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Riscriviamo la storia del trofeo mai vinto da Diego

30 Ottobre 2022

5. Emilio BUTRAGUEÑO (Spagna)

Photo: Flash Press

È un rapinatore dell’area di rigore. E non a caso gli affibbiano il soprannome di El Buitre (l’Avvoltoio) per la sua capacità di fiondarsi sul pallone e trasformarlo in gol. Vive praticamente tutta la sua carriera con la maglia del Real Madrid, eccezion fatta per il triennio finale in Messico con l’Atletico Celaya dove andrà a riformare parzialmente la Quinta assieme a Michel e Martin Vazquez che avevano fatto le fortune delle Merengues tra gli anni ’80 e ’90. Durante i Mondiali riesce nell’impresa di segnare una quaterna alla Danimarca durante i quarti di finale.

4. Jorge Alberto Francisco VALDANO (Argentina)

Dopo una buona carriera fra Newell’s Old Boys, Deportivo Alaves e Real Saragozza, la svolta della sua carriera arriva all’età di ventinove anni, quando il Real Madrid lo acquista dagli aragonesi. Lì cambia tutto e il Filosofo del Calcio dimostra un potenziale se non inespresso, quasi “tenuto a bada” sino a quel momento. Inizia così a far parte della selezione albiceleste con regolarità e durante il Mondiale del 1986 tocca il punto più alto della sua carriera, contribuendo al successo finale con quattro reti, ivi compresa la rete del momentaneo 2-0 con la Germania Ovest. Termina la sua carriera nel marzo 1987, all’età di trentun anni, dopo aver contratto una forma di epatite B.

3. Gary LINEKER (Inghilterra)

Dopo l’exploit con la maglia dell’Everton che, grazie alle sue trenta reti, duella con i cugini del Liverpool per la conquista del titolo, Lineker esplode definitivamente con la maglia dell’Inghilterra durante i Mondiali di Messico 1986. Dopo le prime due partite a secco, si sveglia nell’ultima giornata del girone di qualificazione con una tripletta alla Polonia e si ripete con la doppietta al Paraguay una settimana dopo. Segna anche nei quarti di finale contro l’Argentina, ma forse nessuno lo ricorda. D’altronde, tutti erano con gli occhi sul numero 10 con la maglia dell’Albiceleste. Dopo l’estate arriva al Barcellona dove rimane per tre anni per poi tornare in patria e vestire la maglia del Tottenham Hotspur. 

2. Igor BELANOV (Unione Sovietica)

È lui il vincitore del Pallone d’Oro per France Football. Ed è giusto tenerlo sul podio, alle spalle del più grande. Anche perché il suo 1986 è stato sicuramente indimenticabile. Fa parte di quella Dinamo Kiev del Colonnello Lobanovskyi che trionfa in patria e in Europa con il successo in Coppa delle Coppe. Igor è completo: ha la tecnica che gli consente di giocare da trequartista, la velocità e la concretezza che gli permette di vestire i panni dell’attaccante. Caratteristiche che non passano inosservate ai giudizi del periodico francese che lo insignisce con il premio personale più prestigioso. Ma sappiamo tutti che se la competizione fosse stata aperta anche ai calciatori extraeuropei, Belanov lo avremmo ricordato per il suo indimenticabile 1986, assieme ad una schiera di colleghi che non poteva far altro che chinare la testa al più grande di tutti i tempi.

1. Diego Armando MARADONA (Argentina)

«La tocca per Diego, ecco, ce l’ha Maradona. Lo marcano in due. Tocca la palla Maradona, avanza sulla destra il genio del calcio mondiale, e lascia lì il terzo e va a toccarla per Burruchaga… Sempre Maradona… genio, genio, genio… c’è, c’è, c’è… goooooooooool! Voglio piangere! Dio Santo! Viva il calcio! Golazo! Diegooooooool! Maradona! C’è da piangere, scusatemi… Maradona in una corsa memorabile, la giocata migliore di tutti i tempi! Aquilone cosmico! Da che pianeta sei venuto? Per lasciare lungo la strada così tanti inglesi? Perché il Paese sia un pugno chiuso che esulta per l’Argentina! Argentina 2, Inghilterra 0! Diegol, Diegol, Diego Armando Maradona! Grazie, Dio! Per il calcio! Per Maradona! Per queste lacrime! Per questo Argentina 2, Inghilterra 0». Ci permettiamo umilmente di compendiare nelle parole di Victor Hugo Morales quel che significa Maradona. Se i giornali inglesi, dopo la finale del 1970 titolarono: «How do you spell Pelé? G-O-D», il poeta argentino temporaneamente prestatosi alle telecronache, riuscì a pennellare con le parole ciò che Diego aveva appena compiuto con i piedi. È il gol del secolo, su questo non c’è dubbio. E se questa è la gemma più preziosa incastonata su un diadema d’inestimabile valore, non possiamo non considerare Maradona come vincitore in pectore – almeno – del Pallone d’Oro 1986 che fu assegnato a Igor Belanov. Con tutta la stima del mondo verso il sovietico, ma quando fu l’intero mondo a inginocchiarsi dinanzi a El Diez c’è solo da passare la propria corona sulla testa di chi ha esaltato il gioco del calcio. Di fatto, cambiandolo a sua immagine e somiglianza.