La rosa del primo Chelsea di Joe Cole e Damien Duff vi salverà la serata
8 Novembre 2021
No non vogliamo tediarvi coi racconti da libri di storia sulla rivoluzione di madre Russia e portarvi nel 1917. La rivoluzione di cui vogliamo rendervi partecipi è quella che si abbattè sul calcio mondiale, e precisamente su quello inglese, nell’estate del 2003.
È su un volo privato che Roman Abramovich sorvolando Londra nota una sagoma e quella sagoma non è uno stadio qualunque. È Stamford Bridge, un teatro in piena Londra che ospita un club antico e blasonato ma che non vince un campionato da quarantotto anni. Decide quindi che quella sarà la sua nuova casa dei giochi.
Ken Bates, allora presidente di un Chelsea in gravi difficoltà economiche, vince il premio della lotteria: il magnate russo, sconosciuto ai media europei acquista il club e tutti i suoi debiti per circa 130 milioni di euro. Si scoprirà solo dopo, grazie a Forbes, che la cifra spesa da Roman non era in realtà per lui così esosa potendo contare su un patrimonio stimato in sei miliardi di dollari.
Come in ogni rivoluzione è necessario ricercare un evento scatenante e la stampa lo identifica nel gol di Jesper Gronckjaer nell’ultima giornata della stagione 2002-03. Il gol del danese permette ai Blues di superare il Liverpool 2-1 guadagnando cosi la quarta posizione valevole per la qualificazione in Champions, palcoscenico in grado di rendere non solo dal punto di vista mediatico ma soprattutto economico. Quel sigillo venne definito così Billion Pound Goal e fu la molla che convinse definitivamente Roman a scendere in campo.
Come dicevamo, quando il magnate si affaccia per la prima volta sulla scena del calcio internazionale pare uscito da un romanzo del mistero. Nessuno ne conosce bene la storia e la provenienza ma tutti ne parlano. Gia perche a parlare sono i soldi che inizialmente si vocifera voglia mettere sul piatto per la campagna acquisti: 120 milioni di euro. E fate attenzione: era il 2003 e una cifra così se la sognavano tutti.
In un viaggio milanese offre cinquanta milioni all’inter per Vieri, la stessa cifra per Nesta, trenta per Trezeguet e si informa su tutta l’elite della serie A, allora il campionato forse maggiormente zeppo di campioni. Da molti viene snobbato ma le parole prima di Braida dg del Milan che definisce i soldi proposti come “veri” e di Moggi che sul no per Davids afferma di “aver ricevuto la luna” si inizia a capire che gli equilibri di lì a poco saranno destinati a cambiare.
Ricevuto picche nelle botteghe di lusso italiane, Roman dà sfogo al suo shopping compulsivo come un allenatore qualunque di Championship Manager, accontentandosi di botteghe meno impegnativi i milioni non saranno i 120 dichiarati ma bensì 165. E per il calcio di allora suscitò grande scalpore. L’allenatore Claudio Ranieri venne confermato seppure a luglio la stampa britannica lo dava già per esonerato. Per diverse settimane si parlò di Sven-Göran Erikson e Fabio Capello.
Partirono per altri lidi i vari Zenden, Ferrer, Le Saux, Morris mentre un capitolo a parte lo meritò Gianfranco Zola: vera anima del club in quegli anni, salutò dopo sette stagioni per sposare e il progetto Cagliari vestendo con i gradi di capitano la casacca rossoblu, squadra della sua terra natia. Iniziarono in quell’anno a intravedersi le due figure su cui si fonderanno i successi futuri, ovvero John Terry e Frank Lampard. Il primo si prenderà i gradi di capitano, il secondo sarà il fulcro del gioco. In difesa otterranno la riconferma Desailly, Melchiot, Gallas, Huth mentre fra i pali ci sarà sempre il Ragno Nero Junior: Carlo Cudicini. In mezzo al campo ci sarà Petit seppur al suo ultimo anno, Marione Stanic al suo ultimo atto e ovviamento Gronkjaer, l’uomo della provvidenza. Davanti si salverà la coppia Hasselbaink-Goudjohnsen che bene aveva fatto la stagione precedente.
Il mercato di Roman prende il via il 1° luglio 2003 e per poco non battè bandiera italiana. Arrivarono lo stesso giorno ma a distanza di qualche ora le firme dei portieri. Jurgen Macho dal Sunderland e, appunto, Marco Ambrosio dal Chievo Verona. Il 15 luglio fu il turno di Glen Johnshon, arrivato dal West Ham per circa otto milioni di euro. Il giorno dopo, invece, il Chelsea acquistò dal Real Madrid Geremi, centrocampista del Camerun che non ebbe grande fortuna a Stamford Bridge. Spesa: dieci milioni di euro. Una settimana dopo, per altri dieci milioni circa, venne acquistato Wayne Bridge, dal Southampton, mentre per strappare Damien Duff al Blackburn ce ne vollero ben venticinque.
Una giornata memorabile fu quella del 6 agosto 2003: in poche ore vennero chiusi i colpi Joe Cole (dieci milioni dal West Ham United) e Juan Sebastian Veron (ventuno milioni, dal Manchester United). Non contento, il 12 agosto Abramovich portò a Stamford Bridge anche Adrian Mutu, firmando un assegno al Parma da diciannove milioni di euro per l’attaccante rumeno. A fine agosto, con il mercato che si avvicinava alla conclusione, il Chelsea perfezionò gli ultimi acquisti: Aleksey Smertin, per cinque milioni e mezzo dal Bordeaux (ma subito girato in prestito al Portsmouth), il colpaccio Hernan Crespo, ventiquattro milioni dall’Inter, insieme a Neil Sullivan, giunto alla corte di Ranieri per 500.000 euro dal Tottenham Hotspur visto l’infortunio di Macho
Finito qui penserete? E invece no! Perché proprio agli sgoccioli della chiusura del mercato Roman si regala Claude Makelele dal Real Madrid, per venti milioni di euro. Ranieri viene definito dai colleghi “L’allenatore con la carta di credito illimitata” o “L’allenatore più invidiato al mondo” e il mercato del Chelsea durò tutto l’anno con costanti pressioni su giocatori di altri club e intermediari che facevano la fila per proporre affari incredibili. Si parlò persino di Flachi.
La rivoluzione russa a Londra portò in quella prima stagione un secondo posto in Premier dietro solamente all’Arsenal degli Invincibili che vinse il titolo e una semifinale di Champions che vide però premiare i francesi del Monaco. Sranno però quelli i primi passi in avanti che faranno da trampolino di lancio per i successi degli anni a venire.
2. Glen JOHNSON

È il 15 luglio 2003 e Roman Abramovich dedide di investire sei milioni di sterline per uno dei prospetti più interessanti del calcio inglese. Johnson, dunque, sbarca a Stamford Bridge a soli diciannove anni, prelvato dai cugini-nemici del West Ham United, clamorosamente retrocesso nella precedente stagione. Il carattere non gli manca e nei diciannove match che disputa in Premier League, riesce a trovare per ben tre volte la via del gol, andando in rete contro Newcastle United, Blackburn Rovers e Southampton.
3. Celestine BABAYARO

Il rapidissimo terzino nigeriano dalle acrobatiche esultanze passerà ben nove anni nelle file dei Blues. Partito l’ex nazionale inglese Graeme Le Saux, il 2003-04 sembra vederlo come titolare inamovibile della fascia sinistra, ma l’arrivo del promettente Wayne Bridge ne condizionerà l’utilizzo. Resisterà ancora un anno a Londra, per poi lasciare Stamford Bridge nel 2005 per tentare l’avventura con il Newcastle United.
4. Claude MAKELELE

È l’ultimo colpo di mercato, datato infatti 31 agosto 2003. Ma che colpo! Per soli diciassette milioni di sterline il Chelsea si assicura un centrocampista tuttofare che a Madrid, nella squadra dei Galacticos, lascia un vuoto che risulta successivamente difficile da colmare. Al Santiago Bernabeu il francese ha vinto tutto e la sua importanza tattica viene riconosciuta da tutto lo spogliatoio. Nonostante tutto, Perez fa orecchie da mercante, non accontando le sue richieste di rinnovo e invogliando il francese ad accettare le lusighe londinesi per dar vita ad un ennesimo percorso ricco di successi. Con buona pace delle Merengues, ancora lì a rodersi il fegato.
5. Alekseij SMERTIN

Non poteva mancare in questa rivoluzione un patriota proveniente dalla madre Russia. Il connazionale del presidente prescelto è Alekseij che viene acquistato per circa tre milioni e mezzo di sterline dal Bordeaux. Tuttavia, Smertin nella stagione in esame non indossa la casacca dei Blues, ma verrà girato in presito al Portsmouth. A Fratton Park lascia il segno e il Chelsea lo richiama alla base la stagione successiva. Con l’avvento di Mourinho saranno, comunque, soltanto sedici le sue presenze nelle fila del club.

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