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I trenta terzini destri più forti degli ultimi trent’anni

7 Giugno 2020

5. Philipp LAHM

Ha ricoperto indifferentemente i ruoli di terzino destro e sinistro, oltreché quello di mediano durante la gestione di Guardiola, fino a finire nel ruolo di ala sinistra. D’altronde, quando si ha a disposizione il talento di Philipp Lahm la posizione in campo può assumere un ruolo secondario. Cresce nel vivaio del Bayern Monaco, al quale approda da giovanissimo e si affaccia sino ai margini della prima squadra. Dopo aver trascorso due anni di praticantato allo Stoccarda, riesce a vincere numerose nonché aggredite concorrenze come quelle di Lizarazu, Sagnol e Jansen. Proprio l’arrivo di quest’ultimo lo dirotta costantemente sulla fascia destra della difesa, guidando con il suo innato carisma i bavaresi e la Mannschaft alla conquista di numerosi successi. Nel suo palmares spiccano, fra gli innumerevoli trofei, la Champions League conquistata nel 2013 ed il campionato del Mondo che, con la fascia di capitano al braccio, consegna alla nazionale tedesca la quarta stella sulla sua maglia. È il suo ultimo atto con la casacca bianca, mentre bisognerà attendere il 2017 per il suo definitivo ritiro, giunto a trentaquattro anni e dopo oltre cinquecento partite complessive con l’FCB.

4. Lilian THURAM

Difensore centrale o terzino destro. La sostanza non cambia: dove c’è Lilian non si passa. Seppur il francese non abbia amato particolarmente il suo dirottamento sulla corsia destra, è innegabile come il suo apporto sia stato determinante alla causa della Juventus con la cui maglia ha dominato la scena italiana nella prima parte del nuovo millennio. I bianconeri lo acquistarono dopo il periodo d’oro di Parma, durante il quale si era ritagliato l’etichetta di componente di una delle migliori coppie difensive che si ricordino nella storia del calcio insieme a Fabio Cannavaro. Primatista assoluto di presenze con la maglia della Francia (142 gettoni), sulla Coppa del Mondo conquistata davanti al pubblico amico c’è anche la sua firma grazie alla doppietta che, in semifinale, fa fuori la Croazia. Queste due saranno anche le uniche coi Bleus. Chiude con il Barcellona a causa di un difetto cardiaco che ne accelera il ritiro, ma non ne offusca il ricordo.

3. MAICON Douglas Sisenando

Credits: Julian Finney – Getty Images

L’unico sbaglio l’ha fatto l’addetto all’anagrafe, registrandolo con quella storpiatura quasi comica. Ma per il resto, la carriera di Maicon Douglas Sisenando si è sviluppata su di un percorso lastricato di successi. In patria, così come in Europa e nel Mondo. Cresce nel Cruzeiro dove s’impone rapidamente come titolare, tanto da essere notato dagli emissari del Monaco che, durante l’estate del 2004, decidono di portarlo nel principato. All’ombra del Casino, Maicon sbanca tutto, conquistandosi ben presto le attenzioni dei grandi club. Se l’assicura l’Inter dopo il Mondiale di Germania ed il suo arrivo a Milano coincide con il periodo d’oro della storia recente nerazzurra. Con la Beneamata vince tutto, fra cui la Champions League al Santiago Bernabeu. Non perde mai il vizio del gol e, trascurando la parentesi “dimenticabile” al Manchester City, ritrova continuità in quel di Roma sotto la gestione di Rudi Garcia.

2. Javier Adelmar ZANETTI

Il giorno del suo arrivo a Milano, nel giugno del 1995, tutte le attenzioni erano per il connazionale Sebastian Rambert, coup de théâtre del neo-presidente interista, Massimo Moratti. Tuttavia, mentre el Avioncito rivelò quanto fossero di cartone le sue ali, el Tractor – proveniente dal Banfield – confermò nel giro di pochissimo tempo tutta la solidità del suo acquisto. Simbolo della metamorfosi dell’Inter che, nel giro di un decennio passa da grande incompiuta a regina del calcio italiano. Alza da capitano la Coppa dei Campioni – o Champions League, se preferite – coronando il sogno di chi lo acquistò, quindici anni prima, senza sapere che quel ragazzo giunto nella Capitale della Moda con un’improbabile cravatta nel giorno della presentazione ufficiale avrebbe realizzato i suoi sogni di bambino.

1. Marcos Evangelista CAFU

Nel giorno del suo cinquantesimo compleanno è impossibile non celebrare la grandezza del ragazzo di San Paolo, forse il più insigne interprete del ruolo di terzino destro nella sua epoca. Il suo percorso parte proprio con la Tricolor della sua città che lo acquista dopo esser stato scartato da Atletico Mineiro, Corinthians e Palmeiras. La sua ascesa è repentina, grazie all’intuizione di Telé Santana che lo posiziona a presidio di tutta la fascia destra: dalla difesa all’attacco. È proprio il suo eclettismo l’arma in più che gli consente la scalata al calcio che conta: si laurea per la prima volta campione del Mondo nel 1994 e, dopo la prima avventura in Europa con il Real Zaragoza ed il rientro in Brasile tra i Verdão del Palmeiras, nel 1997 viene acquistato dalla Roma su consiglio di Paulo Roberto Falcão. Diventa ben presto un faro sulla corsia destra dei giallorossi e, dopo lo Scudetto del 2000, nel 2002 conquista per la seconda volta la Coppa del Mondo, che alza con la fascia di capitano al braccio. Alla soglia dei trentatré anni viene scelto dal Milan e grazie al suo fisico inossidabile riesce a distinguersi a livelli d’assoluta eccellenza fino ai trentotto anni d’età, dopo aver festeggiato in rossonero le vittorie di uno Scudetto, una Champions League, due Supercoppe UEFA e una Coppa Intercontinentale.

di Nando Di Giovanni

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