Quando il talento non ha età: tutti i Campioni d’Italia (titolari) under 23 dal 1985 ad oggi
14 Aprile 2022
JUVENTUS 1994-95: Alessio Tacchinardi e Alessandro Del Piero

Il primo campionato di Serie A con la vittoria che vale tre punti vede materializzarsi il ritorno della Vecchia Signora che conquista lo scudetto a distanza di nove anni. Marcello Lippi prende il posto di Trapattoni sulla panchina bianconera, il nuovo schema tattico e gli infortuni frenano la stella Baggio a beneficio dell’ascesa del giovane Alessandro Del Piero, talento puro, che si trova a meraviglia con Vialli e Ravanelli e si consacra definitivamente nel calcio italiano. L’eurogol segnato in rimonta nel 3-2 contro la Fiorentina al Delle Alpi rappresenta l’immagine ideale della formidabile stagione di Pinturicchio. Ottima stagione anche per Alessio Tacchinardi centrocampista acquistato dall’Atalanta. Con la preziosa regia di Paulo Sousa, e affiancato ai vari Deschamps, Conte e Di Livio, il ragazzo di Crema con grande temperamento e un’invidiabile personalità brilla nel centrocampo bianconero.
MILAN 1995-96: Christian Panucci

Dopo l’anno sabbatico a beneficio della Juve il Milan si riprende lo scettro di Campione d’Italia. Van Basten lascia il calcio ma Berlusconi non bada a spese, ingaggiando il Pallone d’Oro George Weah con il Divin Codino Roberto Baggio che insieme a Savicevic crea un attacco esplosivo. A centrocampo e in difesa i rossoneri rimangono una certezza. In particolare nel reparto difensivo il Milan subisce appena ventiquattro reti. Di gran lunga la miglior difesa del campionato. Alcuni eroi della leggendaria difesa milanista per ovvie ragioni di età lasciano sempre più spazio alle nuove leve. Panucci ormai è titolare della corsia di destra. Una stagione ricca di soddisfazione anche dal punto di vista realizzativo con cinque gol segnati in campionato. Un record personale eguagliato undici anni dopo con la maglia della Roma.
JUVENTUS 1996-97: Alessio Tacchinardi, Nicola Amoruso, Alessandro Del Piero e Christian Vieri

La Juve torna prepotentemente alle luci della ribalta. Molti eroi di un tempo vengono sostituiti, Vialli, Ravanelli, Marocchi, Carrera e Paulo Sousa lasciano Torino. La trequarti juventina però viene in parte cambiata diventando esplosiva. Tutto ruota intorno ad Alex Del Piero. Vicino a lui arrivano campioni del calibro di Zidane e Boksic, ma anche giovani dal sicuro avvenire come Nicola Amoruso e soprattutto Christian Vieri. La Juve è una macchina perfetta. Difesa di ferro. Davanti Vieri è una scommessa vinta. Amoruso un ottimo gregario capace di finalizzare con frequenza anche in Champions League e Del Piero è il solito punto d’appoggio per l’universo bianconero fondamentale anche per il trionfo in Coppa Intercontinentale.
JUVENTUS 1997-98: Alessandro Birindelli, Nicola Amoruso e Alessandro Del Piero

Lo Scudetto della discordia. Uno dei titoli più chiacchierati del dopoguerra. Uno dei punti più alti dell’eterna rivalità fra Juve e Inter. Gli scontri di palazzo fra la “triade” Moggi-Bettega-Giraudo e la famiglia Moratti e quel contatto in area di rigore fra Iuliano e Ronaldo che l’arbitro Ceccarini non sanzionò con il penalty e che ancora oggi, a distanza di tanto tempo fa ancora molto discutere. Finisce 1-0 per i bianconeri che lanciano la fuga definitiva verso il titolo finale. I piemontesi puntellano la difesa con l’ingaggio di Alessandro Birindelli giovane terzino destro del vivaio dell’Empoli, mentre in attacco Del Piero cambia partner, dopo Vieri è l’ora di Filippo Inzaghi, altro giovane bomber dai numeri impressionanti. Forse mai come in questa stagione la Juve dipende dalle performance del suo capitano. Devastante. Uno score di quarantasette partite ufficiali con trentadue reti all’attivo, ventuno in campionato, una in Coppa Italia e dieci in dieci presenze di Champions League. Un mostro.
MILAN 1998-99: Massimo Ambrosini e Christian Abbiati

Titolare per caso, la classica favola a lieto fine di Christian Abbiati. A ventuno anni, da perfetto sconosciuto a Campione d’Italia. Dopo le esperienze a Monza e Borgosesia, il sogno diventato realtà. Il titolare è Lehmann, ma il tedesco si dimostra subito inadatto al calcio italiano. E allora spazio all’eterno Sebastiano Rossi che garantisce la solita efficienza tra i pali ma viene tradito dai nervi. Tutto accade in un Milan-Perugia 2-1, alla diciassettesima giornata. Un brutto gesto nei confronti di Bucchi costa una lunga squalifica al numero uno rossonero e allora tocca a lui, Christian Abbiati, da terzo a primo portiere. Pronto? Prontissimo, Abbiati non sbaglia un colpo, è protagonista di grandi prodezze che blindano la porta rossonera verso la conquista del sedicesimo scudetto. Massimo Ambrosini vince il suo primo titolo da protagonista. Acquista sempre più padronanza del centrocampo rossonero, il suo impiego permette alla squadra di Zac di essere più bilanciata e di spostare Boban sulla trequarti. Contro la Samp segna il suo primo gol in maglia rossonera

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