I giocatori col record di anzianità di ogni club di Serie A (squadra per squadra)
13 Marzo 2021
CROTONE – Alex CORDAZ (38 anni, 2 mesi e 8 giorni)

La statistica è fresca d’aggiornamento. Alex ha appena messo i suoi guantoni nel borsone dopo la trasferta del suo Crotone in quel di Roma contro la Lazio. E questo è praticamente l’epilogo di ogni partita che disputano i pitagorici da sei anni a questa parte. Cordaz, infatti, da quando è arrivato sulle sponde del Mar Jonio non ha più lasciato il suo posto fra i pali. Sono più di duecento i gettoni messi insieme dal ragazzo di Vittorio Veneto e proprio con il sodalizio calabrese ha scritto fra le pagine più belle della sua carriera, nonché della storia del Crotone, fra cui la prima storica promozione e l’incredibile ed eroica salvezza conquistata nel 2016-17. Le sue prime soddisfazioni giungono a cavallo del nuovo millennio, quando è il portiere dell’Inter che si aggiudica il campionato Primavera e da lì inizia un giro d’Italia che lo vede prevalentemente giocare nelle squadre del Nord – eccezion fatta per un campionato di Serie C1 con l’Acireale – che si ferma proprio a gennaio del 2015 quando viene acquistato dal Parma per sostituire Caio Secco e Pavol Bajza che non hanno dato la sufficiente sicurezza alla porta rossoblù. La storia prosegue tuttora e la fascia di capitano è al suo braccio ormai da anni, rendendolo l’uomo-simbolo della compagine crotonese.
FIORENTINA – Angelo DI LIVIO (38 anni, 10 mesi e 3 giorni)

L’ultima volta che Soldatino mette i piedi su un campo di Serie A lo fa esattamente nel modo in cui lo ha sempre fatto. È l’ultima giornata del campionato 2004-05, uno dei tornei più controversi della storia della Serie A. Mentre intorno accade quel che l’anno successivo esploderà nelle aule di tribunale, Angelo Di Livio è sul campo a gettare il cuore oltre l’ostacolo per cercar di aver ragione sul Brescia in una sfida-spareggio per la quale c’è in lizza la salvezza. Tutto, insomma, fuorché una passarella. Ma cosa ci si poteva aspettare da un personaggio come Angelo che ha sempre fatto del dinamismo e della competitività due dei suoi credo? Nonostante il suo glorioso passato nella Juventus, con cui ha vinto tutto, Di Livio è uno dei beniamini ed uomini-simbolo della Curva Fiesole. Infatti, dal giorno del suo arrivo all’Artemio Franchi nell’estate del 1999, Angelo vuole dimostrare di essere un giocatore ancora in grado di far la differenza e di dar tanto. La dirigenza bianconera lo scarica per dare il via ad una rifondazione ed Angelo sceglie di mettersi in gioco nella piazza più difficile: Firenze. La rivalità fra i club è ben nota e Di Livio non impiega molto per levarsi di dosso l’etichetta di “nemico”, ormai ex. Con la Viola riesce ad aggiudicarsi una Coppa Italia e dà una mano al club nell’avventura in Champions League. Poi si addensano le ombre del fallimento ed il baratro della Serie C2. Ma Di Livio non abbandona il club al suo destino e, anzi, contribuisce fattivamente alla rinascita che si sublima nella rocambolesca salvezza della tarda primavera del 2005. Con il Brescia finisce 3-0: è il trionfo della Fiorentina e l’incubo dei lombardi che Angelo festeggia sotto la Curva Fiesole che saluta dopo oltre duecento apparizioni complessive fra campionato e coppe.
GENOA – Federico MARCHETTI (38 anni e 1 mese)

Chi avesse la briga di perdersi fra i meandri statistici presenti sul web – e sappiamo che siete in tanti come noi – noterebbe come nella classifica assoluta di tutti i tempi del Genoa, fra i primi dieci posti compaiano soltanto due giocatori di movimento come Aldair e Goran Pandev. Fra tanti estremi difensori che si perdono nei tempi, l’ultimo – e più stagionato – a far capolino nelle classifiche è proprio Federico Marchetti che domenica scorsa, in occasione della sfida persa con la Roma all’Olimpico per 1-0, ha stabilito il nuovo record di longevità per il Grifone. Non ci sono vie di mezzo nella carriera del portiere di Bassano del Grappa: o titolare inamovibile, o costretto in panchina, se non fuori rosa. Il nome di Marchetti inizia a farsi sentire durante il campionato 2007-08 quando difende la porta dell’Albinoleffe che sfiora la promozione diretta in Serie A e poi perde la finale dei play-off con il Lecce. Le sue prestazioni vengono notate dal Cagliari di Cellino e gioca così bene che Marcello Lippi lo chiama in Nazionale con il ruolo di vice-Buffon. Partecipa alla spedizione in Sudafrica e, dopo l’infortunio di SuperGigi contro il Paraguay all’esordio, si ritrova titolare durante le due successive sfide contro Nuova Zelanda e Slovacchia. Sembra l’inizio di una sfolgorante carriera, ma durante la sessione estiva di mercato, alcune sue dichiarazioni vengono strumentalizzate da Cellino ed il portiere finisce addirittura fuori rosa. Con la Lazio, società in cui approda nel 2011, si ripetono incredibilmente le stesse dinamiche della sua esperienza cagliaritana ed anche qui, dopo un continuo crescendo, finisce nuovamente fuori rosa. Con il Genoa trova finalmente la tranquillità perduta e, nonostante sia relegato al ruolo di vice-Perin, riesce comunque a dare il suo contributo in campo.
INTER – Javier Adelmar ZANETTI (40 anni, 9 mesi e 8 giorni)

Chi poteva essere se non lui l’uomo dei record? La rappresentazione terrena e calcistica del curioso caso di Benjamin Button. Cambia il mondo intorno a lui, cambiano i protagonisti, cambia il calcio, ma Zanetti rimane sempre lo stesso. Preciso ed azzimato, sulle figurine, così come in campo d’erba, sul quale le prestazioni non vengono inficiate dal trascorrere del tempo. È il capitano dell’Inter che alza al cielo la Champions League nella magica serata del Santiago Bernabeu di oltre dieci anni fa, realizzando un sogno a lungo inseguito. Quando sbarca alla Pinetina, il giovane Javier viene presentato alla stampa quasi come rincalzo, all’ombra dell’Avioncito Rambert, sbandierato acquisto della prima gestione Moratti che non lascerà alcuna traccia del suo passaggio. L’argentino lavora nell’ombra, distinguendosi positivamente in ogni ruolo nel quale lo alternano gli allenatori che si succedono in quantità industriali sulla panchina nerazzurra. L’acme della sua carriera lo tocca quando la carta d’identità lo vorrebbe dietro ad una scrivania piuttosto che su un campo di calcio. È il faro dell’Inter che conquista Scudetti in successione e quando le candeline da spegnere sono quasi trentasette vince il trofeo più ambito. Continua fino al 2014 quando saluta il suo pubblico che l’ha tanto amato al Marc’Antonio Bentegodi nella sfida che vede l’Inter di Mazzarri cedere per 2-1 al Chievo Verona.

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