Il Tricolore sventola sempre in Germania: la rosa dell’Under 21 a campione d’Europa 2004
14 Gennaio 2022
8. Angelo PALOMBO (Sampdoria)

Parte come uno dei tanti, finisce l’Europeo come insostituibile. Tre presenze su cinque da titolare, le più importanti. Un rendimento prezioso ed importante al servizio della squadra che verrà confermato anche alle successive Olimpiadi di Atene. Centrocampista di quantità, energico dal tiro potente e preciso, capace all’occorrenza di essere impiegato come difensore centrale ha legato il suo cuore in maniera indelebile alla Sampdoria. Quattordici stagioni in blucerchiato. Un’eternità. Nonostante qualche momento di sbandamento e qualche piccola incomprensione, come accade spesso in tutte le storie d’amore, il rapporto tra Palombo e la Samp è rimasto ben saldo, tanto che il ragazzo di Ferentino è diventato il quarto giocatore con il maggior numero di presenze della storia del Doria. Davanti a lui solo mostri sacri del calibro di Mancini, Mannini e Vierchowod. Un segno di grande fedeltà.
9. Alberto GILARDINO (Parma)

Il re. Miglior giocatore della competizione. Miglior capocannoniere del torneo in coabitazione con Elmander. Quattro reti a referto, e se la prima contro la Bielorussia non serve a molto visto che non evita la sconfitta dell’esordio, non si può dire di certo la stessa cosa per le altre. Doppietta in semifinale al Portogallo da attaccante vero e nella finalissima sigla una rete in contropiede per spegnere sul nascere ogni velleità di rimonta della Serbia. Gol si, ma anche assist e giocate da urlo. Un Europeo con i fiocchi. Attaccante completo, forte fisicamente con un innato istinto del gol, autore di quasi 190 reti in Serie A. Curiosamente non ha mai vinto nessuna competizione nazionale, ma in compenso ha arricchito la sua bacheca con le più importanti coppe Internazionali. Con la maglia del Milan ha conquistato Champions League, Supercoppa e Mondiale per Club, senza dimenticare ovviamente il trionfo mondiale del 2006 con la maglia azzurra.
10. Matteo BRIGHI (Juventus)

Il più anziano del gruppo. Dopo la sconfitta all’esordio contro la Bielorussia, Gentile rimescola le carte e lui è uno di quelli che ne fa le spese. Per il resto del torneo il suo minutaggio si riduce ma lui riesce comunque ad essere utile alla causa azzurra. Mediano dai piedi raffinati e dalla distinta tecnica viene pescato dalla Juve dopo le ottime prestazioni con il suo Rimini. Il ragazzo ha talento e promette bene tanto che nel 2001 viene inserito nella lista dei migliori giovani calciatori della “Don Balon” e nel 2002 grazie alla stagione super con la maglia del Bologna vince il premio di miglior giovane della Serie A. La Juve però decide di sacrificarlo per arrivare a Di Vaio e Brighi inizia il suo viaggio per le piazze italiane. Parma, Brescia, Verona sponda Chievo fino ad arrivare alla Roma dove in quattro stagioni conquista una Supercoppa Italiana e una Coppa Italia. Chiude l’attività agonistica con la maglia dell’Empoli, dopo aver tagliato e superato il traguardo delle 500 presenze in carriera.
11. Giuseppe SCULLI (Chievo Verona)

Una spina costante nelle cuore delle difese avversarie. L’uomo della svolta. Perché dopo l’esordio shock contro la Bielorussia, l’Italia non può più sbagliare, ed ecco che ci pensa il ragazzo di Locri con una prestazione autorevole a toglierci le castagne dal fuoco. Iperattivo, scatenato piazza una doppietta che liquida la Serbia e rimette in carreggiata gli azzurrini. Un Europeo da protagonista. Attaccante esterno che prediligeva la corsia di sinistra per poi accentrarsi e calciare con il suo piede naturale, il destro, cresce nella Juve ma si mette in luce agli onori della ribalta della Sere A con la maglia del Modena. Chievo, Brescia e Messina prima di approdare al Genoa, la parentesi più importante della sua carriera. Si merita il trasferimento alla Lazio, ma il feeling biancoceleste non scatterà mai iniziando così il suo lento declino.
12. Federico AGLIARDI (Brescia)

Si sa come va in questi casi. A meno di infortuni o espulsioni, la vita del secondo portiere in queste competizioni è dura. Amelia è una garanzia e il ragazzo bresciano non viene mai chiamato in causa. Cresciuto calcisticamente nel Brescia fa il suo esordio con le rondinelle nella Coppa Intertoto contro gli ungheresi del Tatabanya. Passa in prestito al Cosenza, torna a Brescia e dopo un paio di stagioni come vice Castellazzi si trasferisce al Palermo. Con i rosanero esordirà in Coppa UEFA, giocando contro Celta Vigo e Mlada Boleslav. Scende di categoria, nel campionato cadetto passa al Rimini, e poi Padova, quindi risale con il Bologna. Successivamente sceglie il Cesena dove in sei stagioni con la maglia bianconera giocherà in tutte le categorie, dalla Serie D alla Serie A. Qualche infortunio e un rendimento troppo incostante hanno sicuramente influito sulla sua carriera.

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