Quando il talento non ha età: tutti i Campioni d’Italia (titolari) under 23 dal 1985 ad oggi
14 Aprile 2022
INTER 2005-06: Adriano e Obafemi Martins

L’effetto Calciopoli si abbatte come un uragano sul calcio italiano. Verdetti capovolti, penalizzazioni, retrocessioni. Un evento che sconvolge tutto il mondo pallonaro del nostro paese. Sul campo il campionato è vinto, anzi stravinto dalla Juve di Capello, con quindici punti di vantaggio sull’Inter secondo in classifica. Ma una volta emesse le sentenze i bianconeri finiranno all’ultimo posto retrocedendo per la prima volta nella sua storia in Serie B. Vittoria e scudetto assegnati quindi a tavolino seconda della classe, i nerazzurri allenati da Roberto Mancini. La coppia Cruz – Adriano garantisce una buona finalizzazione ai nerazzurri. El Jardinero segna quindici reti, record personale nella sua esperienza interista, mentre l’Imperatore timbra tredici volte la porta avversaria. L’ultima stagione interista di Oba Oba Martins è sicuramente positiva. Mette la parola fine sulla finale di ritorno di Coppa Italia contro la Roma, segnando il gol del momentaneo 3-0 che spegne ogni speranza giallorossa.
MILAN 2010-11: Kevin Prince Boateng e Alexandre Pato

Lo scudetto rimane ancora una volta a Milano, ma questa volta festeggia la sponda rossonera del Naviglio. Un successo atteso sette anni. Il nuovo allenatore Max Allegri può beneficiare di un attacco esaltante. A Milano sbarcano Ibrahimovic e Robinho che risulteranno decisivi nell’andamento dell’intero torneo segnando 28 reti. Ibra si completa perfettamente con il partner d’attacco Pato. Il ragazzo brasiliano lasciato libero dalla morsa degli infortuni riuscirà ad essere più costante nella finalizzazione sotto porta. Segna una doppietta nel derby vinto 3-0 dal Milan che di fatto da l’allungo decisivo verso la conquista del titolo. A dare man forte al centrocampo rossonero ci penserà anche Kevin Prince Boateng giocatore capace di ricoprire tutti i ruoli della mediana con spiccate caratteristiche offensive. Gran giocatore e gran ballerino, indimenticabile il “Moonwalk” alla Micheal Jackson alla festa scudetto.
JUVENTUS 2012-13: Paul Pogba

La tirannia della Juve ha preso forma. Dopo il primo successo la Juve guidata da Antonio Conte concede il bis. Questa volta il successo è più netto. Senza polemiche, senza moviole, senza gol di Muntari. La Juve sbaraglia la concorrenza centrando lo scudetto con tre giornate d’anticipo. Per la prima volta dopo vent’anni i bianconeri sono orfani della loro leggenda, Alex Del Piero. Buffon in porta, la B.B.C. ormai collaudata, nel centrocampo diretto da Pirlo oltre a Vidal si distingue questo ragazzotto francese lasciato a parametro a zero dal Manchester United, Paul Pogba. Partito in sordina e nascosto dalle luci della ribalta, da eventuale alter-ego di Pirlo, Pogba si trasforma in una perfetta mezzala, importantissima per lo schema tattico juventino. Una stagione importante che gli vale subito il primo titolo italiano e che gli permette di esordire e di entrare definitivamente nel giro della nazionale francese.
JUVENTUS 2013-14: Paul Pogba

La Juve di Conte fa tre su tre. Tre scudetti in tre stagioni. Se al tecnico salentino manca ancora una volta lo step successivo per fare grande la Juve anche in Europa, in compenso si consola con uno scudetto da record. Su trentottto partite i bianconeri ne vincono trentatré, miglior attacco con ottanta reti segnate e miglior difesa con ventitré gol subiti. Risultato? Sbaragliata ogni tipo di concorrenza, anche quella dell’ottima Roma e campionato vinto con 102 punti. Un record. Una Juve che in attacco può contare sul lavoro sporco di Llorente e soprattutto sul cinismo di Carlos Tevez. Per il resto tante riconferme. Da Buffon a Chiellini passando per Bonucci e Pirlo fino a Vidal e Pogba.
JUVENTUS 2014-15: Paul Pogba, Alvaro Morata e Roberto Pereyra

Antonio Conte dopo tre scudetti di fila se ne va sbattendo la porta in contrasto con la società bianconera. Al suo posto arriva Massimiliano Allegri che sicuramente non è ben visto dalla piazza juventina dopo il suo recente passato al Milan. Perplessità e critiche rispedite subito al mittente. Allegri cambia schema, ma non stravolge gli interpreti. Lascia il 3-5-2 di Conte per un più proposito 4-3-3 con gli inserimenti di Evra terzino sinistro, Pereyra sulla trequarti e Alvaro Morata giovane ragazzo della “cantera” madrilena che si rivela più incisivo del connazionale Llorente. Ancora una volta la Juve vince senza problemi il titolo che bissa con la Coppa Italia, ma a differenza della Juve di Conte va ad un passo dallo storico “Triplete”, perdendo la finale di Champions League contro il Barcellona.

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