Privacy Policy La classifica degli stranieri più prolifici nella storia della Serie B - Pagina 4 di 4

La classifica degli stranieri più prolifici nella storia della Serie B

15 Aprile 2022

Milan DJURIC – 57 reti

Il lungagnone di Tuzla ha il passaporto bosniaco, ma è italiano a tutti gli effetti, essendosi trasferito con tutta la famiglia a Pesaro nel 1991, ad un anno d’età, per sfuggire alla guerra che all’epoca imperversava in tutta la penisola balcanica. Con il pallone nasce un amore a prima vista e le sue ottime prestazioni lo fanno ben presto balzare all’attenzione dei dirigenti del Cesena che, nel 2006, lo prelevano dalla Vis Pesaro per farlo crescere nella cantera romagnola. Le impressioni sono così buone che Milan esordisce in Serie B non ancora maggiorenne. Vive alcune buone stagioni, tanto da guadagnarsi la stima dell’Ascoli, ma nelle Marche il suo percorso non è memorabile e dopo pochi mesi accetta l’offerta del Crotone. Con i pitagorici vede il campo con più regolarità, sebbene il bottino di reti non sia indimenticabile. Dopo Cremonese, Trapani e Cittadella, il Cesena – che nel frattempo è tornato in Serie A – lo richiama a sé e dopo essersi tolto lo sfizio dell’esordio in massima serie, resta anche dopo la retrocessione per continuare a far gol. Cresce così bene che il Bristol City lo vuole per tentare la promozione in Premier League, ma il calcio inglese non fa per lui e dopo un anno e mezzo torna in Italia per vestire i panni dell’ariete con la Salernitana. In Campania si stabilisce e guida tuttora le manovre d’attacco della squadra granata, con cui ha centrato la promozione in Serie A lo scorso campionato.

ADAILTON Martins Bolzan – 57 reti

Per anni, scherzosamente e per colpa della Gialappa’s Band, si è guadagnato il titolo di “figlio illegittimo di Sensini”, vista la sua incredibile somiglianza fisica con l’argentino. Ma Adailton è brasiliano ed in campo ricopre un ruolo che rappresenta la nemesi di quello di Nestor. Infatti, il piccolo attaccante di Santiago – nel Rio Grande do Sul – segna e fa segnare, coniugando quantità e qualità da vendere. Doti così spiccate da convincere il Parma a fargli sorvolare l’Oceano per continuare a giocare a calcio. È giovane, ma non sente la pressione e dopo il prestito di un anno al Paris Saint Germain, il Verona si convince ad acquistare il suo cartellino nell’estate del 1999. Al Marc’Antonio Bentegodi, Adailton farà il bello e il cattivo tempo per sette stagioni, fornendo prestazioni sempre più convincenti. Non fosse stato fermato dai numerosi infortuni, chissà dove sarebbe arrivato. Dopo aver stabilito il suo record di quindici reti, è il Genoa a volerlo per costruire sulle sue spalle la squadra che punta al ritorno in A. Obiettivo, peraltro, centrato al primo colpo. Dopo un anno in rossoblù, cambia squadra ma non il colore, sbarcando a Bologna ed anche in Emilia si ripetono le dinamiche vissute col Grifone. Diventa anche qui uno dei beniamini della tifoseria e lascia i felsinei nel 2010 per tentare l’esperienza in Romania con il Vaslui, impegnato nei preliminari di Champions League ed Europa League.

Giulio Osarimen EBAGUA – 62 reti

Non aveva neanche un mese il piccolo Osarimen quando con la sua famiglia partì dal Benin per cercare fortuna altrove. Gli Ebagua arrivarono prima a Roma, poi si stabilirono a Torino. La città che vide crescere il ragazzo, rigorosamente con il pallone fra i piedi. E la sua voglia di inseguire un sogno è stata determinante per spiccare fra i coetanei e meritarsi la fiducia del club granata che, ad undici anni, lo ingaggia. È un lungo percorso di crescita quello di Ebagua che lo vede girare per le serie minori del Piemonte in Serie C2 e D, seppur con la gloriosa maglia nerostellata del Casale. Fa bene ed il Novara si fa avanti per averlo. Dopo quattro match, tenta la sua prima avventura extraregionale con il Pescara, ma racimola soltanto tre apparizioni. Esplode, dunque, con la Canavese in Serie C2 ed è nell’estate del 2009 che arriva la chiamata del Varese, la squadra nella quale Giulio lascia il cuore. Ha tentato diverse avventure, dopo gli ottimi campionati con i biancorossi, lontano dal Franco Ossola: il ritorno a Torino, poi Catania. Ma è solo a Varese che Ebagua segna con regolarità. Nel 2012-13 segna addirittura diciassette reti e lo Spezia versa ben due milioni di euro nelle casse dei lombardi per cercare di conquistare la promozione con le sue realizzazioni. L’esperimento riesce a metà: il primo anno finisce tredici volte sul tabellino dei marcatori, ma l’anno successivo le cose non vanno per il meglio e ricomincia un altro giro d’Italia. Le tappe sono: Bari, Como, Vicenza e Pro Vercelli. Sempre in Serie B, ma non si va mai oltre le cinque reti. Taglia i cordoni con la cadetteria nel 2017 per tentare nuove avventure negli Emirati Arabi con il Baniyas e in Puglia con il Bisceglie. Attualmente, nonostante i trentacinque anni, Ebagua ha ancora gli scarpini ben saldi ai suoi piedi. Ed indovinate un po’ in quale squadra sta giocando? Ovviamente nel Varese.

Andrej GALABINOV – 66 reti

In famiglia lo sport rappresenta un precetto alla stregua di una religione. Figlio e nipote d’arte, sebbene questi siano maestri nel gioco della pallavolo, Andrej preferisce avere la sfera fra i piedi e sbarca in Italia seguendo il percorso professionistico del padre che, nel 2005 arriva in quel di Modena. Galabinov, dunque, inizia a far sportellate nelle serie minori e due ottimi tornei con il Lumezzane lo fanno notare ai dirigenti del Livorno che lo ingaggiano. La vera esplosione, però, avviene nel 2012 quando il centravanti di 193 centimetri viene ingaggiato dal Gubbio: segna dodici gol in ventiquattro presenze. Il parere è unanime: Andrej è cresciuto. Le quindici reti segnate con l’Avellino nella stagione 2013-14 rappresentano il suo record che, comunque, si distingue per continuità negli anni successivi. Dopo un veloce ritorno a Livorno, a Novara segna ventiquattro reti in due stagioni. È quanto basta per avere un contratto dal Genoa che gioca in A. E dopo tre reti, viene ceduto allo Spezia che, anche grazie al suo aiuto, centra un’incredibile promozione nel massimo campionato. Dopo le tre reti dello scorso anno nella categoria regina che contribuiscono alla salvezza dei ragazzi di Italiano, Galabinov è tornato fra i cadetti per vestire la casacca amaranto della Reggina: fino ad ora sono nove le reti realizzate, ma siamo ben certi di dover aggiornare il dato al termine del campionato. Jeda è avvisato.

Jedaias Capucho Neves JEDA – 67 reti

Se questo articolo ha visto la luce è tutta colpa sua. Ed anche per questo, gliene saremo grati. Il folletto brasiliano, infatti, ha saputo accendere i cuori dei suoi tifosi come pochissimi hanno saputo fare, riuscendo a fornire prestazioni di alto livello e distinguendosi spesso e volentieri come elemento decisivo della rosa per operare il proverbiale “salto di qualità”. Galeotto fu il Torneo di Viareggio che un giovanissimo Jeda disputò con la maglia del Campinas all’inizio del III millennio. I dirigenti del Vicenza lo notarono e, in poco tempo, lo vestirono di biancorosso. Esordisce subito in Serie A, riuscendo anche a segnare la sua prima rete italiana all’Olimpico contro la Lazio. È più che evidente che il guizzante attaccante ci sa fare e dopo sei mesi di apprendistato a Siena, diventa sempre più leader dei berici. Così tanto da scatenare l’attenzione di una big come il Palermo. L’impatto non è dei migliori e dopo le avventure di Piacenza e Catania, Jeda trova la sua terra promessa a Crotone. È il 2005-06 e con i pitagorici gioca tutte le partite, segnando ben quindici volte. La sua vena realizzativa, dunque, gli vale la chiamata del Rimini, squadra all’epoca in forte ascesa. Insieme a Ricchiuti forma un tandem che porta i romagnoli sino ad un incredibile quinto posto. È sulla cresta dell’onda e dopo un esplosivo inizio di seconda stagione, ecco la chiamata del Cagliari che lo vuole sull’isola per portare in alto i colori rossoblù. Termina così il suo rapporto con la cadetteria, ma proseguirà nel suo percorso tra la A e le serie minori che è durato fino allo scorso anno.

Massimo MARGIOTTA – 91 reti

In molti diranno: «Ma Margiotta è italiano. Ha giocato con l’Under 21 e la Nazionale olimpica». Sì, diremo noi, avete ragione. Tuttavia, Massimo è nato e cresciuto in Venezuela fino all’età di otto anni, quando fa ritorno nell’Abruzzo natìo. E seppure abbia vestito la maglia azzurra nelle selezioni giovanili, quando il commissario tecnico dei Vinotintos ha chiamato per dargli l’opportunità di disputare le qualificazioni al Mondiale del 2006 e la Copa America, è davvero dura dire di no. Per questo e per mille altri motivi anche Margiotta compare nella nostra classifica. Tuttavia, la sua parabola cresce e si esaurisce in Italia. Muove i primi passi da professionista con il Pescara che, in quegli anni, tira su dalle giovanili anche un certo Morgan De Sanctis. È appena diventato maggiorenne, ma si conquista sempre più spazio, disputando tre campionati in biancazzurro e segnando sette reti, di cui ben quattro nel primo anno. È uno dei più talentuosi della categoria e, dopo l’esplosione a Cosenza nella stagione 1997-98 conclusa con il titolo di capocannoniere ed annessa promozione, viene acquistato dal Lecce: sette reti in diciannove uscite nei primi sei mesi. Un ottimo bottino che, tuttavia, non gli evita la cessione alla Reggiana con cui fa ancora meglio – dieci reti in diciotto partite – dal punto di vista realizzativo, ma non sufficientemente per evitare la retrocessione dei granata. Tuttavia, lo nota l’Udinese che lo porta in Serie A gli spalanca le porte dell’Europa, facendosi ricordare per la doppietta al Bayer Leverkusen. Due anni in Friuli per accettare l’offerta del Vicenza, di cui diventa un simbolo. Rimane per quattro anni e mezzo in Veneto e nel mezzo riesce anche a farsi notare con la casacca del Perugia nei sei mesi vissuti dall’estate del 2003 all’inizio del 2004, grazie alle sue reti in Coppa Intertoto. Insieme a Schwoch fa le fortune del club vicentino, al quale rimarrà sempre legato, seppur disputi diversi e prolifici tornei tra Piacenza e Frosinone.

Pablo Mariano GRANOCHE – 97 reti

Provate a fermarlo El Diablo. Semmai riusciste nell’impresa, avreste la nostra stima imperitura. Ma sono davvero molto pochi i difensori che possono dirsi orgogliosi di esser riusciti ad arginare la fame di gol del centravanti uruguaiano, emblema di un tipo d’attaccante sempre meno in voga con il passar degli anni. Tuttavia, quando l’istinto è più forte dei dettami tattici, il risultato non può che essere simile a quello tracciato da Granoche, capace di segnare con continuità e quantità imbarazzante. Il suo rapporto con il Belpaese inizia nel 2007 quando Pablo, reduce da un’esperienza coi messicani del Coatzacoalcos, accetta le lusinghe della Triestina. Lo conoscono in pochi, ma cronisti ed addetti ai lavori impiegano poco per imparare il suo nome. Con i giuliani esordisce col botto, segnando ben ventiquattro reti. Sarà stato l’impatto fulmineo, sarà stato che i difensori – col passar del tempo – gli hanno riservato trattamenti sempre più duri, il numero delle reti crolla sensibilmente, ma non la qualità delle prestazioni che, infatti, gli spalancano le porte della Serie A, dove gioca – poco, però – con Chievo Verona prima e Novara poi. Le avventure con Varese, Padova e Cesena restituiscono alla cadetteria un Granoche con le polveri bagnate. Sembra l’ennesima favola senza lieto fine ed invece con l’arrivo al Modena, El Diablo torna sui livelli di prima, aggiudicandosi addirittura il titolo di capocannoniere nel 2015 con diciannove realizzazioni. Dopo altre due buoni stagioni con lo Spezia, dal 2018, Granoche è tornato a vestire la maglia rossa della Triestina in Serie C, senza mai smettere di fare quel che ha sempre fatto: gol.

di Nando Di Giovanni