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La Top 11 dei migliori giocatori allenati da Mazzone è clamorosa!

18 Marzo 2020

Enzo FRANCESCOLI

Francescoli Cagliari

Classe e fantasia per far sognare un’intera isola. Quando Mazzone arriva nel corso della stagione 1991-92 a Cagliari, trova una squadra piena di ottimi giocatori e un fuoriclasse uruguagio. Ovviamente parliamo di Enzo Francescoli, che nasce attaccante e che man mano arretra il suo raggio d’azione senza perdere nulla del suo talento in fatto di dribbling e assist. Mazzone ed el Principe de Montevideo prendono per mano il Cagliari nella stagione d’oro del 1992-93, quella del sesto posto in campionato e della qualificazione alla Coppa UEFA. Era una squadra eccezionale, quel Cagliari – e non possiamo non ricordare calciatori come Matteoli, Firicano, Pusceddu, Oliveira, Moriero, Bisoli e Cappioli – guidato da Carlo Mazzone, che in Sardegna ha lasciato tantissimi ricordi, un pezzo di cuore e una delle esperienze migliori della sua lunghissima carriera.

Roberto BAGGIO

Roberto Baggio Brescia

È il settembre del 2000, e la nuova vita di uno dei più grandi calciatori della storia ha un nome e un cognome. C’è la firma di Carlo Mazzone nell’approdo del Divin Codino a Brescia, ed è l’inizio di una storia d’amore meravigliosa tra due dei personaggi che hanno caratterizzato il calcio italiano. Qualche tempo prima Mazzone aveva mancato per un soffio il campione, quando arriva a Bologna e Roberto se ne va all’Inter. Baggio è svincolato nel 2000, riceve la telefonata di Mazzone e sceglie la maglia delle Rondinelle per il suo futuro, un legame indissolubile tra i due tanto da far inserire nel contratto l’eventualità di svincolo del calciatore in caso di esonero dell’allenatore. Tre stagioni, gol, dribbling, assist e grandi vittorie: il repertorio di Roberto torna sui campi italiani in tutto il suo splendore, all’interno di una squadra costruita su misura per lui e per le sue giocate, una squadra per la quale lui si è messo immediatamente a disposizione. Baggio e Mazzone è stato per il Brescia un binomio di quelli da raccontare a figli e nipoti. Una favola, vera e per questo ancora più dolce. Siamo obbligati a fermarci, ma potremmo andare avanti ore ed ore.

Francesco TOTTI

Francesco Totti

Aveva compiuto da poco diciassette anni, lui, il ragazzo di Porta Metronia nato nel 1976. Era un freddo 15 dicembre del 1993 e quel giovane debuttava da titolare con la maglia giallorossa della sua Roma sotto lo sguardo benevolo e severo di Carlo Mazzone, un secondo padre: di fronte c’era la Sampdoria, gara di Coppa Italia. Quel ragazzo iniziava così la storia d’amore della sua vita con la squadra della sua vita. Quel ragazzo è Francesco Totti, che l’anno prima aveva assaporato l’esordio in serie A con Boskov in panchina: è stato però Mazzone a lanciarlo da titolare nelle sue annate romaniste, con l’attenzione, la cura, l’affetto e la severità che un buon padre riserva al suo giovane figliuolo. In campionato l’esordio arriva nel febbraio del 1994, ancora contro la Sampdoria. Il resto è storia, antica, recente ed immortale: il primo gol in serie A nel 1994-95 contro il Foggia, le gare insieme a Balbo e Fonseca, l’affetto immutato tra quello che sarà il Capitano della Roma e Carletto, che ha avuto il ruolo principale nella crescita e nella consacrazione di uno dei talenti più puri che il calcio italiano abbia mai raccontato.

Lo sappiamo, certo che lo sappiamo. Abbiamo lasciato fuori tantissimi altri giocatori che sarebbero stati degni di comparire in questa formazione. Qualcuno ve lo ricordiamo volentieri: Daniel Fonseca, Luis Oliveira, Amedeo Carboni, Abel Balbo, Thomas Hässler, Jonas Thern, Klas Ingesson, Beppe Signori, Kennet Andersson, Hidetoshi Nakata, il nostro Dario Hubner e Luca Toni. Obbligatorio concludere con l’aneddoto riguardante Pep Guardiola, che resta tuttora molto legato a Carletto. Un aneddoto particolare lega i due: l’attuale tecnico del Manchester City invitò Mazzone alla finale di Champions del 2009, quella vinta dal Barcellona all’Olimpico di Roma contro lo United. Al termine della gara Pep dedicò la vittoria al suo vecchio mentore (e a Paolo Maldini): «Vorrei fare una dedica per questa vittoria al calcio italiano e al mio maestro Mazzone: sono orgoglioso di averlo avuto come tecnico», così Pep dopo la gara. Niente male per il decano degli allenatori italiani, degno tributo per un maestro, per un modello, per uno che sulle panchine di tutta Italia ha insegnato calcio e vita.

Yari Riccardi