Quanto avrebbero pagato Mimmo Morfeo se avesse esordito in Serie A venti anni dopo
16 Gennaio 2022
Gioventù bruciata. O, forse, mai espressa appieno. Quanti sono i talenti che hanno fatto brillare gli occhi dei tifosi, evocando paragoni illustri (e spesso scomodi) per poi tirare la classica riga, a fine carriera, e capire di non aver mai raggiunto le aspettative degli addetti ai lavori? Se poi di mestiere fai il numero 10, se a nemmeno diciannove anni vai in doppia cifra in Serie A, se l’iniziale del cognome è la “M” e se il piede per calciare la sfera è il mancino… beh, capite bene che l’equazione viene semplice ed illudersi è un attimo.
Domenico Mimmo Morfeo, abruzzese di San Benedetto dei Marsi (L’Aquila) viene scoperto da uno dei migliori vivai del panorama nazionale, quello dell’Atalanta, con Mino Favini che lo porta in nerazzurro. Mette in mostra il suo talento nelle giovanili e poi trova sulla sua strada Emiliano Mondonico, che lo svezza e lo rende protagonista della promozione in Serie A del 1995, centellinandone l’utilizzo: l’anno dopo il “Mondo” lo ripropone al piano superiore in coppia con un altro atleta destinato a far parlare di sé, tale Bobo Vieri, e a splendere non è il futuro centravanti della nazionale, frenato dagli infortuni, ma il buon Mimmo, che mette a segno 11 gol. L’anno dopo a Bergamo arriva Pippo Inzaghi, Morfeo segna meno ma in compenso contribuisce a suo di assist il titolo di capocannoniere al compagno. Arriva la Fiorentina, che ne vuol fare il vice Rui Costa, poi Malesani passa al 3-4-3 e anche Morfeo trova spazio, prima di perderne all’arrivo del più reclamizzato Edmundo e iniziando una vertiginosa parabola discendente fatta ancora di qualche alto (Verona e Parma) ma anche di tanti bassi (Milan e Inter, solo per citarne un paio), fino a finire a gestire un ristorante, proprio a Parma. A conti fatti, qual è il bilancio della carriera? Negativo, per uno che in Under 21 aveva tirato il rigore decisivo per vincere l’Europeo e si giocava (alla pari) il posto con Totti.
Ora, proviamo a catapultarci nel mondo attuale. Cosa succederebbe ad un Morfeo del 2021, dopo 11 reti nel massimo campionato europeo a nemmeno venti anni? Di certo, non farebbe un altro anno in una società provinciale, ma verrebbe subito portato a suon di milioni da uno dei procuratori di grido in uno dei top club europei. Per la gioia enorme delle migliaia (o forse milioni) di follower che oggi popolano i social. Ma, siccome di pazienza ce n’è sempre meno, bruciarsi è un attimo: non è un caso che molti talenti non reggano la pressione e smettano (o pensino di smettere) di giocare. Quindi, se il famoso ritornello era “uno su mille ce la fa” oggi la centrifuga in cui viviamo e di cui il calcio non è esente, rende ancor tutto più difficile e per un Morfeo, affermarsi, sarebbe ancora più difficile.

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