Privacy Policy Chi sono gli 11 giocatori più forti che hanno giocato con Bruno Conti?

Chi sono gli 11 giocatori più forti che hanno giocato con Bruno Conti?

13 Marzo 2020

Giuseppe GIANNINI

Giuseppe Giannini

Si guadagna il nome di Principe grazie ad Odoacre Chierico: il rosso centrocampista lo soprannomina così per la sua andatura elegante, a testa alta. E Bruno Conti lo prende sotto la sua ala protettiva, coccolandolo e facendolo crescere sotto la sua supervisione. Nel giro di pochissimo tempo Giannini si guadagna la fascia da capitano, simbolo della nuova Roma che affrontava il dopo-Falcão con la speranza – che poi diventa certezza – di aver trovato un erede nel proprio settore giovanile. Debutta a diciassette anni contro il Cesena e colleziona altre 317 presenze in campionato dirigendo la fase d’attacco con il numero dieci sulle spalle. Vivrà con l’etichetta di simbolo della Roma l’addio al calcio di Conti. Veste i colori giallorossi fino al 1996, quando prova l’esperienza all’estero con lo Sturm Graz in Austria. Ritorna in Serie A dopo neanche un anno quando il suo “padrino” Mazzone lo richiama nel Belpaese per vestire la maglia del Napoli. Solo quattro partite per lui all’ombra del Vesuvio per poi indossare un altro giallorosso, stavolta quello del Lecce, che riporta immediatamente nella massima serie prima di annunciare il suo ritiro a trentacinque anni.

Roberto PRUZZO

Roberto Pruzzo

O Rey di Crocefieschi rimarrà nell’immaginario dei tifosi della Roma il bomber per eccellenza. Grandissimo colpitore di testa, i suoi baffi spuntavano regolarmente fra le maglie delle difese avversarie che, ovviamente, venivano punite senza particolari remore. Bruno Conti incrocia il suo sentiero con quello del centravanti tra i caruggi di Genova nella stagione 1975-76: con la maglia rossoblù del Grifone il bomber mette a segno diciotto reti che trascinano i liguri in Serie A. E molte scaturiscono dai cross dell’ala di Nettuno. Quando la Roma decide di investire la cifra-monstre di tre miliardi per assicurarsi le sue prestazioni, Conti è costretto a percorrere la strada nel senso opposto. Ma l’esilio dallo Stadio Olimpico dura un solo anno e in occasione del 1979-80 i due si ritroveranno insieme per formare uno dei più temibili tandem d’attacco degli anni ’80. Insieme vincono lo Scudetto del 1982-83, mentre Pruzzo si aggiudica per ben tre volte la classifica dei marcatori. Ma ciò non basta per convincere Bearzot e ripetere le stesse imprese con il colore azzurro della Nazionale. Nonostante questo ostracismo nei suoi confronti, Pruzzo si toglie grandi soddisfazioni in campionato e rimane nella Capitale fino al 1988. È la sua penultima stagione da professionista. Prima di dire definitivamente addio ai rettangoli verdi, però, riesce a giocare un tiro mancino ai suoi ex compagni di squadra con la maglia della Fiorentina. Infatti, realizza l’unico gol della sua stagione proprio contro la Roma in occasione dello spareggio per la Coppa UEFA che si disputa al Renato Curi di Perugia. Un breve compendio di come andarsene facendo rumore.

Rudolf VÖLLER

Rudolf Voller

Nell’estate del 1987 il presidente Viola è alla ricerca del nuovo centravanti che dovrà farsi carico di dover raccogliere l’eredità di Pruzzo, ormai arrugginito dalle primavere che avanzano. E per proseguire nel segno della continuità la scelta cade sul baffuto centravanti tedesco che fa gol a grappoli con la maglia del Werder Brema e che durante i Mondiali di Messico ’86 ha fatto da spalla a Rummenigge. Rudi impiega un po’ di tempo per adattarsi al clima del calcio italiano e la prima stagione si complica anche a causa di un infortunio che ne pregiudica il rendimento. Dopo l’Europeo del 1988 vissuto in Germania, la Roma si ritrova con un Völler più concreto e smaliziato sotto porta. Va a segno per quarantadue volte nelle successive quattro stagioni, sfiorando la vittoria in Coppa UEFA contro l’Inter. La migliore stagione è quello che lo porta verso il Mondiale di Italia ’90: al termine della stagione sono quattordici le marcature messe a referto e il periodo d’oro viene suggellato con la vittoria iridata con la Germania Ovest. L’arrivo di Vujadin Boskov sulla panchina romanista segna la parola fine sull’esperienza all’ombra del Colosseo. Accetta la corte dell’Olympique Marsiglia con cui vince anche una Coppa dei Campioni nel 1993 contro il Milan, poi termina la sua carriera con il Bayer Leverkusen, congedandosi con ventisei reti messe a segno in due anni.