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La rosa della Reggiana di Simutenkov

3 Aprile 2022

14. Nicolò SCIACCA

Dopo essersi fatto notare anch’egli nel Foggia di Zeman, nel 1996 raggiunge il suo ex compagno di squadra Caini per vestire la maglia granata della Reggiana. Tuttavia, il fantasista siciliano che si presenta allo stadio Giglio versa in condizioni fisiche tutt’altro che brillanti e viene impiegato soltanto in cinque occasioni. Per recuperarlo viene ceduto in prestito alla Reggina, ma i calabresi lo rispediscono immediatamente al mittente e termina la stagione mestamente ai margini del progetto.

15. Gianluca CHERUBINI

Photo: Allsport UK

Nasce a Roma, ma è all’ombra del mitico stadio Mirabello che il giovane Cherubini mette in mostra tutte le sue promettenti doti agli occhi del grande pubblico. I Granata si ritrovano fra le mani uno dei migliori prospetti della nuova generazione e nelle prime due stagioni in Serie A, Cherubini scende in campo per ben quarantaquattro volte. Dopo un fugace ritorno a casa con la maglia della Roma, nel 1996 torna sulla via Emilia, ma sembra essere solo una copia sbiadita del difensore che ha anche vinto un Europeo con l’Under-21 di Cesare Maldini. È l’inizio di un’involuzione che lo porterà ad un lento e triste finale di carriera che, anzi, lo porterà negli anni Duemila a finire anche sulle pagine di cronaca nera, complicata anche dall’improvvisa insorgenza di un aneurisma cerebrale che lo colpì durante un match tra il Novara e il suo Giulianova.

16. Giovanni ORFEI

Anche Orfei viene dalla capitale, ma a differenza di Cherubini si fa notare nelle giovanili della Lazio e ne condivide con lui il passaggio “obbligato” alla Lodigiani. Dopo aver conquistato la promozione come valida alternativa ai titolarissimi Tangorra, Cevoli e Caini, Lucescu gli concede trentuno minuti nel derby emiliano contro il Piacenza, prima di avallare la sua cessione in prestito all’Ascoli. Rimarrà comunque legato alla Reggiana, disputandovi altri due tornei fra Serie B e C1.

17. Max TONETTO

È proprio la Reggiana che lo lancia fra i grandi, dopo averlo prelevato nel 1992 dal San Giovanni Trieste ed averlo mandato a maturare tra Serie C2 e C1, vestendo le maglie di Fano prima e Ravenna poi. È mister Ancelotti a lanciarlo tra i cadetti: sono diciassette le partite disputate nell’anno della promozione, mentre sono ben ventuno nella massima categoria. Viene ancora impiegato come centrocampista, ma con l’andar degli anni troverà le sue maggiori fortune nel ruolo di cursore di fascia sinistra.

18. José Adolfo VALENCIA

Il centravanti colombiano arriva a Reggio Emilia come El Tren e riparte come El Macinin. È lui forse la delusione più grande di un campionato drammatico, sportivamente parlando. Dopo aver viaggiato a buone medie con le maglie di Bayern Monaco e Atletico Madrid e segnato con il pallottoliere in patria con l’Independiente Santa Fe, Valencia si ripresenta in Europa dopo un esilio di un anno dall’esperienza coi Colchoneros. Tutti si aspettano che sarà lui a tenere alte le sorti dei Granata, potendo fare affidamento su un centravanti potente, completo e con esperienza internazionale. E invece Valencia è un gigante d’argilla che affonda quasi comicamente i suoi piedi sul prato del Giglio e rasserenando le domeniche dei suoi avversari. Sembra quasi la caricatura di un centravanti e, infatti, viene lasciato andare dopo aver segnato la miseria di quattro reti in ventitré partite.

19. Michael HATZ

È una colonna del Rapid Vienna e per questo viene scelto dalla dirigenza granata per rinforzare il reparto arretrato con i suoi muscoli. Hatz non è sinonimo di leggiadria. Anzi, tutt’altro. È quadrato, come si addice all’identikit di un difensore austriaco. Non brilla, però, come in molti si sarebbero aspettati, viaggiando costantemente a ridosso dell’asticella della sufficienza. Con Oddo in panchina perde la sua titolarità e l’anno successivo viene ceduto al Lecce con cui, però, disputa soltanto due partite prima di far definitivamente ritorno in patria.

20. Ioan Ovidiu SABAU

È una delle colonne del Brescia e si avvia a disputare la quinta stagione consecutiva con la maglia delle Rondinelle, ma quando Lucescu viene chiamato alla guida tecnica dei Granata, Sabau riabbraccia il suo mentore che – fra l’altro – lo portò in Italia dal Feyenoord nel 1992. Nelle mire dell’ex allenatore del Pisa e dei lombardi c’è quello di porre Ioan al centro del suo gioco, ma l’esperimento non dura assai. Sabau disputa soltanto diciannove partite e si toglie la soddisfazione di segnare una rete nel derby con il Parma, perso all’Ennio Tardini per 3-2. Torna al Brescia al termine della stagione.

21. Paolo MOZZINI

Il difensore è un prodotto del vivaio granata e vive tutte e tre le stagioni della compagine in Serie A, seppur da comprimario. Nel 1996-97 lascia solo una traccia del suo passaggio, prima di essere ceduto in prestito al Como che sta disputando il torneo di Serie C1.