovazioni a più non posso. A fargli da fedeli mastini ecco Pluto Aldair – in una forma invidiabilissima – e Pitbull Davids che con i suoi iconici occhialini ci riporta in un sol colpo al 2002. Bastano tre passi sul prato di Cesena per far capire a Dario Hubner quanto sia sottile la linea che lo divide tra il pianeta Terra e l’Olimpo: le fondamenta del “Dino Manuzzi” tremano al suo ingresso in campo. Ma ognuno riceve la sua dose omeopatica di osanna e gloria, nessuno viene escluso.


Un crescendo di emozioni e di sorprese ha accompagnato noi nostalgici fino alla data fissata per il grande evento in salsa romagnola. Snocciolati nel corso delle settimane precedenti, uno dopo l’altro, i nomi di grandi campioni che, per una sera, hanno rispolverato il loro repertorio ed infiammato i cuori dei presenti sugli spalti. A far da cornice, una passione senza eguali che, sin dalle 17.00 (orario di apertura dei cancelli), ha accomunato in un’unica cattedrale tifosi di ogni credo, tenuti insieme dal fil rouge della festa, della celebrazione: da Palermo a Verona, da Napoli a Roma, da Milano a Torino, da Trieste a Bari, tutti insieme in un coloratissimo caleidoscopio, scandito da cori che, da qualche anno, non echeggiavano negli stadi. Non ci è voluto tanto per riavvolgere il nastro dei ricordi per tornare sognanti come qualche anno fa.
Ne è passato di tempo, eppure quella passione sembra essere immune al tempo stesso, cristallizzata come un monolite nel cuore di chi ha compiuto un vero e proprio giro d’Italia per assistere ai fuochi d’artificio finali di un percorso che è iniziato lo scorso anno, dopo il triplice fischio finale dell’ultimo raduno di Parma. L’atmosfera, ai piedi della tribuna, è elettrizzante e lo si percepisce facilmente quando basta urlare il nome di Alex Del Piero o di Ernesto Chevanton per muovere uno tsunami umano. Figuratevi cosa accade quando, per un attimo, El Chino Recoba fa capolino per tentare di raggiungere (senza particolare successo) l’area stand dedicata ai selfie: altro che rockstar!
Ed è una sana ubriacatura generale ad accompagnare i dodicimila di Cesena verso il calcio d’inizio. Sono le 20.00 e le tribune son gremite all’inverosimile, in un mosaico variopinto che risplende sotto il sole ancora alto di una Romagna di mezz’estate. È un risuonare di boati, cori e canti quello che scandisce il lungo riscaldamento dei protagonisti in campo: fanno la loro comparsa i beniamini “di casa”, oltre al già citato Pinturicchio che riceve ovazioni a più non posso. A fargli da fedeli mastini ecco Pluto Aldair – in una forma invidiabilissima – e Pitbull Davids che con i suoi iconici occhialini ci riporta in un sol colpo al 2002. Bastano tre passi sul prato di Cesena per far capire a Dario Hubner quanto sia sottile la linea che lo divide tra il pianeta Terra e l’Olimpo: le fondamenta del “Dino Manuzzi” tremano al suo ingresso in campo. Ma ognuno riceve la sua dose omeopatica di osanna e gloria, nessuno viene escluso.

Non si fa neanche in tempo ad accorgersi che c’è Serginho sotto la tribuna a crossar palloni per la testa del Cheva, che tutti in tribuna si danno di gomito, incrinando le costole del vicino di sediolino, per indicare in mezzo al campo: “Guarda lì, Hierro! E c’è anche Morientes! Mamma mia, Mendieta! Zambrotta! Mio Dio, Karembeu!”.

L’emozione combinata al caldo, i miraggi dettati dall’attesa e la presenza di quasi cinquanta campioni sul rettangolo di gioco avrebbero quasi giustificato una crisi di labirintite su scala locale. Effetti collaterali tollerabili in occasione di un simile evento straordinario.


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