I 15 migliori mancini della Serie A 1997-98
17 Marzo 2020
10. Johan WALEM (Udinese)
Nella straordinaria Udinese che raggiunge il miglior piazzamento della propria storia concludendo al terzo posto il campionato, non ci sono solo Bierhoff, Amoroso e Poggi. A centrocampo, a dare fosforo e fluidità alla manovra c’è un piccolo e silenzioso belga. Non è velocissimo, né particolarmente dotato fisicamente, ma è abile nel cucire il gioco e nel tenere la squadra corta, e può sbloccare il risultato anche con tiri dalla distanza. Insomma, più semplicemente Johan Walem, un giocatore che non fatichiamo a definire tra i più sottovalutati negli ultimi venticinque anni e che in Italia ricordiamo anche con le maglie di Parma e Catania negli anni 2000.
9. Tomas LOCATELLI (Udinese)
Talento e “ore piccole”. Tomas Locatelli era un centrocampista dalle spiccate doti offensive e dall’irrefrenabile voglia di vita notturna (aprì un ristorante tutto suo per poter mangiare anche a tarda notte). Era capace di autentici capolavori, come quando l’11 gennaio del 1998, con un colpo di esterno sinistro al volo, siglò il pari contro il Napoli. Scarso, però, il feeling con il gol, tre sole reti a fine stagione (record mai superato in tre anni e mezzo a Udine), pochi per uno che col sinistro sapeva mettere il pallone dove voleva. In Serie A ha vestito anche le maglie di Milan, Bologna e Siena.
8. Anselmo ROBBIATI (Fiorentina)
Se Robbiati fosse presente nei roster dei videogiochi di oggi, la sua abilità principale sarebbe certamente “riserva di lusso”, ossia la capacità di calarsi nella partita fin dal momento in cui il suo avanguardistico scarpino giallo fluo pestava l’erba al di là della riga bianca. Spadino, infatti, veniva spesso gettato nella mischia nei momenti di difficoltà o per dare fiato alle primedonne dell’attacco viola, riuscendo a sconquassare le difese avversarie con colpi di pregevole fattura. Non fu mai un goleador, solo tre segnature infatti nella stagione in esame, tra cui si ricorda uno splendido sinistro a giro per il definitivo 3-0 sulla Juventus davanti a una Fiesole in visibilio. In Serie A vestirà anche la maglia del Perugia, prima di perdersi nelle serie minori con le maglie di Ancona, Grosseto, Monza, Como e Figline.
7. Daniel FONSECA (Juventus)
Il mancino che aveva incantato il Sant’Elia e il San Paolo, nonché ispirato la fortunata imitazione di Teocoli a Mai Dire Gol, aveva iniziato a perdere la sua magia già nelle stagioni romaniste (1994-97). Fonseca, che nella capitale è di troppo vista l’ascesa del giovane Totti, approda quindi ad una Juve che ha ceduto Vieri e Boksic per puntare su di lui e l’astro emergente Filippo Inzaghi. La coppia titolare sarà, manco a dirlo, Del Piero-Inzaghi, ed el Tigre non combinerà mai granché per cambiare le gerarchie. Per lui solo quindici partite e quattro gol, di cui uno da ex che vale il successo in trasferta con il Napoli a dicembre. Rimarrà alla Juventus fino al 2001, prima di tornare in Italia nel 2003 con la maglia del Como, dopo una parentesi in Sud America.
6. LEONARDO (Milan)
È Don Fabio Capello, di ritorno da Madrid, a caldeggiare fortemente l’acquisto del jolly brasiliano. Piede e tecnica brasiliana si fondono in lui con una qualità abbastanza insolita nel dna del calciatore carioca, il rigore tattico. Centrocampista, ala offensiva, o addirittura terzino, poco importa. La prestazione di Leonardo è assicurata. Se la rifondazione del tecnico friulano non porterà al Milan gli esiti sperati, il brasiliano sarà invece protagonista di una buona annata con 32 presenze e quattro gol tra campionato e Coppa Italia che gli valgono la conferma per la stagione successiva, quella dello scudetto.
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