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Quando i numeri di maglia diventano Arte povera o in alcuni casi delle belle cafonate

17 Novembre 2021

Il 9 c’è ma non si vede: edizione cordiale

È una calda estate del 1997, le nostre vite vanno avanti serene e felici senza l’assillo della scuola quando una notizia cambierà per sempre i connotati della nostra infanzia: l’Inter compra Ronaldo! C’è un via vai di notizie, e tutti si aspettano che il Fenomeno vesta la sua canonica maglia numero 9, con buona pace per Ivan Zamorano, che aveva dato la disponibilità a cedere la sua maglia. Il brasiliano tuttavia spiazza tutti vestendo la maglia numero 10. Tuttavia il povero Zamorano non ha vita facile neanche nell’estate del 1998: dopo il Mondiale Roberto Baggio ha dimostrato di essere ancora un campione e Massimo Moratti lo veste con la maglia della Beneamata. La società nerazzurra parte col domino delle maglie: il 10 a Baggio, il 9 a Ronaldo e Zamorano, che ancora una volta non si oppone chiede la 18, ma con una piccola aggiunta, ossia il segno “+”; così il cileno avrà una 9 camuffata, a patto che chi guarda sappia sommare l’1 con l’8.

Portieri dai piedi buoni: il trequartista

Estate del 2001. L’Italia è ancora in “fermento” per l’approdo nelle radio di www.mipiacitu, il brano che ha illuso la penisola sul fatto che i Gazosa potessero sfondare nel panorama della musica nostrana quando un altro evento epocale si sta abbattendo sul Belpaese: il Chievo Verona. A difendere i pali della compagine clivense, a dispetto delle apparenze non c’è René Dif, voce maschile degli Aqua (altra band che ci ha illuso di una vita artistica lunga e duratura), bensì Cristiano Lupatelli, che condivise con il musicista il “non taglio” di capelli: testa completamente rasata e basette in bella vista. A corollario del coraggioso look c’è l’insolito numero di maglia: il 10. In quella stagione raccontò che la scelta fosse legata a una scommessa con gli amici, e sicuramente non quella del numero di maglia del portiere non fu la cosa più sorprendente che offrì la compagine di Delneri.

Portieri dai piedi buoni: l’ala

Dei record e dell’assoluto ruolo da protagonista nell’olimpo della nostalgia di Marco Ballotta abbiamo già abbondantemente discusso, ma il Nonno, non poteva assolutamente mancare in questa amabile combriccola di calciatori geniali all’appendice delle sue quaranta primavere dichiarò di voler giocare attaccante a fine carriera, ma come tutti sappiamo nel 2003-04 era ancora lontano da appendere gli scarpini al chiodo e allora il Modena decise di vestirlo con la maglia numero 11, più congeniale ad un esperto che a un estremo difensore, ma a Ballota proprio non si può dire no.