Privacy Policy La classifica dei 20 numeri 8 più iconici degli ultimi 30 anni

I numeri 8 più iconici degli ultimi 30 anni

8 Febbraio 2020

5. Hristo Stoichkov

Hristo Stoichkov

“Oggi Dio ha confermato di essere bulgaro” ripeteva al termine di ogni vittoria della sua nazionale. Che Hristo avesse un rapporto speciale con le sfere celesti lo s’intendeva, oltreché dal nome, dalle eteree traiettorie che partivano dal suo mancino divino per servire qualche compagno di squadra o, molto più spesso, finalizzare a rete. Stoickhov è stato il principale alfiere della Bulgaria capace di sfiorare il podio ad USA ’94 e protagonista indiscusso del Barcellona per la quasi totalità degli anni ’90. Primo Pallone d’Oro bulgaro nel 1994, Hristo ha avuto anche una fugace apparizione in Italia, con la maglia del Parma: il dualismo con Zola e le difficoltà d’ambientamento, però, non consentirono all’attaccante di Plovdiv di far del suo meglio e, nell’estate del 1996 fece immediatamente ritorno in Catalogna. Coi blaugrana ha messo a segno complessivamente 124 reti in 269 apparizioni.

4. Frank Lampard

Frank Lampard
Credits: Ross Kinnaird/Getty Images

Può un centrocampista risultare il miglior marcatore nella storia di un club? Impossibile, direte voi. Ma se si parla di Frank Lampard, beh, cambiano le carte in tavola. È il simbolo della storia recente del Chelsea, di cui è stato trascinatore nonché capitano nella sua fase di maggior splendore, arrivando sino ad alzare la coppa dalle grandi orecchie – Champions League per i meno romantici – nel 2012. È il recordman in termini di gol realizzati con la maglia dei Blues, arrivando a tagliare il traguardo incredibile delle 211 realizzazioni. Due volte calciatore inglese dell’anno, si è fatto un nome fra i grandi con la maglia del West Ham. Dopo l’esperienza con i londinesi, Frank ha chiuso la carriera con il New York City FC, franchigia statunitense del Manchester City: proprio contro il Chelsea, nel 2014, Lampard realizza il suo primo gol con i Citizens.

3. Franklin Rijkaard

Franklin Rijkaard

Dobbiamo ringraziare la testardaggine di Arrigo Sacchi che convinse Berlusconi a mollare il suo pupillo Claudio Borghi per ingaggiare quel centromediano olandese che tante fortune aveva fatto in patria con la maglia dell’Ajax. Seppur fosse reduce da una stagione con più ombre che luci con la maglia del Real Saragozza, il tecnico di Fusignano individuò in lui il tassello mancante per far grande il Milan e completare la legione straniera dei rossoneri col terzo petalo del suo tulipano olandese. Benzina e qualità: una miscela vincente nel motore da fuoriserie dei milanisti grazie a Franklin che, nei cinque anni in rossonero, vinse anche due Coppe dei Campioni, di cui una grazie ad una sua rete contro il Benfica nel 1990 al Prater di Vienna. Curiosità: cinque anni dopo, nello stesso stadio, vincerà un’altra Coppa dei Campioni, ma con la maglia dell’Ajax che s’impose per 1-0 proprio contro i suoi ex compagni di squadra del Milan.

2. Steven Gerrard

Steven Gerrard

Se avete sofferto del dualismo fra Baggio e Del Piero qualche mondiale fa, gli inglesi hanno potuto godersi le gesta di due grandi campioni al centro del campo. Insieme al succitato Lampard, infatti, i Three Lions si son goduti un meraviglioso calciatore come Steven Gerrard. Capitano del Liverpool, figlio della Kop, da sempre uno dei Reds. Capitano sin dall’età di 23 anni, Stevie G ha fatto la storia della squadra della sua città, portandola sul tetto d’Europa in occasione della Champions League vinta ad Istanbul contro il Milan nel 2005. Ha vinto di tutto con il Liverpool, gli è mancato solo il titolo in Premier. Centrocampista completo, in grado di difendere, impostare ed attaccare: uno dei talenti più fulgidi che si ricordi in Terra d’Albione.

1. Andres Iniesta

Andres Iniesta
Credits: Luis Bagu/Getty Images

Se Houdini avesse dovuto scegliere un suo “erede intellettuale” nel mondo del calcio, beh, avrebbe indicato senza alcun dubbio il nome di Andres Iniesta. D’altronde, quando il mondo ti conosce con il soprannome di Illusionista un motivo ci sarà pure. Simbolo del Barcellona e della Spagna padroni del mondo di quest’ultimo quindicennio, la sua tecnica sopraffina ha dimostrato come si può sempre andare oltre quel che razionalmente è concepibile. Una vita col blaugrana addosso, Don Andrés è stato, insieme ai colleghi di reparto Xavi e Busquets, il direttore d’orchestra della linea mediana più forte della storia, oltreché principale interprete nell’orchestra catalana che è stata capace di incantare il mondo. Un monumento che ha mancato il Pallone d’Oro soltanto per aver avuto la sfortuna di essere compagno di squadra di Lionel Messi.