Privacy Policy Portieri anni '90: Jorge Campos

Portieri anni ’90: Jorge Campos

31 Maggio 2020

Se oggi chiedi ad un ragazzo che non lo ha mai visto giocare, Jorge Campos può essere considerato in due modi: un mezzo stilista, perché si disegnava le divise da solo o un mezzo clown, perché giocava conciato nelle fogge più varie. E invece è stato un portiere, un ottimo portiere, oltre a tante altre cose, in uno stadio e fuori.

Wikipedia descrive con un termine meraviglioso il suo stile in porta, usando l’aggettivo flamboyant. Nella storia dell’arte è un termine per descrivere il gotico tardo, più appariscente e appunto fiammeggiante con i suoi pinnacoli sparati verso il cielo, per Campos invece sintetizza molto bene il suo modo di essere portiere. Sempre acceso, mai fuori dal gioco della squadra, reattivo, rapido, riflessi felini e velocità di base. La caratteristica che lo fa diverso e unico è proprio questa sua velocità, che insieme a pochi altri come Michel Preud’homme impone come condizione necessaria per un buon portiere da quel momento in avanti. Insieme a senso della posizione, riflessi, colpo d’occhio e tecnica, la sveltezza con Campos è diventata un pilastro basilare per costruire un grande portiere.

Poi c’erano le divise ovvio, ma non sono state all’inizio una scelta di marketing, facevano parte della sua cultura d’appartenenza. Campos nasce ad Acapulco, la terra messicana dei surfisti. Anche lui è bravo da ragazzo e segue il movimento, facendosi ammaliare dai colori sgargianti e fantasiosi del loro stile. Lo pensa applicandolo al calcio e quando arriva ai Pumas nel 1988 vorrebbe subito metterlo in pratica.

Ma lì c’è il grande José Adolfo Ríos, El Arquero de Cristo, per la sua vicinanza alla religione ed è difficile prenderne il posto. Allora tanto vale giocare in attacco. Facile a dirsi, più difficile non solo a farsi, ma anche a segnare quattordici gol nella prima stagione e a contendere il titolo di capocannoniere agli attaccanti veri. Anche questo era Jorge Campos.

Nella seconda stagione però sceglie di fare il portiere e lo fa per bene, tanto da vincere coi Pumas la Primera División. Grazie a questo suo multitasking, con lui succedono cose strane. Come nella partita fra la sua nuova squadra l’Atlante e il Cruz Azul nel 1997. I suoi giocano bene ma non segnano, l’allenatore allora fa entrare il secondo portiere per un attaccante e mette lui davanti. Dopo pochi minuti, su un cross si avvita in una spettacolare sforbiciata per un gol fantastico.

Credits: Bongarts

Non si poteva non amare Campos e non attendere la sua prossima divisa, con i colori sgargianti che negli anni ’90 facevano moda. Solo una persona poteva dire no a Jorge Campos, negargli quella sua costante e bellissima unicità. So che anche voi avete pensato a quella persona e non avete sbagliato. Il tale poteva essere solo Sepp Blatter.

Prima gli vieta di poter giocare ai Mondiali sia come portiere che come attaccante, anche se non c’è nessuna regola del genere nello statuto FIFA o in quello dei campionati del mondo, poi nel 1998 gli toglie anche la possibilità indossare le sue divise. Come sapeva infrangere i sogni Blatter, pochi altri nella storia.

Molto meglio la Nike che nel commercial famosissimo “Good vs Evil” non solo lo mette in squadra con Maldini, Rui Costa, Ronaldo e Figo ma non lo tratta da marionetta multicolor, facendolo vestire con un semplice total black e dicendo a tutti che Campos è prima di tutto un grande portiere.

Ultima cosa su un campione di cui si potrebbe parlare a lungo, il suo lavoro insieme a Ricardo La Volpe per la Nazionale messicana, quando ne diventa assistente. Tutti sanno di quell’ottima squadra e conoscono la cosiddetta “salida lavolpiana”, ovvero la strategia per la quale il centrocampista centrale si abbassa fra i centrali difensivi, questi si allargano, spingendo in avanti i terzini. In questo modo la squadra costruisce da dietro con maggiori possibilità di trovare spazi di gioco per rendersi pericolosa. In questa strategia, molto importante diventa anche il ruolo del portiere che deve seguire il flusso del gioco ed essere pronto a lavorare lui da perno basso per formare un quadrilatero con centrocampista e centrali di difesa. Ricardo La Volpe era stato un portiere diverso dallo standard negli anni ’70, Campos allo stesso modo venti anni dopo. A chi poteva venire in mente una strategia di impostazione della manovra in cui il portiere diventava un calciatore fondamentale se non a loro due?

di Jvan Sica

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