Privacy Policy Lo strano caso dell'Inter "olandese": salvezza raggiunta alla penultima e la vittoria in Coppa Uefa

Lo strano caso dell’Inter “olandese”: salvezza raggiunta alla penultima e la vittoria in Coppa Uefa

12 Ottobre 2021

Scorre inesorabile il tempo, e i ricordi servono anche per scandirlo. Chi di voi si sarebbe accorto che Wilhelm, più comunemente Wim, Jonk avrebbe compiuto la bellezza di cinquantacinque anni? Probabilmente nessuno, eppure la clessidra non fa sconti. Nemmeno a chi, nella mediana di un campo di calcio si destreggiava con maestra abilità. Già ventisette anni fa, quando con l’Inter vinse la Coppa UEFA 1993-94.

Quantità e tantissima qualità facevano di Jonk un centrocampista, già allora, di stampo moderno. Lo ricordano con affetto i tifosi dell’Inter, e ovviamente quelli della nazionale olandese. Con gli Oranje quarantanove presenze con undici timbrate di cartellino: mica male per uno che non aveva il compito di segnare.

E di gol ne ha messi a segno anche con la maglia dell’Inter. Acquistato nell’estate del 1993 per la bellezza di dieci miliardi di lire, Jonk raggiunse Milano in (ottima) compagnia di Dennis Bergkamp. L’ha indossata per ben sessantasette volte la maglia nerazzurra, andando in rete tredici volte. Per i più attenti e i più nostalgici, il ricordo della rete clou di quella Coppa UEFA non sbiadirà mai…

Fu una Coppa UEFA piena zeppa di emozioni e sorprese. Tre le italiane al via: Inter, Juventus e Cagliari. Due di queste, arrivarono a giocarsi una semifinale al cardiopalma. Ma andiamo con ordine, per ripercorrerne il cammino.

Gare di andata e ritorno, senza alcun (noioso) girone. Ai trentaduesimi di finale, l’Inter batte al Meazza per 3-1 il Rapid Bucarest. La firma, unica, è quella di Bergkamp che cala una tripletta da sogno. Jonk, sontuoso in quella UEFA e Battistini decideranno il match di ritorno. Si va ai sedicesimi, laddove l’Inter trova i ciprioti dell’Apollon. L’attaccante olandese la decide (1-0) all’andata, quindi il 3-3 (Shalimov e il Non-Flying Dutchman danno l’iniziale doppio vantaggio) col brivido che vale l’approdo agli ottavi.

Per un percorso al rallentatore in Italia, la classifica è pessima e la posizione di Osvaldo Bagnoli sempre più traballante, l’Europa rappresenta la miglior espressione di un Inter capace di piegare anche il Norwich City. Ruben Sosa inchioda gli inglesi nei primi novanta minuti, mentre al ritorno (non senza patemi) Bergkamp realizza dagli undici metri il rigore che scaccia la paura, e che vale i quarti.

L’approdo tra le migliori otto non basta però a salvare la panchina di Bagnoli. Al suo posto, in veste di traghettatore, subentra Gianpiero Marini incaricato sino a quel momento di guidare la Primavera nerazzurra. Una scelta forse azzardata, ma con un dolce finale.

Nei quarti l’avversario si chiama Borussia Dortmund, sconfitta giusto la stagione precedente, sempre in UEFA, in finale dalla Juventus. Al Westfalendstadion, l’Inter confeziona l’impresa che non ti aspetti. Dopo una serie di interventi dell’Uomo Ragno Zenga, Jonk apre le danze della sfida, quindi soltanto tre giri di lancette dopo fa il bis con una rete da cineteca. Alle corde, il Borussia si rialza accorciando le distanze di Schulz (erroraccio di Walter). Solo un sussulto, prima del 3-1 mortifero di Igor Shalimov, glaciale nel concludere a rete un contropiede innescato dal furente Sosa.

Qualificazione in cassaforte? Macché, perché al Meazza prima Zorc e poi Ricken rimettono il tutto in bilico. Tuttavia, ogni sorta di ombra viene scacciata via dal gol di Antonio Manicone, che in contropiede, con un tocco sotto, scagiona l’Inter dalla peggior agonia possibile, facendo accedere i nerazzurri alla semifinale.

Per un derby tutto italiano, contro il Cagliari guidato da Bruno Giorgi, capace di sconfiggere ai quarti la Juventus di Giovanni Trapattoni, detentrice del trofeo. In un momento complicatissimo, cinque sconfitte consecutive tra campionato e coppa, arriva anche il sesto ko consecutivo. In Sardegna finisce 3-2 in favore dei padroni di casa, in rete con Lulù Oliveira, Criniti e Pancaro. La capocciata di Fontolan e la puntata di Sosa tengono aperta la qualificazione. Decisa il 12 aprile 1994, a San Siro. La prestazione dei nerazzurri fu memorabile. Bergkamp, su rigore nel primo tempo, e ancora l’Olandese Non Volante a siglare il raddoppio, prima della quarta rete europea di Wim Jonk. Finale in ghiaccio che ha il sapore del riscatto, in una stagione vissuta col patema d’animo di una possibile (ed incredibile) retrocessione.

Tra l’Inter e la gloria, di mezzo ci sono gli austriaci del Casino Salisburgo. L’andata in terra austriaca, si gioca a Vienna, trova il marchio di Nicola Berti, servito al bacio dal solito Sosa e la sofferenza per il rosso a Bianchi.

A novanta minuti dall’apoteosi, l’Inter vive il secondo round in apnea. Spreca l’impossibile con Bergkamp, e l’equilibrio permane. Zenga si super su Artner, poi trema come non mai quando Marquinho colpisce un doppio palo. San Siro trattiene il fiato, poi libera l’urlo di gioia. È il 62’ minuto: Ruben Sosa lancia Jonk, il destro è di quelli chirurgici.

Esplode il Meazza, l’Inter vince e si aggiudica l’UEFA. L’ultimo trofeo dell’era Ernesto Pellegrini. In coda ad una stagione che poteva essere drammatica e che invece si rivelò vincente.

di Andrea Melli

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