Privacy Policy Il gol “non” alla Del Piero con esultanza “non” alla Del Piero (VIDEO)

Il gol “non” alla Del Piero con esultanza “non” alla Del Piero (VIDEO)

20 Ottobre 2021

Variazione sul tema. Ma è definizione troppo semplicistica per racchiudere il talento, il genio, l’inventiva dipinta sui campi di calcio di tutto il mondo da quel gran compositore che è stato Alessandro Del Piero. Sinfonie che fanno parte di un repertorio da sempre nella storia del calcio, con determinate specializzazioni, perché, come è noto, ogni musicista dà il meglio con uno strumento in particolare. Quella di Alex è, notoriamente, il “gol dalla Del Piero”, sonata che sullo spartito può essere riprodotta non come la sequenza si-si-do-re-re-do-si-la-sol-sol-la ma con un tiro di destro dal vertice sinistro dell’area di rigore verso l’incrocio dei pali più lontano. Forse descriverlo è inutile, perché quanto accaduto, in particolare in Coppa dei Campioni a partire dal 1995 è scolpito nella memoria, negli occhi e visto che stiamo parlando di musica anche nelle orecchie dei tifosi e degli appassionati.

Si diceva appunto dello strumento. Perché se il “gol alla Del Piero” richiama alla mente una malinconica melodia da ascoltare al chiar di luna, struggente canto che malinconicamente esce fuori dal piede destro di Alex e con una dolce forza va a spegnersi proprio lassù. Dove nessuno può arrivare e dove arrivano soltanto le vette del genio. Ma Pinturicchio non è solo musica classica, è anche una forte schitarrata che colpisce e travolge, che esalta e inebria. Pur sempre con la tecnica e la classe che lo contraddistingue. Ecco, dovessimo scegliere una melodia che descriva quello che stiamo per raccontare è l’assolo di Brian May in Bohemian Rapsody. Quel punto, quella manciata di secondi, ecco il paragone per quanto accaduto il 17 settembre del 2008, in uno Juventus-Zenit di Champions League che oggi si ripete con diversi interpreti e senza musicisti eccezionali come ormai tanti anni fa.

Di nuovo tra le stelle

Quello che accade allo stadio Olimpico di Torino ricorda il dantesco “E quindi uscimmo a riveder le stelle”, verso con cui Dante annuncia l’uscita dai gironi infernali. Perdonandoci l’accostamento quasi sacrilego del fiorentino Alighieri ai colori bianconeri (da un lato e dall’altro, ovviamente) non ci sono parole migliori per annunciare il ritorno della Juventus in Champions League, dopo l’inferno della Serie B del 2006-07 e il successivo anno da neo-promossa, che porta la Signora di nuovo in Europa dopo il terzo posto in campionato. Il preliminare contro l’Artmedia è l’ultimo passo verso il Paradiso, il 17 settembre del 2008 è l’inizio della nuova vita dei bianconeri, celebrata, manco a dirlo, da Del Piero, uomo simbolo e capitano. È la prima partita del girone, che vede la Juventus contrapposta al BATE Borisov, al Real Madrid e allo Zenit San Pietroburgo, stesso avversario di questa stagione. È la Juventus di Claudio Ranieri, di Trezeguet, di Chiellini e Legrottaglie, di Camoranesi e Nedved, di Salihamidžić e Amauri, di Iaquinta, di Buffon e naturalmente di Alex. A Torino per la prima gara arrivano i russi di Dick Advocaat, di Pogrebnyak, Arshavin, Danny e Tymoščuk.

Un gol “non” alla Del Piero

È il minuto 76. Calcio di punizione per la Juventus, palla ferma sul lato sinistro della trequarti. Gara ferma sullo 0-0, spigolosa per i bianconeri, che si trovano davanti ad un avversario ostico e talentuoso, ben organizzato, abile tecnicamente, con alcune individualità di assoluto valore come Arshavin e Danny. Ci vuole un colpo di genio, fondamentale per partire bene nella competizione e per ridare slancio a nome ed ambizioni dei bianconeri. Minuto 76, si diceva. Sulla palla c’è Alex, tutti si aspettano il cross in mezzo all’area. Se lo aspettano tutti quelli che non sanno cosa sia un adagio, un notturno, una sinfonia. Ma sulla palla c’è Del Piero, che colpisce di collo esterno, un tiro potente e carico di effetto, con la palla che sembra andare sul primo palo e che invece va a infilarsi sotto l’incrocio destro. Il boato dello stadio è quello del ritorno a casa, la capriola di Alex la celebrazione di un momento irrepetibile, una nuova vita, l’ennesima, per lui e per la Juventus. Un gol “non” alla Del Piero, o meglio, diverso da quelli a cui eravamo abituati, per potenza, fattura e approccio. Quella Coppa per la Juventus termina agli ottavi di finale contro il Chelsea: il capitano bianconero mette a segno in totale cinque gol nella competizione, sei se consideriamo il preliminare. Di questi, due al Bernabeu nella splendida vittoria bianconera del 5 novembre 2008.

18 settembre 1994

Quello contro lo Zenit è uno dei tanti gol del repertorio di Alex, che fa notizia proprio in virtù delle differenze con la sua sinfonia più celebre. Sinfonia che ha visto risuonare la prima nota il 18 settembre del 1994, quando la Juventus gioca a Napoli. Assist e gol per il fantasista, rete che la storia racconta essere la prima perla incastonata nel girocollo di gioielli delle giocate alla Del Piero. Si ripete con la Lazio, tiro a giro di destro dal vertice (poco prima, o poco dopo) sinistro dell’area di rigore avversaria: destinazione incrocio dei pali, poco sotto. Campionato e Champions League, non fa differenza, non è più sprazzo del genio, improvviso e incostante, ma quasi appuntamento atteso, manifestazione di talento, rivelazione. Borussia Dortmund, e Steaua Bucarest, libertà e follia, capacità di essere al di fuori degli schemi eppure punto di riferimento per un’intera squadra. Una composizione di mirabilie, che vede anche il Real Madrid tra le vittime illustri.

Sinfonie e fughe, melodie e notturni. C’è tutto sullo spartito che Alex ha eseguito nell’arco della sua intera carriera. Giocate in punta di fioretto, spada e sciabola. E grandi assoli rock, pieni di talento, potenti e roboanti, esaltanti, che arrivano esattamente quando è necessario. Perché la Juventus, quella sera di autunno del 2008, aveva bisogno di una giocata così. E come quando ascolti la radio, e il deejay passa esattamente la canzone che volevi ascoltare in quel momento, l’assolo di Del Piero risuona in tutto lo stadio e in tutta Europa. La Juventus era tornata. Ed Alex era il suo frontman. E il suo direttore d’orchestra.

di Yari Riccardi

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