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La rosa della Reggiana di Simutenkov

3 Aprile 2022

5. Dietmar BEIERSDORFER

Il centrale tedesco ha trentatré anni quando arriva a vestire i colori della Reggiana. Dalla sua ha una lunghissima esperienza in Bundesliga con le maglie di Amburgo, Werder Brema e Colonia: ha vissuto il suo periodo migliore al Weserstadion vincendo un campionato, una Liga Pokal e due Supercoppe tedesche. Sbarca a Reggio Emilia nell’estate e sulle sue spalle Lucescu vuole edificare le fortune del reparto arretrato. Tuttavia, il rumeno saluta a novembre, mentre Dietmar fa quel che può e, subito aver segnato il suo primo e unico gol in Serie A contro il Napoli, è costretto a fermarsi improvvisamente a causa di uno scontro di gioco che gli provoca il parziale distaccamento della retina. Cade così l’ultimo baluardo a protezione della rete di Ballotta e la Reggiana sprofonda negli abissi, mentre Beiersdorfer è costretto a dire basta al calcio giocato.

6. Angelo Adamo GREGUCCI

Dopo una vita trascorsa con addosso le maglie di Alessandria (quattro stagioni) e Lazio (sette stagioni), il difensore centrale di San Giovanni Jonico in provincia di Taranto veste il granata. Tuttavia, se per il 1993-94 è quello del Torino, dopo USA ’94 Gregucci fa parte stabile della rosa emiliana, rimanendovi fino al 1998, quando dirà basta al calcio giocato. Nell’annata in esame disputa soltanto cinque match, andando però a segno nella partita casalinga contro il Verona del mese di ottobre.

7. Marco SCHENARDI

L’ala destra sposa la causa della Reggiana nell’estate del 1995 dopo esser stato retrocesso in Serie B con la maglia del Brescia. Allo stadio Giglio si esalta nel 4-4-2 di Ancelotti ed è uno degli indiscussi protagonisti dell’immediata risalita degli emiliani nella massima serie. Con Lucescu in panchina, però, le cose non vanno come con il tecnico di Reggiolo. Tuttavia, riesce a convincere il Vicenza ad acquistarlo: i Berici, però, lo girano al Bologna e termina la sua stagione in rossoblù, prima di tornare a presidiare la fascia del Romeo Menti.

8. Francesco PEDONE

È il metronomo ed il geometra al centro del campo, chiamato a non far rimpiangere la partenza di Pietro Strada. Pedone ha dimostrato di aver stoffa – e tanta – con la maglia del Bari e il tecnico Lucescu approfitta della retrocessione in B dei Galletti per assicurarselo a prezzo d’occasione. Tuttavia, l’esperienza del centrocampista allo stadio Giglio si esaurisce in men che non si dica: quattordici partite all’attivo prima di scendere da una nave diretta al naufragio sicuro. Scende in Serie B nel Venezia dove successivamente trova Novellino con il quale riesce nell’impresa di riportare nella massima categoria i Lagunari.

9. Angelo CARBONE

Una carriera esplosa in maniera fulminea, passando dal Bari al Milan, su precisa indicazione di Sacchi. Angelo Carbone è uno dei centrocampisti più promettenti della sua generazione, ma alle attese non hanno fatto ecco sufficienti risultati. Non riesce a trovare una sua definitiva dimensione e il Diavolo lo manda in giro per l’Italia in prestito: torna a Bari, passa per Napoli, poi Fiorentina e infine Piacenza, fin quando non viene acquistato dalla Reggiana. Ma con i colori granata addosso disputa soltanto sei partite, prima di rifare nuovamente le valigie e trasferirsi all’Atalanta. Torna a Reggio Emilia nel gennaio 1999, ma il torneo finisce con la retrocessione in Serie C1.

10. Sandro TOVALIERI

L’arrivo di un elemento esperto ma di sicuro affidamento come Il Cobra rincuora e non poco i tifosi granata. Dopo le meraviglie di Bari, Sandro è reduce da un’annata poco brillante, seppure completasse il tridente d’attacco assieme a Morfeo e Vieri. Si presenta nel migliore dei modi con la sua nuova maglia, pareggiando immediatamente la rete del suo partner d’attacco durante il match fra Reggiana e Juventus che inaugura la stagione. Segna nuovamente contro Parma, Verona e Sampdoria, ma dopo undici partite viene spedito in Sardegna, coinvolto anch’esso nella lotta per non retrocedere e sfiorando un’impresa storica. A fine stagione le reti saranno ben sedici. Alla faccia di chi lo considerava già sul viale del tramonto.

11. Igor SIMUTENKOV

È uno dei simboli senza tempo, tant’è che lo stesso Max Collini e gli Offlaga Disco Pax hanno dedicato un intero pezzo alla figura del Folletto della Tundra. È il dicembre del 1994 quando Igor arriva in Italia e bagna il suo esordio con un gol nel match contro la Cremonese. Seppur le premesse sembrino spalancargli le porte della titolarità, Simutenkov non riesce ad imporsi ben subito. Sarà silenzioso, ma per due stagioni su quattro è il miglior marcatore della squadra. Nel 1996-97 fa registrare la stagione più prolifica in Serie A, segnando sei reti in trenta partite. Lascia il Belpaese nel 1999, quando veste la maglia del Bologna.

13. Georges GRUN

La colonna difensiva belga torna in Italia a pochi chilometri dalla Parma che, nel 1990, lo aveva convinto a lasciare l’Anderlecht. Dopo quattro anni con i Ducali, Georges è tornato per un biennio ai Biancomalva per poi accettare di giocarsi la sua ultima fiche nel campionato più bello del mondo per una nuova avventura, ma rigorosamente sulla via Emilia. Gioca ventitré partite, ma la situazione finanziaria precaria della società lo costringe a terminare anzitempo la sua avventura da professionista.