Il Tricolore sventola sempre in Germania: la rosa dell’Under 21 a campione d’Europa 2004
14 Gennaio 2022
18. Alessandro ROSINA (Parma)

Ha partecipato a tre Campionati Europei Under 21, vincendo l’unico dove non è riuscito a ritagliarsi alcuno spazio nel minutaggio. Il furetto calabrese dal sinistro fatato dopo gli inizi con il Parma si trasferisce all’ombra della Mole Antonelliana. Diventa ben presto l’idolo dei tifosi granata, trascina il Toro in Serie A. Il rendimento di “Rosinaldo” viaggia a gonfie vele tanto che Donadoni lo fa esordire in Nazionale contro il Sudafrica. Cairo cede alle lusinghe economiche del ricco Zenit di San Pietroburgo e Rosina emigra in Russia, dove pur vincendo due campionati e una Coppa di Russia non riesce mai a conquistare totalmente la fiducia di Luciano Spalletti. Torna in Italia, a Siena gioca la sua ultima stagione in Serie A, passa per Catania, Bari e infine attacca gli scarpini al chiodo dopo aver vissuto alcune stagioni complesse alla Salernitana.
19. Simone DEL NERO (Brescia)

Abbonato alla corsia sinistra capace di ricoprire tutti i ruoli, esterno o ala, ma all’occorrenza sacrificabile anche nelle retrovie per essere schierato come terzino. Un anno magico il 2004 per Del Nero, nonostante qualche problema fisico pronto a mettergli il bastone tra le ruote, trova una certa continuità d’impiego nel Brescia e vince l’Europeo di categoria da protagonista. Titolare in tutte le tre partite del girone, fornisce un assist al bacio a De Rossi che segna il gol vittoria contro la Croazia, ma successivamente rimedia un’espulsione che gli fa saltare la semifinale contro il Portogallo. Nell’atto conclusivo l’Italia se la deve vedere con la Serbia. Del Nero parte in panchina e gioca l’ultimo quarto d’ora, sufficiente per spedire Gilardino in porta, il quale realizza il gol del 3-0 chiude l’incontro e regala il trofeo agli azzurrini.
20. Andrea CARACCIOLO (Brescia)

Dopo l’Europeo del 2002 l’Airone torna a difendere i colori azzurri anche in terra tedesca, ma la coppia Gilardino-Sculli regala assolute certezze al tecnico Gentile, e per sopperire alla squalifica del numero 9 di Biella, Caracciolo troverà spazio solamente nel match contro la Croazia. Autentica leggenda del Brescia con cui in carriera ha giocato 418 partite segnando 179 reti, prima Lippi e poi Donadoni gli danno la possibilità di mettersi in mostra anche con la Nazionale maggiore. Palermo, Genova, Perugia altre piazze frequentate dal bomber milanese che però nulla hanno a che vedere con il legame indistruttibile che ha instaurato con le Rondinelle. Capace di centrare la porta come pochi, per dodici stagioni chiude in doppia cifra, di cui tre in Serie A. Con 132 reti all’attivo è il terzo miglior marcatore di sempre del campionato cadetto a tre lunghezze da Stefan Schwoch e due da Daniele Cacia.
21. Gaetano D’AGOSTINO (Roma)

Gioca cinquantacinque minuti in tutto l’Europeo. Trentotto contro la Bielorussia entrando al posto di Del Nero e diciassette in semifinale subentrando a Sculli. Centrocampista a tutto tondo, nato come trequartista con il passare degli anni muta il suo raggio d’azione essendo impiegato soprattutto come regista. Piede fatato, velenoso sui calci piazzati inizia la sua avventura nella Roma con cui vince lo scudetto ed esordisce in Champions League. Dopo essersi fatto le ossa a Bari torna a Roma, passa al Messina fino all’approdo a Udine. Con i bianconeri passa quattro stagioni da sogno. Sotto la guida tecnica di Pasquale Marino segna undici reti in un solo anno, record personale, meritandosi così anche le attenzioni di Marcello Lippi che lo farà giocare per cinque partite con la maglia della Nazionale maggiore.
22. Carlo ZOTTI (Roma)

La dura vita del terzo portiere. Insieme ad Agliardi, Gamberini, Rosina e Potenza è l’unico a non essere impiegato neanche per un minuto. In precedenza il tecnico Gentile l’aveva fatto scendere in campo in due occasioni, nelle amichevoli contro Grecia e Svezia. Una carriera vissuta prevalentemente come dodicesimo. Ragazzo campano ma del vivaio giallorosso, cresciuto a Trigoria. L’uomo giusto nel momento sbagliato. Grandi doti tecniche che non sono bastate a regalargli una carriera migliore. Con la Roma esordisce all’Olimpico contro il Torino, para un rigore a Flachi sotto la Curva Sud, sembra l’inizio di una favola a lieto fine. E invece no. Nella stagione 2004-05 la Roma cambia quattro allenatori, Zotti alterna buone partite a errori grossolani. L’ambiente è inferocito, la squadra si salverà nelle ultime giornate. Lui non regge la pressione, Roma in quel momento è una pentola a pressione pronta ad esplodere. Preferisce stare più tranquillo e cambiare aria. Ma il suo tour in giro per l’Italia e la Svizzera non va come sperava.
di Stefano Carta

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