I giovani attaccanti semisconosciuti nei videogiochi manageriali destinati alla gloria
10 Novembre 2021
Kennedy BAKIRCIOGLU (Svezia)

Un campionato svedese da protagonista con l’Hammarby, tre stagioni all’Ajax, molte annate di qualità e quattordici presenze in nazionale. Tuttavia per la seconda punta di origine turca la carriera videoludica avrebbe potuto essere di altissimo profilo: rifinitore sublime, ma anche pregevole finalizzatore e uomo-squadra. Bakircioglu era una garanzia dal rendimento costante, che regalava gol e allori a profusione.
Pawel BROZEK (Polonia)

Dribblomane incallito, ma anche assistman e utile in fase di ripiegamento. Maggiorenne da qualche mese e già decisivo per le sorti di una big. Pawel Brozek è stato un discreto giocatore, con molti trofei al Wisla Cracovia e un campionato scozzese vinto con il Celtic, cannoniere niente male. Eppure a giudicare dai suoi valori nei videogiochi sarebbe potuto diventare un fuoriclasse totale, ai livelli di Totti o Del Piero.
Stefan SELAKOVIC (Svezia)

Attaccante svedese di origine slava, determinante, che imponeva la sua legge in area avversaria, dotato di uno strapotere tecnico evidente. No, non Ibrahimovic, bensì Selakovic. Una carriera onesta in Scandinavia, statistiche da sovrastare qualsiasi altro collega in prospettiva per i giochi su CD manageriali. Pochi euro per un calciatore offensivo completo, da prendere senza tentennamenti.
Tò MADEIRA (Portogallo)

La sua esistenza è dibattuta e questo spiega meglio di ogni altra cosa quanto il suo trascorso calcistico sia stato impalpabile. Con la casacca viola del Clube Desportivo Gouveia – nelle gloriose leghe regionali lusitane – era però un giocatore maturo di ventidue anni, che aspettava solo il contratto giusto. Il centravanti aveva il carisma del campione navigato e ripagava il modesto investimento economico con grandinate di reti.
Youssouf HERSI (Paesi Bassi)

Olandese di origini etiopi, tutto mancino, fantasista pieno di estro del NAC Breda, ma anche concreto e scattante. Overmars sarebbe arrossito davanti a cotanta classe, tuttavia le sue statistiche erano gonfiate: non ha convinto molto, mantenendo un buon livello solo al Vitesse. Ha chiuso la carriera in Australia, lasciando dietro di sé un ricordo non brillante lontano dallo schermo.
Robertas POSKUS (Lituania)

Nella vita reale ha girato mezza Europa, con risultati degni di nota in Azerbaigian e a Samara, in Russia. Con i colori della nazionale baltica si è fatto valere, ma nei videogames era un terminale offensivo pieno zeppo di pregi: resistenza, sprint, killer instinct e tiri da lontano. Reggeva il peso dell’attacco da solo, riusciva a catalizzare il gioco e si sdebitava nei confronti dell’allenatore che avesse puntato su di lui con reti a iosa.
di Lorenzo Andorlini

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