Privacy Policy Batman e Robin: Andriy Shevchenko e Sergiy Rebrov

Batman e Robin: Andriy Shevchenko e Sergiy Rebrov

3 Giugno 2020

È impossibile pensare a quella squadra e non associare il pensiero di uno all’immagine dell’altro. E viceversa. Ovviamente. Perché Sergiy e Andriy sono stati indivisibili per anni, uniti come Batman e Robin, dannatamente letali come i gemelli Derrick e la loro catapulta infernale. Uno il pezzo pregiato di una scuola di grande tradizione come quella della Dinamo Kiev, l’altro, Rebrov – che oggi compie 46 anni – il suo alter ego, meno “mediatico” del compagno ma di certo anche lui artefice dell’esplosione di Shevchenko. Per questo negli anni d’oro della squadra del colonnello Valeriy Lobanovskyi i due andavano pronunciati insieme. Perché insieme hanno fatto dannare le difese di tutta Europa, arrivando ad un passo da una finale di Champions che sarebbe stato perfetto coronamento di un ciclo indimenticabile, fatto di grandi partite, prodezze e sogni di gloria. Tuttavia se i due funzionavano insieme, hanno dimostrato di essere ottimi anche da soli. E se è inutile stare qui a ricordare le gesta dell’Andriy rossonero, vale la pena ricordare che il gemello Rebrov, l’anno della partenza di Shevchenko verso Milano, ha messo a segno trenta gol, viatico per essere, ancora oggi, il miglior marcatore della Dinamo Kiev nelle competizioni europee. È uno che i gol li ha sempre fatti il nostro Sergiy. E forse avrebbe meritato miglior sorte nelle sue avventure al di fuori dell’Ucraina.

Il talento rapito ai rivali

Dalle parti di Donetsk agli inizi degli anni Novanta gioca un ragazzo brevilineo, rapido e scattante, tecnico e con il vizio del gol. È bravo, Sergiy. Tanto. Talmente tanto da esordire nel 1990 con la maglia dello Shaktar, rivale storica della Dinamo Kiev, più ricca e blasonata. Giusto il tempo di giocare trentacinque gare e di mettere a segno quattordici gol tra il campionato e la coppa nazionale. Il richiamo del grande calcio e della tradizione porta Rebrov alla corte della squadra tra le più titolate dell’Unione Sovietica e ora grande protagonista del calcio della neonata Ucraina. Per Rebrov è l’ingresso ufficiale nel salotto buono delle grandi d’Europa. Manca soltanto un compagno con cui poter completarsi. È nelle giovanili della Dinamo ed è nato il 29 settembre del 1976.

L’attaccante ucraino insieme ad Andriy Shevchenko durante i Mondiali 2006

L’incontro con il destino

Rebrov incontra la sua metà calcistica nel 1994, quando Shevchenko esordisce con la maglia della prima squadra della Dinamo Kiev. Da quel momento non si lasciano più, fino alla partenza di Andriy verso Milano, dunque fino alla fine della stagione 1998-99. Ovviamente i due fanno faville in patria, dove vincono qualsiasi cosa sia possibile vincere nel gelo di Kiev. Rebrov è il gemello perfetto di Shevchenko, un meccanismo oliato alla perfezione dalle gare giocate e dall’avvento di Lobanovskyi, artefice del biennio di massimo splendore europeo degli ucraini, un collettivo reso micidiale dalla presenza dei due attaccanti. Uno è il predestinato, il talento cresciuto in casa e costruito con rigore e disciplina, necessarie per incanalare le grandi doti di Andriy. Sergiy è la spalla ideale. Classe, visione di gioco, scatto e senso del gol. Sono indivisibili e altrettanto spesso irrefrenabili, e la loro fama scavalca i confini della neonata Ucraina e si fa largo nell’Europa dei grandi. Lo fa con la freddezza che contraddistingue quelle latitudini e con l’irriverenza di chi sa cosa vuol dire giocare a calcio. Il palcoscenico della Coppa dei Campioni è quello più adatto per il killer Rebrov e il predestinato Andriy.

Dominatore del girone e Barcellona schiantato

La Dinamo Kiev che si presenta al cospetto della Champions League 1997-98 è attesa dal girone con il PSV, il Newcastle e il Barcellona. E sbaraglia tutte i pronostici. Gli ucraini sono scatenati e Rebrov è protagonista assoluto. Il girone è dominato dalle giocate e dai gol di Sergiy. Segna sempre, segna a tutti: porta in vantaggio i suoi con il PSV, fa il bis nella giornata successiva contro il Newcastle (Asprilla in campo con i Magpies, capito di cosa parliamo?) ed è protagonista nel primo trionfo contro il Barcellona di Van Gaal, di Rivaldo, Luis Enrique, nientedimeno che Dugarry, Couto e Figo. I Blaugrana le prendono forte in Ucraina: i ragazzi del Colonnello danno spettacolo e schiantano i ben più blasonati avversari. Rebrov segna subito e apre la strada alla vittoria dei suoi che vincono per tre reti a zero. Ma non è mica finita. Il bis arriva al ritorno: al Camp Nou Shevchenko ne fa tre prima del sigillo del gemello Rebrov, che segna anche nel pareggio contro il PSV. Barcellona eliminato, Dinamo Kiev undici punti e prima nel girone. Rebrov, classe 1976 dunque ventuno anni all’epoca, è ormai nell’Olimpo del calcio europeo. Poco importa l’eliminazione ai quarti contro la Juventus: i bianconeri soffrono in casa ma dilagano a Kiev. Sergiy ne segna uno, Filippo Inzaghi tre, Del Piero un altro. I bianconeri arriveranno in finale contro il Real Madrid che vincerà il trofeo grazie al gol di Mijatovic (bravi, proprio quello che lo scorso anno abbiamo ammirato a Cesena). Negli occhi di tutti la grande dimostrazione di forza degli ucraini, e dei gemelli lì davanti, che pur senza catapulta infernale (chi non la ricorda può smettere di leggere) dimostrano di essere letali. Le partite manifesto di una filosofia e dell’approccio di Lobanovskyi sono ovviamente quelle con il Barcellona. Rebrov e Shevchenko diamanti di una orchestra perfetta e armoniosa: il primo chiude a 8 reti, il secondo a 6. Probabilmente Van Gaal avrà ancora oggi gli incubi.

Scudiero di Sheva

La Coppa dei Campioni del 1998-99 vede la Dinamo Kiev se possibile ancora più agguerrita. E infatti i ragazzacci del Colonello – con la rosa arricchita da Kaladze, futuro rossonero pure lui – fanno ancora meglio, raggiungendo la semifinale del torneo persa per un soffio nel doppio confronto con il Bayern Monaco. Di fatto è l’anno della consacrazione definitiva per Shevchenko, ma Rebrov, come del resto è sempre accaduto, dice di nuovo prepotentemente la sua. Gol e assist, scatti e giocate di furbizia, corsa e altruismo per aprire gli spazi al compagno e per sfruttare le giocate del gemello. Rebrov segna meno di Andriy, ma termina comunque la manifestazione con otto reti. Segna all’Arsenal e al Panathinaikos (oltre alla quaterna nei preliminari contro il Barry Town), è perfetto Robin per Sheva il supereroe, che beneficia non poco del talento del compagno. Unito al suo la miscela è assolutamente esplosiva. Due gli scalpi eccellenti collezionati dalla Dinamo nella competizione, prima l’Arsenal poi il Real Madrid. La corsa termina, obiettivamente in maniera immeritata, contro il Bayern Monaco, che vede le streghe a Kiev sotto le giocate di quei due là davanti, raggiungendo il 3-3 a pochi secondi dal novantesimo (che la finale persa all’ultima sia stata la punizione per questo?) e vincendo poi per 1-0 in Germania. Dopo la semifinale di ritorno Rebrov prende contezza che dalla stagione successiva avrebbe dovuto vedersela da solo.

Rebrov con la maglia della Dinamo Kiev

Mister trenta reti e “quasi” capocannoniere della Champions

La coppia si scoppia, ma il talento di Rebrov resta e forse si amplifica, “liberandosi” della spalla importante e ingombrante che Shevchenko ha rappresentato per lui. Di fatto a livello realizzativo il 1999-00 è l’anno da ricordare per Sergiy: quaranta presenze in stagione e trenta gol. Di questi, dieci li ha segnati in Coppa dei Campioni. Il dato: re dei marcatori di quella manifestazione del torneo sono stati Rivaldo, Raul e, udite udite, Mario Jardel (superba meteora in Italia con la maglia dell’Ancona). Tutti con dieci reti, esattamente come Rebrov che però ha segnato due gol nei preliminari. Sergei prende per mano una squadra giovane e privata della sua stella, e diventa lui stesso il supereroe di cui la Dinamo ha bisogno per superare lo shock della partenza di Shevchenko. Nei gironi è come sempre indemoniato, ma la Dinamo è ancora in rodaggio: Lazio, ma non serve ad evitare la sconfitta, e Maribor le vittime di Rebrov, la squadra passa il turno grazie alla vittoria nel ritorno con il Bayer Leverkusen. Nel secondo girone Sergiy segna contro Real Madrid, Bayern e Rosenborg: dieci punti ma l’arrivo a pari merito premia il Real Madrid. Resta comunque la migliore stagione di Rebrov a livello personale. E per lui arriva il momento di cimentarsi con il calcio che c’è al di fuori di Kiev.

Dall’Ucraina a White Hart Lane

Sedici milioni di euro e qualche spicciolo. Con questa cifra – impensabile oggi per un calciatore del genere – il Tottenham si prende Rebrov e lo porta a Londra. Il primo anno è eccezionale, sulla scia di quanto mostrato con la maglia della Dinamo Kiev. La squadra è di grande tradizione, e l’ucraino è accolto da gente come Sol Campbell, Les Ferdinand, il portiere Ian Walker, Darren Anderton e Steffen Iversen. Rebrov, in una stagione assolutamente mediocre del Tottenham, gioca e diverte. Chiude l’annata con dodici reti, nove in campionato, le restanti in Coppa d’Inghilterra. Tuttavia la Terra d’Albione non regala grandi soddisfazioni nei mesi successivi: le tre reti messe a segno nella stagione 2001-02 non bastano per la riconferma. Rebrov inizia così un lungo pellegrinaggio che lo porta per due anni in prestito al Fenerbahçe – cinque reti in totale – e poi al West Ham United (una volta scaduto il contratto con gli Hotspur). Del giocatore fenomenale della Dinamo Kiev sembrano essersi perse le tracce.

Rebrov sfida il Watford all’epoca della sua militanza con la maglia del Tottenham

Il figlio prodigo torna nella sua famiglia

Casa dolce casa. Rebrov torna dalla sua Dinamo, come fanno gli innamorati pentiti. E l’amore torna, più forte che mai. Dal 2005 al 2008 mette insieme settantasette presenze tra campionato e coppe e 24 gol, vincendo uno scudetto, Coppe e Supercoppe nazionali. Segna in questi anni le tre reti in Coppa dei Campioni che lo portano ad essere il miglior marcatore della Dinamo Kiev in Europa, oltre ad essere il giocatore che ha segnato di più nella storia del campionato ucraino. La storia di Rebrov calciatore si avvia verso la fine: fa però in tempo a rendere possibile la vittoria di due scudetti del Rubin Kazan nel campionato russo. Nel 2009 torna in Ucraina con la maglia dell’Arsenal Kiev: non giocherà mai, e si ritira nel 2009. Ha scelto la carriera da allenatore: Dinamo Kiev (ovviamente) e poi Al Ahli e dal 2018 il nobile Ferencvaros. E sapete chi è stato il suo predecessore? Thomas Doll, ex Lazio ed ex Bari.

Rebrov il Robin di Shevchenko. Il gemello mai sotto i riflettori. Il Sancho Panza per definizione, che accompagna l’eroe a sfidare i poteri forti. Ci sono riusciti, impossibile dire di no. E sono riusciti ad emergere anche da soli. La storia di Sheva parla chiaro, ma anche quella di Sergiy racconta di grandi prove lontano dal gemello. Chissà poi cosa è successo. Il mancato ambientamento, la lontananza da casa, la distanza da una scuola e da un pensiero, quello della Dinamo Kiev, che spesso è totalizzante per i giocatori. Restano gli anni memorabili di Rebrov, da solo e al fianco del più famoso compagno, a sfidare e spesso a vincere contro le grandi d’Europa. C’è mancato così poco per farlo. Eppure è questo a rendere la storia di Rebrov così dolce. Bravo da solo, bravo in coppia. I gemelli Derrick presi da soli non erano poi così forti. Ma Sergiy sì. Altroché se lo era.

di Yari Riccardi

Ultime storie