La TOP 11 di EURO ’96
30 Marzo 2021
Karel POBORSKY

Centrocampista atipico, smilzo e brevilineo, Karel Poborsky ha fatto parte del periodo d’oro della Repubblica Ceca calcistica, quella di Nedved, di Cech, di Rosicky, di Koller, Baros e molti altri. Piuttosto discontinuo nel rendimento, viene ricordato soprattutto per la doppietta relizzata con la maglia della Lazio ai danni dell’Inter il famoso 5 maggio del 2002, e per il mirabile pallonetto con cui permise alla sua Repubblica Ceca di superare il fortissimo Portogallo di Rui Costa, Paulo Sousa e Figo. Carattere non facile e difficilmente addomesticabile, Poborsky ha probabilmente reso in maniera inferiore rispetto alle sue reali potenzialità, nonostante venga ricordato come un grandissimo giocatore. La sua abilità su punizione e il suo dribbling fulminante gli sono valsi il quarto posto nella classifica dei calciatori cechi del decennio 2000-2010. Ha militato in squadre del calibro di Manchester United e Benfica, oltre alla Lazio. Riveste attualmente la carica di presidente del Ceske Budejovice, squadra che lo ha lanciato a livello giovanile. E’ stato vittima di una brutta avventura a causa del morso di una zecca, nascostasi in mezzo alla sua folta barba, che gli ha trasmesso il morbo di Lyme. Lui stesso ha confessato: “i medici mi hanno detto che se fossi andato in ospedale un giorno dopo non avrei avuto possibilità di salvarmi”.
Alan SHEARER

Simbolo dell’attaccante puro, sanguigno e letale in area di rigore, Alan Shearer da Newcastle è, e continua ad essere amato da milioni di tifosi sparsi in tutto il mondo. Magnifico esempio di attaccamento ai propri colori, ha preferito firmare per la squadra della sua città, il Newcastle, pur sapendo che le possibilità di guadagno e di vittoria sarebbero state fortemente inferiori a quelle che avrebbe potuto ottenere altrove; lo United fece follie per portarlo a Manchester, ma trovò sempre il netto rifiuto da parte del giocatore. In Premier League è il miglior marcatore di sempre con la bellezza di 260 reti. In coppia con Chris Sutton, portò il Blackburn Rovers a vincere il titolo dopo più di ottant’anni di distanza da quello precedente. Si narra che Shearer, giusto per evidenziare la semplicità del personaggio in questione, festeggiò coi compagni per poi tornare subito a casa perché doveva finire di dipingere la staccionata del suo giardino. All’Europeo di casa del 1996 fu capocannoniere con cinque reti, purtroppo vanificate dall’errore di Southgate dal dischetto nella semifinale contro la Germania. In una recente intervista ha confessato di soffrire di preoccupanti vuoti di memoria, dovuti presumibilmente agli innumerevoli colpi di testa al pallone; a tal proposito sta portando avanti una battaglia per capire se ci siano effettivamente delle relazioni tra questa patologia e il calcio e soprattutto per tutelare i calciatori che hanno sviluppato malattie più o meno gravi, in seguito alla loro carriera.
Hristo STOICHKOV

Ribelle? Scorbutico? Provocatore? Impulsivo? Probabilmente sì, ma anche un campione straordinario, dotato di un grande cuore, capace di donare cifre ingentissime in beneficienza destinate soprattutto ai bambini. La vita di Hristo Stoichkov, considerato a ragione il calciatore bulgaro più forte della storia del paese, non è stata semplice, specialmente nel periodo più delicato della vita, quello della sua infanzia. Appena diciannovenne, in occasione del ritorno della finale della coppa nazionale, fu uno dei protagonisti della clamorosa rissa tra le acerrime nemiche di Sofia, il Levski e il CSKA, quest’ultima, squadra del mancino bulgaro. Stoichkov fu autore di quattro delle cinque reti dell’andata con cui il CSKA mise una pesante ipoteca sul titolo; al ritorno, Stoichkov decise di indossare una maglietta col numero 4, in maniera palesemente provocatoria. Ne scaturì una rissa di dimensioni immaginabili che provocò reazioni durissime: il partito comunista bulgaro, riunitosi d’urgenza, sciolse seduta stante le due società e comminò pene severissime, radiando dall’albo dei calciatori tutti o quasi i partecipanti a quella vergognosa scazzottata. In seguito le pene furono mitigate e anche Stoichkov poté tornare a giocare, ma la Bulgaria gli stava oramai stretta. Andato al Barcellona si fece apprezzare per la sua classe e il suo talento cristallino, ma con allenatori e compagni di squadra i rapporti non furono prettamente idilliaci. Del tutto negativa invece la sua parentesi al Parma, dove i rapporti con Nevio Scala furono fin da subito molto tesi. Tutti sanno il contributo che Stoichkov diede alla sua Bulgaria nel mondiale del 1994: lui in attacco, il mitico Yordan Letchkov a centrocampo e il compianto Trifon Ivanov in difesa formarono la spina dorsale di una squadra simpatica e tremendamente concreta, fermata solo da un Roberto Baggio in stato di grazia. L’Europeo del 1996 non fu altrettanto foriero di soddisfazioni per la nazionale dell’allenatore Penev, ma Stoichkov giocò all’altezza della sua fama, segnando tre reti su tre nel girone eliminatorio che però vide soccombere i bulgari dietro a Francia e Spagna.
Davor ŠUKER

Nasce a Osijek, capoluogo della Slavonia, regione croata conosciuta per le sue pianure e foreste e per l’ospitalità dei suoi abitanti. Nella squadra locale, Davor Šuker muove i primi passi di una carriera che lo porterà ad essere il giocatore croato più famoso e rappresentativo della giovane repubblica balcanica. Verrà assoldato dalla Dinamo Zagabria, prima di volare in Spagna ed imporsi all’attenzione internazionale, col Siviglia prima e il Real Madrid poi. Anche con la maglia a scacchi della nazionale lascerà un segno indelebile, realizzando 45 reti in 69 presenze, record a tutt’oggi insuperato. All’Europeo del 1996, la giovane Croazia fece un figurone, battendo di misura la Turchia e stritolando la Danimarca per tre a zero. Fortissima in difesa e a centrocampo, annoverava tra le sue file campioni del calibro di Bilic, Boban, Prosinecki e Stanic, in attacco Vlaovic, Boksic e soprattutto Šuker rappresentavano un incubo per le difese avversarie. La Croazia si arrese di misura alla Germania, futura vincitrice del torneo, dopo una partita in cui avrebbe senz’altro meritato di più. Quell’europeo fu il preludio del mondiale 1998, in cui i croati raggiunsero uno storico terzo posto e in cui Davor Šuker siglò sei reti, vincendo il titolo di capocannoniere della massima manifestazione calcistica. Dal 2012 riveste la carica di presidente della Federazione calcistica croata.
Daniele Parrini

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