Privacy Policy Dalla A alla Z, abbiamo scelto un allenatore di provincia per ogni lettera dell'alfabeto

Dalla A alla Z, abbiamo scelto un allenatore di provincia per ogni lettera dell’alfabeto

2 Maggio 2020

Eugenio FASCETTI

Uno dei decani più apprezzati di sempre, Eugenio Fascetti si è sempre distinto per la sua genuina schiettezza e per il pragmatismo con il quale ha affrontato tutte le sue avventure. Da sempre specializzato nelle grandi imprese, sfiora la Serie A per due punti con il Varese nel torneo 1981-82. L’obiettivo viene centrato tre anni dopo con il Lecce: grazie a lui i salentini approdano al massimo campionato per la prima volta nella loro storia. Sebbene non riesca ad evitarne la retrocessione, nel 1986 accetta la chiamata della Lazio del -9: conquista una sudatissima salvezza per poi riportarla in A nel torneo successivo. Dopo altre due promozioni con Torino (1989-90) e Verona (1990-91), trova la sua isola felice a Bari dove resta per sei anni dal 1995 al 2001 lanciando numerosi talenti nel gran calcio. Fra questi: Zambrotta, Perrotta e Cassano, il suo vero pupillo.

Giovanni GALEONE

Il suo nome è indissolubilmente legato alla città di Pescara. È in riva all’Adriatico che il Profeta pone le basi per far da cassa di risonanza al suo “vangelo”: corsa, velocità e spettacolo sono i granitici principi su cui si fonda la sua idea di calcio. Dopo un lungo peregrinare, nel 1986 giunge in Abruzzo per affrontare il campionato di Serie C1. Nel frattempo, però, i biancazzurri vengono ripescati e riesce a conquistare un’incredibile promozione in Serie A che gli conferisce i gradi di “divinità” tra i tifosi del Delfino. Porta i biancazzurri a conquistare la loro unica salvezza nel massimo campionato. È uno specialista nelle promozioni in Serie A: ne conquista due con il Pescara (la seconda nel 1991-92), una con l’Udinese (1994-95) ed un’altra con il Perugia (1995-96) di Gaucci. Il suo modus operandi è fonte d’ispirazione per diversi tecnici apprezzati, quali Allegri, Gasperini e Giampaolo.

Giuseppe IACHINI

Credits: Daniele Buffa/Image Sport

Come in campo, così anche in panchina. Il mediano ascolano si è sempre distinto per la sua grinta quando indossava gli scarpini. Anche con il cappellino d’ordinanza a bordo campo il suo approccio non è cambiato. Iaco ha esportato in giro per lo stivale il suo amato 3-5-2 con esiti quantomai felici. Non si spiegherebbero altrimenti le quattro promozioni dalla Serie B alla A centrate rispettivamente con Chievo Verona (2007-08), Brescia (2009-10), Sampdoria (2011-12) e Palermo (2013-14). È uno dei pochissimi che può vantare un’intera annata da sopravvissuto in rosanero sotto una gestione Zamparini. Attualmente è alla guida della Fiorentina, una piazza che l’ha apprezzato anche durante la sua carriera da calciatore. In mezzo al campo a far legna e, nelle vesti da mister, chiamato nel ruolo di “aggiustatore”.

Mircea LUCESCU

Quando nel 1990 Romeo Anconetani lo convoca nella sede del Pisa, molti tifosi auspicano che l’allenatore rumeno sia un’altra felice intuizione del vulcanico patron. Le premesse per un buon torneo ci sono tutte: Chamot, Simeone e Larsen sono gli stranieri, in attacco Piovanelli e Padovano. Tuttavia, nonostante un’ottima partenza, la sua esperienza all’Arena Garibaldi dura lo spazio di ventisei partite. Ci riprova l’anno dopo in Serie B con il Brescia: promozione conquistata grazie alle reti di Maurizio Ganz. È il 1992 quando, grazie alla sua intercessione, convince Hagi a dire sì alle Rondinelle, costruendo un trio romeno con Raducioiu e Sabau che, però, non evita la retrocessione. La lunga altalena bresciana tra A e B s’interrompe nella primavera del 1996 e le sue nuove esperienze con Reggiana (1996-97) e Inter (1998-99) portano a due esoneri fulminei che, però, non gl’impediranno di proseguire una vittoriosa carriera tra Romania, Turchia ed Ucraina.

Carlo MAZZONE

Il capostipite di tre o quattro generazioni. Non si discute. Sor Carletto vive di pane e calcio, declinando la sua veracità nella straordinaria efficacia della semplicità. La sua lunghissima parabola a bordo campo copre quasi quarant’anni: dall’Ascoli al Livorno, passando per la Fiorentina, il Catanzaro, il Bologna, il Lecce, il Pescara, il Cagliari, la “sua” Roma, il Brescia e il Napoli. Le sue imprese epiche non si contano ed ovunque Mazzone abbia predicato calcio ha lasciato il suo segno indelebile. Alla conquista di risultati incredibili, amplificando in sinergia le potenzialità dei gruppi che ha guidato, fatti di uomini prima che di calciatori. L’Ascoli, che ha portato al suo più grande risultato della storia, gli ha già dedicato una tribuna del Cino e Lillo Del Duca. Quest’anno è stato inserito nella Hall of Fame. 797 panchine. Complimenti, Carletto.