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I giovani attaccanti semisconosciuti nei videogiochi manageriali destinati alla gloria

10 Novembre 2021

Supat RUNGRATSAMEE (Thailandia)

Se i calciatori di questa classifica hanno avuto una carriera al di sotto delle aspettative videoludiche, per Supat il discorso si interrompe prima: infatti non è certo neppure se sia effettivamente esistito. Supat appariva tra le fila dell’undici Riserve del Portsmouth e a sedici anni ancora da compiere era una punta centrale baciata dagli dèi del calcio: accelerazione impareggiabile, tecnica sopraffina e, naturalmente, un cannoniere che trasformava in gol ogni occasione. Poteva segnare cinque volte in mezz’ora, nei massimi campionati come in ambito internazionale. Se ha avuto una qualche parabola calcistica, nella realtà questa non è decollata, con grande dispiacere di chi lo ha avuto nel proprio team.

Eldar HADZIMEHMEDOVIC (Bosnia-Erzegovina)

Come sia stato possibile che gli osservatori dei videogiochi di calcio lo avessero immaginato a calcare i massimi palcoscenici a livello mondiale, questo non ci è dato sapere. Attaccante balcanico che ha speso l’intera carriera nelle prime tre serie norvegesi, a diciannove anni segna sei reti nella gara di ritorno del turno preliminare di Coppa UEFA (contro un club delle Fær Øer) e quello resterà il suo momento migliore: Eldar racimola poche presenze e ancor meno marcature prima di ritirarsi a trent’anni dal manto erboso. Poteva anticipare l’ascesa di Dzeko in patria e invece è scomparso dai radar tra i ghiacci dei fiordi.

Tonton Zola MOUKOKO (Svezia)

Centrocampista offensivo, sotto-punta oppure attaccante centrale: dove lo mettevi dava il suo contributo determinante, ricco di assist, inserimenti a sorpresa e tanti gol. Sapeva dribblare creando sempre superiorità numerica e la sua personalità compattava lo spogliatoio. Moukoko è nato in Congo e si è formato sportivamente al Djurgården, è passato al Derby County ma ha fatto presto ritorno in Scandinavia senza impressionare. È ricordato per la differenza abissale tra le statistiche nei videogames e le sue prestazioni in carne e ossa.

Cherno SAMBA (Gambia/Inghilterra)

Regno Unito, Spagna, Finlandia, Grecia e Norvegia sono stati i lidi toccati da Samba. Poche gioie in mezzo a un lungo girovagare senza trovare un porto sicuro. Reti segnate con il contagocce, per un centravanti che nei disegni degli osservatori dei videogiochi doveva essere una mitragliatrice. I suoi valori a quindici anni erano quelli del predestinato, già pronto per il grande salto e bucare qualsiasi portiere; da lì in poi sarebbero arrivati solo vittorie, coppe e premi. Invece la depressione e le tante delusioni lo hanno portato a chiudere con il calcio a trent’anni appena.