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Dal Sudafrica insieme a Masinga a simbolo del Leeds 1998-01: Radebe e i ragazzi terribili di Elland Road

12 Aprile 2022

Di nuovo sul podio

La macchina Leeds è ben oliata e ulteriori innesti la rendono ancora più competitiva: l’obiettivo è tornare agli antichi fasti. Radebe cresce, la qualità della squadra viene aumentata con l’arrivo di Michael Bridges – il tutto nonostante l’addio dell’attaccante olandese – e un gioco che fa sognare Elland Road. I Peacocks tornano sul podio della Premier League dietro Manchester United ed Arsenal e davanti Liverpool e Chelsea. Il terzo posto vuol dire anche Champions League. Stagione da sogno, dunque, quella del 1999-00, coronata anche dal buon cammino in Europa e interrotto solo in semifinale contro il Galatasaray, in un match funestato dalla morte di due tifosi inglesi durante gli scontri contro gli opposti turchi. In quella Coppa UEFA ad Elland Road arriva anche la Roma di Fabio Capello, che pareggia 0-0 all’Olimpico e cade in Inghilterra grazie al gol di Harry Kewell. Ma il buon feeling tra il Leeds e le squadre italiane non finisce in questa stagione. Purtroppo per i nostri colori.

L’avventura in Champions League

Mark Viduka, Oliver Dacourt, Robbie Keane, Dominic Matteo e successivamente Rio Ferdinand. Non si è badato a spese nella stagione 2000-01 lì nello Yorkshire. I nuovi arrivi si integrano bene, tanto da spingere i Whites sino al quarto posto al termine del campionato, ma è in Champions League che la banda di O’Leary dà spettacolo e lancia la sfida praticamente all’Europa intera. Una grinta della quale hanno fatto le spese due squadre italiane, dopo la Roma nella stagione precedente. Ha come teatro lo Elland Road la papera più famosa di Nelson Dida, su un tiro senza troppe pretese di Lee Bowyer. La palla sfugge dalle mani del portiere brasiliano per poi rotolare in rete: Milan sconfitto nella rivincita della finale di Coppa delle Coppe del 1973, quando la vittoria andò ai rossoneri. Nella gara di ritorno del girone gli inglesi vanno in vantaggio anche a San Siro per poi essere raggiunti dal gol di Serginho. Sulla panchina dei rossoneri siede Alberto Zaccheroni, in campo tra gli altri, oltre ai soliti Maldini, Shevchenko e Bierhoff, ci sono Leonardo, Helveg, Roque Junior, Chamot, Albertini e Gattuso.

Di traverso alla Lazio

Quella era ancora la Champions dei due gironi e nella seconda tornata il Leeds finisce insieme alla super Lazio. All’Olimpico il triangolo tra Smith e Viduka, con assist di tacco del centravanti australiano e rete dell’inglese, è tra le azioni più belle dell’intera stagione, e permette ai Peacocks di sbancare Roma e di lanciarsi verso la qualificazione alla fase ad eliminazione diretta. Al ritorno ad Elland Road il Leeds era già qualificato e la Lazio già eliminata: finisce 3-3 con le reti di Ravanelli, Bowyer, Mihajlovic, Wilcox, Viduka e ancora Mihajlovic. La corsa del Leeds non sembra volersi fermare, nonostante l’infortunio di Radebe che tiene lontano il sudafricano per il resto della stagione e per l’intera annata successiva. Gli inglesi buttano fuori il SuperDepor nei quarti per arrendersi in semifinale al Valencia di Hector Cuper.

Una carriera funestata dagli infortuni

Un anno completamente perso e un rientro graduale, ma ancora da protagonista all’interno di una squadra in caduta libera a causa dei problemi societari e della crisi finanziaria. Radebe non molla di un centimetro, rientra nel 2002-03: vive sulla sua pelle la retrocessione del 2003-04. Una caduta rumorosa perché senza alcun segnale. Già, perché nel 2001 arriva anche Robbie Fowler a vestire la casacca bianca e il Leeds conclude una nuova buona stagione. Dopo l’estate del 2002 si fa notare in mezzo al campo un certo James Milner, ma la retrocessione è dietro l’angolo e si concretizza proprio nella stagione successiva. La discesa inesorabile dei Whites inizia nel campionato 2004-05: in Championship, Radebe è ancora al suo posto, al centro della difesa. Sarà la sua ultima annata: baluardo con Gary Kelly ed Eirik Bakke di un Leeds impresso a fuoco nei cuori dei tifosi e degli amanti del calcio, inglese e non solo.

L’infanzia in uno dei quartieri violenti di Johannesburg, la vita in Sudafrica nel periodo della fine dell’apartheid, una pallottola entrata dalla schiena e uscita da una coscia, ricevuta nel 1991 mentre entra in un negozio. Una carriera da difensore completo, duro, grintoso e corretto, simbolo di una stagione irripetibile del calcio inglese e di quello europeo, all’interno di una squadra storica della Premier e mai banale nel corso della sua storia (Cellino ex presidente, per dirne una), che oggi lotta con Marcelo Bielsa in panchina per tornare nel posto che compete a una compagine così gloriosa. La gloria, quella che un ragazzo sudafricano ha trovato ad Elland Road. Doveva essere solo l’accompagnatore di Phil Masinga, al quale non si può non voler bene e che lega questa storia al nostro campionato e a quegli anni che tanto amiamo. È diventato un simbolo di una stagione irripetibile. Lui e i ragazzi terribili a spaventare le grandi d’Inghilterra e quelle d’Europa. Tanto da diventare motivo di ispirazione per una band: i Kaiser Chiefs, infatti, hanno scelto questo nome proprio in onore di Radebe e della squadra dei suoi esordi in Sudafrica. Everyday we love you more and more, Lucas.

di Yari Riccardi