Privacy Policy Quando il talento non ha età: tutti i Campioni d’Italia (titolari) under 23 dal 1985 ad oggi - Pagina 4 di 6

Quando il talento non ha età: tutti i Campioni d’Italia (titolari) under 23 dal 1985 ad oggi

14 Aprile 2022

LAZIO 1999-00: Alessandro Nesta

Una delle annate più memorabili della storia biancoceleste. Iniziata con la conquista della Supercoppa Europea e conclusasi con il trionfo in Coppa Italia ma soprattutto in campionato, per il secondo scudetto della storia laziale. In tutti questi successi emerge la figura di un ragazzo romano, quartiere Cinecittà, famiglia storicamente laziale, il giovane capitano di questa Lazio, che risponde al nome di Alessandro Nesta. Uno dei più forti difensori italiani mai esistiti. Eleganza, velocità, forza fisica, tempismo, tutte caratteristiche che lo hanno reso tra i più forti di sempre. E oggi, visto la latitanza di qualità che ci contraddistingue, soprattutto nel reparto difensivo, è uno di quei profili enormemente rimpianti dal calcio italiano.

ROMA 2000-01: Walter Samuel, Cristiano Zanetti e Jonathan Zebina

Dopo la Lazio si rimane nella capitale e tocca ai giallorossi interrompere per un attimo lo strapotere del nord. La Roma entra in borsa e ciò permette al Presidente Franco Sensi di non lesinare sugli investimenti del calciomercato estivo accontentando Fabio Capello per una rosa di livello assoluto. Batistuta in attacco, Emerson a centrocampo a cui si aggiungono i solti noti, Totti, Montella, Tommasi, Cafu, Candela. In difesa il colpaccio giallorosso è rappresentato da “The Wall” Walter Samuel giovane argentino prelevato dal Boca che si adatta immediatamente ai ritmi del calcio italiano, diventando subito uno dei più forti in circolazione. Davanti alla difesa Cristiano Zanetti garantiva copertura alla retroguardia giallorossa che individuò in Jonathan Zebina il sostituto ideale di Aldair, bandiera giallorossa. Per la terza volta nella sua storia la Lupa abbraccia lo Scudetto. Un trionfo sotto tutti i punti di vista.

JUVENTUS 2001-02: Gianluigi Buffon

E tutto accadde il 5 maggio del 2002. Uno dei giorni più tristi della storia nerazzurra, uno dei giorni più belli per i tifosi juventini. Questa volta niente polemiche. In primavera la Juve va spedita per la sua direzione, mentre l’Inter sbanda. Dopo lo scontro diretto terminato in parità la squadra di Cuper prosegue il suo cammino ma perde contro l’Atalanta e pareggia con il Chievo fino a quel 5 maggio quando i nerazzurri vengono travolti dalla Lazio per 2-4. A 650 km più a nord-est, allo Stadio Friuli, la Juve batte facilmente l’Udinese e si laurea Campione d’Italia. Una delle più cocenti delusioni interiste. La Juve di Nedved, Thuram e Buffon, questi ultimi due prelevati dal ricavo per la cessione di Zidane a Real Madrid. Per Il portierone azzurro sarà un nuovo inizio. Una pagina leggendaria, un matrimonio che tutti i bambini sognano fin da piccini, un’unione di 685 presenze con 22 trofei all’attivo.

MILAN 2003-04: Ricardo Izecson dos Santos Kakà

Sbarca a Milano così. Viso d’angelo. Occhiali da secchione. Aria da bravo ragazzo e quel nome che in italiano suona un po’ goffamente, Kakà. In tanti si chiedono che cosa sia venuto a fare questo ragazzino brasiliano nel Milan dei campionissimi. Semplice, la differenza. Kakà impatta straordinariamente nel nostro torneo, sulla trequarti si esprime che è una meraviglia. Una presenza imprescindibile per Carletto Ancelotti. Fu così che l’intoccabile Kakà di fatto offusca la stella di Manuel Rui Costa, sempre più relegato mestamente nel ruolo di comprimario. E per non buttare alle ortiche questo mix pazzesco di talento e fantasia, ecco la genialata di Ancelotti che si inventa il famoso “Albero di Natale “pronto a far convivere entrambi i fantasisti rossoneri. Sarà passata nel frattempo a Silvio Berlusconi?

JUVENTUS 2004-05: Zlatan Ibrahimovic

Trionfa la Juve, non poteva essere altrimenti. Una rosa di qualità stratosferica che non poteva fare altro che vincere. Eppure l’albo d’oro del campionato italiano racconta qualcos’altro. Ma andiamo con ordine. Capello che a Roma diceva di voler mai andare alla Juve sostituisce Lippi in panchina portandosi dietro con sé Zebina e soprattutto Emerson. Ai confermati Nedved, Del Piero, Trezeguet, Buffon e Zambrotta si aggiungono gli acquisti del capitano eroe di Berlino, Fabio Cannavaro e di un bomber pazzesco, che per potenza carisma e senso del gol stava iniziando ad affermarsi sul palcoscenico europeo. Nome Zlatan, cognome Ibrahimovic. Che giocatore ragazzi, sedici gol al primo anno in Italia, top score di carriera fino a quel momento, ancora meglio di quando giocava al Malmö e all’Ajax. Cinque reti nelle prime dieci gare, e poi doppietta alla Fiorentina e tripletta al Lecce. Tanti i gol d’autore. Insostituibile. Una stagione da urlo che verrà in parte rovinata dall’effetto “Calciopoli” che sentenzia la revoca dello scudetto alla Juve.