Privacy Policy Non sapevo di aver giocato nel Napoli: 23 giocatori azzurri che (molto probabilmente) non ricordi - Pagina 3 di 4

Non sapevo di aver giocato nel Napoli: 23 giocatori azzurri che (molto probabilmente) non ricordi

11 Aprile 2022

Gaetano DE ROSA

Photo: Matthew Ashton – Empics – Getty Images

A Napoli si ricerca disperatamente di rialzare la testa dal post-Maradona, sulla panchina si avvicendano Claudio Ranieri e Ottavio Bianchi, con quest’ultimo che traghetta la squadra fino alla fine della stagione. Dal settore giovanile azzurro c’è anche questo giovane difensore col vizio del gol, che tenta di farsi spazio in prima squadra. Bianchi gli concede tre gettoni di presenza sul tramonto del campionato e De Rosa assaggia l’emozione della massima serie contro Pescara, Torino e Parma. Ma negli anni a seguire diventerà un pilastro inamovibile della retroguardia del Bari.

Marco FERRANTE

Di origine napoletana e prodotto dello stesso vivaio partenopeo, è proprio con la divisa azzurra che Marcolino Ferrante inizia a muovere i primi passi. Alla sua stagione d’esordio – 1989-90 – conta soltanto una presenza contro il Como, ma come membro effettivo della squadra può comunque fregiarsi di ben due trofei: scudetto e Coppa UEFA. Ritorna a Napoli dopo i prestiti con Reggiana e Pisa, ma anche stavolta gioca con il contagocce, troverà lo spazio che merita più avanti, segnando gol a grappoli con la prestigiosa maglia del Torino.

Gianluca FRANCESCONI

Il Napoli lo pesca dalla Lodigiani, società con cui cresce e debutta nel professionismo. Arriva in azzurro a cavallo degli anni d’oro della squadra campana, dove le gesta di Maradona esaltavano la travolgente passione del popolo partenopeo. Fa appena in tempo a vincere una Supercoppa Italiana, per poi confermarsi come il miglior esterno sinistro della serie B con la Reggiana. Da qui la chiamata della Juventus che investe su di lui senza fare i conti con un bruttissimo infortunio al tendine d’Achille che gli compromette la carriera. Per Francesconi si aprono le porte di Genoa e Pescara, poi il ritorno alla Lodigiani con in mezzo una parentesi al Brescello.

Luciano GALLETTI

Da splendido prodotto dell’Estudiantes, con cui giovanissimo si mette in mostra, a fugace meteora del calcio italiano. Per poi successivamente confermarsi come uno degli elementi di spicco con la casacca del Real Saragozza vincendo una Coppa e una Supercoppa di Spagna. Fino a indossare per tredici volte la maglia della nazionale argentina. La parabola di Galletti passa anche dall’unica stagione giocata in Italia, dove si divide tra le zero presenze con il Parma, alle undici apparizioni condite da due gol nel nostro campionato cadetto, proprio con il Napoli promosso in A di Novellino.

Erwin HOFFER

Dal debutto con l’Admira Wacker Mödling, al triennio al Rapid Vienna dove prima contribuisce alla vittoria del campionato e poi si impone a suon di gol all’attenzione dei club europei. Si trasferisce al Napoli, ma l’avventura italiana non è certo di quelle memorabili. In campionato vede il campo per otto volte, sempre da subentrato, a cui si aggiunge l’unico gol segnato in Coppa Italia contro la Salernitana. Lascerà l’Italia per la Germania, giocando per Kaiserslautern, Eintracht Francoforte e Fortuna Düsseldorf, fino all’immancabile ritorno all’Admira Wacker Mödling.

Roberto MURGITA

Il culmine della sua carriera arriva con la maglia del Vicenza, dove contribuisce con i suoi gol alla promozione in A della gloriosa formazione biancorossa. Numeri che Murgita non riuscirà purtroppo a mantenere. Passa al Piacenza nello scambio che porta a fare il viaggio inverso Pasquale Luiso, e da qui arriva la chiamata del Napoli che investe qualcosa come tre miliardi delle vecchie lire. Murgita riuscirà a infilare un solo gol – in diciannove presenze – con tanti saluti al capoluogo campano per vestire la maglia del Ravenna. Termina, infine, tra i dilettanti con Derthona e Rapallo Ruentes.

Angelo PAGOTTO

Venne scovato dagli osservatori del Napoli che lo aggiunsero al proprio settore giovanile. Parte da qui la rapida scalata di Pagotto verso il grande calcio. Ben presto la Primavera gli stava stretta e fu aggiunto alla prima squadra senza mai scendere in campo. Il prestito alla Pistoiese fu il vero trampolino di lancio, e con le sue indubbie qualità trovò spazio prima alla Sampdoria e poi al Milan. L’esperienza a strisce rossonera però non fu semplice, e dopo aver perso la titolarità in favore di Sebastiano Rossi scelse Empoli e Perugia per ripartire, chiude, infine, con Grosseto e Crotone.