Privacy Policy I 15 rimpianti del calcio italiano dal 1990 al 2010 - Pagina 2 di 3

I 15 rimpianti del calcio italiano dal 1990 al 2010

28 Marzo 2021

Jens LEHMANN

Quella di Lehmann al Milan è la classica “toccata e fuga”. Il portiere tedesco arriva a Milanello per fare il titolare nell’estate del 1998, dopo dieci anni passati a difendere i pali dello Schalke 04 con ottimi risultati, tra cui la vittoria della Coppa UEFA 1997. In rossonero gioca le prime cinque partite di campionato per poi volatilizzarsi nel nulla. A suo dire il “partito italiano” dello spogliatoio spinse per far tornare titolare Seba Rossi. Dopo solo mezza stagione fa ritorno in Germania, più precisamente al Borussia Dortmund, dove riesce a vincere la Bundesliga nel 2002. E’ però all’Arsenal dove ha la sua definitiva consacrazione. E’ lui il numero uno de Gli invincibili del 2003/04 e della bellissima cavalcata dei Gunners nella Champions League 2005/06 terminata ad un passo dal trionfo, guadagnandosi la nomina di miglior portiere della manifestazione.

Gaizka MENDIETA

Sul biglietto da visita del centrocampista spagnolo al momento del suo acquisto da parte della Lazio di Cragnotti nell’estate del 2001 spiccano due cose: doppio finalista delle ultime due edizioni della Champions League e miglior giocatore della competizione nel 2000/01. Il tutto con la maglia di una outsider come il Valencia. Gli aquilotti hanno appena perso Pavel Nedved e per calmare gli animi dei tifosi c’è bisogno di un acquisto roboante. Il nome più gettonato nel mercato europeo è, senza dubbio alcuno, quello di Mendieta, che diventa il secondo acquisto più costoso della storia biancoceleste. Qualità e quantità lo rendono un centrocampista moderno e completo, che quasi inspiegabilmente trova un’incredibile involuzione nella sua unica stagione italiana. Il bottino parla chiaro, 20 presenze, 0 gol e prove non proprio esaltanti, sono più che sufficienti per chiudere in anticipo la sua esperienza in Serie A. Chiuderà la carriera dopo le due avventure con Barcellona e Middlesbrough, con cui vincerà una Coppa di Lega inglese.

Predrag MIJATOVIC

L’attaccante montenegrino arriva alla Fiorentina nell’estate ‘99 con un curriculum di tutto rispetto: campione d’Europa e del Mondo con il Real Madrid  e secondo classificato al Pallone d’Oro nell’edizione 1997. I tifosi viola sognano un tandem d’attacco da urlo con Batistuta, sogni che però resteranno tali. In tre anni in maglia gigliata, Predrag è solo una copia sbiadita di quel giocatore che aveva portato i Blancos al successo continentale dopo trent’anni. Nonostante la vittoria della Coppa Italia nel 2001 la sua esperienza in viola non fu positiva, ma i tifosi fiorentini gli saranno per sempre grati per quel gol contestatissimo con cui sconfisse, in finale di Champions, gli acerrimi rivali della Juventus.

Fernando REDONDO

“Il mondo è Redondo”. Titolava così un mensile milanista nell’estate del 2000. Il miglior giocatore della Champions League appena conclusa per un diavolo fresco di scudetto e ancora avaro di quei successi continentali che lo avevano contrassegnato a cavallo dei due decenni precedenti. Il pretesto dell’arrivo dello spagnolo a Milano era più che chiaro. Classe, tecnica ed eleganza le caratteristiche di un giocatore sul quale, la casacca bianca del Real Madrid sembrava semplicemente cucita su misura. E’ proprio con le Merengues che Fernando mette in mostra tutto il suo repertorio nella seconda metà degli anni novanta. A Milano è quindi lecito aspettarsi grandi cose da lui. Purtroppo però il detto “la fortuna è cieca ma la sfortuna ci vede benissimo” si traduce in realtà durante la sua prima preparazione rossonera. Redondo si rompe il legamento crociato cominciando un calvario che lo tiene lontano dai campi per addirittura due stagioni. Al suo ritorno, nelle sedici presenze italiane, mostra solo a tratti la sua immensa classe, vincendo la Champions League 2003 da comprimario e la Coppa Italia nello stesso anno. Saluta il Milan, l’Italia e il calcio giocato il 16 Maggio 2004, nel giorno forse più triste per il calcio italiano nell’era moderna.

Stefan REUTER

Il terzino tedesco approda alla corte dell’allora allenatore della Juventus Giovanni Trapattoni nell’estate 1991 da campione del mondo in carica dopo tre buone stagioni al Bayern Monaco. Le aspettative sono elevate, ma Stefan non le saprà rispettare, complice qualche infortunio nei momenti chiave della stagione e varie incomprensioni con il Trap che lo schiera in mediana, ruolo in cui non riesce a sfruttare le sue migliori caratteristiche: forza e velocità. Lascia Torino dopo appena una stagione per tornare in patria, questa volta al Borussia Dortmund, dove militerà per dodici anni fino al suo ritiro, contribuendo al periodo d’oro dei gialli di Germania e soprattutto vendicandosi della Juventus nella finale di Coppa Campioni del ‘97.