Privacy Policy Dalla A alla Z, abbiamo scelto un allenatore di provincia per ogni lettera dell'alfabeto

Dalla A alla Z, abbiamo scelto un allenatore di provincia per ogni lettera dell’alfabeto

2 Maggio 2020

Emiliano MONDONICO

Mancando la E nel nostro alfabeto, concedeteci una licenza poetica per poter inserire nel nostro pantheon alfabetico il grande Mondo. La sedia alzata al cielo durante la finale con l’Ajax alla guida del suo amatissimo Torino rimane un’immagine indelebile nei ricordi degli aficionados del pallone, qualunque sia la fede di riferimento. Il mister coi baffi è stato fautore di capolavori da incorniciare nella galleria delle opere d’arte del calcio italiano. Ha riportato la Cremonese in A dopo quasi sessant’anni, ha sfiorato il successo in Coppa delle Coppe al timone dell’Atalanta in Serie B, con lui il Torino ha toccato le vette più alte della storia recente. Un galantuomo che ha lottato strenuamente contro un male che l’ha debilitato, ma non l’ha tenuto lontano da quel pallone che gli ha dato. A cui il Mondo ha dato tantissimo.

Walter Alfredo NOVELLINO

Credits: Giuseppe Bellini/Getty Images

Tratti da indio e infanzia trascorsa a Rio de Janeiro. Condizioni più che sufficienti per meritarsi il soprannome di Monzon, a causa della somiglianza con il celebre pugile. Le ha date e le ha ricevute da calciatore, facendosi apprezzare con il Perugia dei Miracoli e col Milan della Stella. Anche in panchina ha saputo ritagliarsi uno spazio nei cuori di diverse tifoserie: artefice di ben quattro promozioni dalla B alla A con Venezia (1997-98), Napoli (1999-2000), Piacenza (2000-01) e Sampdoria (2002-03), proprio in Liguria ha toccato le vette più alte della sua lunga carriera in panchina, arrivando sino al quinto posto. L’ultima, fugace esperienza nella massima serie l’ha vissuta con il Palermo a cavallo delle avventure alla guida di Modena prima ed Avellino poi, piazze in cui è ancora vivido il suo ricordo.

Corrado ORRICO

Lui che di libri e romanzi si è sempre nutrito, ha vissuto sei mesi alla guida dell’Inter degni di un’opera di Pessoa. Convinto fautore della gabbia e della zona, gli appiccicarono addosso la scomoda ed ingombrante etichetta di risposta interista ad Arrigo Sacchi. Carattere deciso, scolpito come nel marmo che gli ha fatto da culla: da uomo e da calciatore. S’impone nelle squadre di Serie C e, dopo una fugace apparizione all’Udinese nel 1979-80, compie il suo capolavoro con la Lucchese che porta tra i cadetti nel 1990. Da qui la chiamata del presidente Pellegrini alla ricerca di un erede di Trapattoni. La scelta cade sul tecnico toscano, ma la sua idiosincrasia con l’ambiente della Serie A lo porta rapidamente alle dimissioni. Lascia l’Inter a metà classifica nel 1992 e torna “tra i grandi” nel 1999 per guidare l’Empoli senza evitarne, però, la retrocessione. Forse l’ultimo dei poeti con la tuta.

Giuseppe PAPADOPULO

Parte da lontano la sua rincorsa alla Serie A. È il 1984 quando il giovane Papadopulo si siede sulla panchina del Cecina. Sale gradualmente di livello, fino a compiere la sua prima impresa con l’Acireale che porta alla sua prima, storica promozione in Serie B. Ripete l’impresa anche con la Fidelis Andria per poi giungere, finalmente, nell’Olimpo del calcio italiano al termine della stagione 2002-03 dopo aver conquistato il primo posto tra i cadetti con il Siena. Salva la squadra toscana nella sua prima stagione in Serie A ed i buoni risultati lo portano alla guida della Lazio prima e del Palermo poi. Anche a Lecce giunge una nuova promozione in Salento per poi chiudere la sua carriera dopo una veloce esperienza a Bologna a cavallo di due stagioni e 180 minuti sulla panchina del Torino.

Edoardo REJA

Sono quarant’anni che Edy è sulla cresta dell’onda. E non ha la minima intenzione di scendere giù. L’attuale tecnico dell’Albania ha vissuto l’apice della sua carriera alla guida del Napoli, che ha portato dall’inferno della Serie C al Paradiso della A nel giro di due soli anni. Reja è uno specialista di questa materia, avendo centrato altre tre promozioni con Brescia, Vicenza e Cagliari ed avendone sfiorata una con il Cosenza. Al San Paolo rimane fino al 2009 e, dopo un’esperienza all’Hajduk Spalato, viene chiamato alla guida della Lazio con cui centra un quinto e un quarto posto. Chiude la sua carriera nei club alla guida dell’Atalanta che lascia nel 2016 nelle mani di Gasperini.