Che cosa è il Genio? La nostra All Star del calcio balcanico
12 Gennaio 2022
Gheorghe POPESCU

Dopo le sei stagioni con il Craiova e quella con la Dinamo Bucarest, approda in Olanda, facendosi subito valere tra le file del Psv Eindhoven. Un anno di Tottenhan, due anni di Barcellona, ma soprattutto quattro di Galatasary con cui vince anche la Coppa Uefa nel 2000, risultando determinante nella trasformazione dell’ultimo calcio di rigore che suggellerà la vittoria del trofeo. Con 115 presenze è uno dei primatisti per presenze della nazionale rumena.
Miralem PJANIC

Bosniaco, emigrato in Lussemburgo con la sua famiglia, e si sa chi vuol far calcio in quei lidi il punto di riferimento è solo uno: il Metz. Seguono Lione, Roma, dove tocca probabilmente i massimi livelli di carriera Juve, fino a Barcellona e Besiktas. Ma soprattutto il primo mondiale della storia della nazionale bosniaca nel 2014.
Robert PROSINECKI

A guardarlo bene, tutto pareva, fuorché un calciatore. Il fisico non propriamente longilineo e la sigaretta perennemente fra le labbra non deponevano a suo favore. Ma con il pallone fra i piedi, Robert si trasformava in un giocatore sopraffino. La sua visione di gioco e il suo dribbling erano merci davvero rare da vedere in altri bazar. Dopo gli esordi con la Dinamo Zagabria, Prosinecki venne ingaggiato nel 1986 dalla Stella Rossa e lì rimase fino al 1992, alternando periodi di grande ispirazione a un’indolenza tipica di chi ha il genio che gli scorre nelle vene. Dopo l’esperienza alla Stella Rossa, si trasferisce in Spagna al Real Madrid. Due anni al Santiago Bernabeu e – dopo un intervallo alla Real Oviedo – Robert accetta la corte del Barcellona. Chiude la sua esperienza nella penisola iberica nel 1997 con il Siviglia per tornare in patria e prender parte alla spedizione della neonata Croazia verso i Mondiali francesi. Si ritira a trentacinque anni dopo aver vissuto altre due esperienze estere con Standard Liegi e Portsmouth.
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