Privacy Policy Il Macellaio di Bilbao e i suoi fratelli: i venti Villains del calcio europeo secondo il Daily Mail - Pagina 3 di 5

Il Macellaio di Bilbao e i suoi fratelli: i venti Villains del calcio europeo secondo il Daily Mail

15 Aprile 2022

12. Tomas REPKA

A portarlo in Italia è la Fiorentina, dopo che Batistuta aveva assaggiato il suo temperamento in una gara di Coppa delle Coppe tra Viola e Sparta Praga. In Serie A arriva nel 1998, mostrando immediatamente un temperamento ruvido, un carattere forte, ma confermandosi allo stesso tempo come difensore di sicuro rendimento e di aspetto davvero poco rassicurante. Ha trovato il suo habitat perfetto con il West Ham, dove resta per cinque stagioni e dove è stato espulso due volte nelle prime tre partite. Tanto basta per diventare idoli di quel lato di Londra.

11. Eric CANTONA

Enfant prodige ma anche enfant terrible. Eric è stato gioia e rivoluzione, grandi giocate infiammate da foga agonistica e tanta impulsività. Il calcio in faccia al compagno Jean-Claude Lemoult al Montpellier, reazioni spropositate verso gli arbitri, quattro espulsioni in una stagione al Manchester United, il calcio volante al tifoso del Palace in risposta alle provocazioni dello stesso. Unico, dirompente, fenomenale. In tutte le sue opere e in tutte le sue contraddizioni.

10. Nigel DE JONG

Rompe una gamba allo statunitense Stuart Holden. Ammonito. Attenta all’incolumità di Xabi Alonso durante la finale dei mondiali del 2010, colpendolo con un calcio in petto. Ammonito. Duro, cattivo e decisamente fortunato con gli arbitri: sarebbe lunga la lista delle performance non tanto relative al calcio ma certamente più legate ai calci del centrocampista olandese, che abbiamo visto dal 2012 al 2016 in Italia con la maglia del Milan.

9. Paolo MONTERO

Negli annali il suo pugno a Gigi Di Biagio durante un Inter-Juventus, gesto leggendario e famosissimo fatto da uno dei difensori più cattivi mai visti nel nostro campionato. Nessuno scrupolo, nessuna resa, zero complimenti: tutto pur di non far segnare gli avversari, tutto pur di non abbassare mai la testa e lo sguardo. La scuola del resto è quella uruguaiana, che fa della foga agonistica il suo marchio di fabbrica. Ecco, Montero è stato un passo avanti anche rispetto alla garra uruguagia.