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I 15 migliori mancini della Serie A 1997-98

17 Marzo 2020

5. Domenico MORFEO (Fiorentina)

Morfeo Fiorentina
Credits: Allsport UK/Getty Images

Se il fantasista abruzzese avesse avuto la testa di Baggio, probabilmente oggi staremo parlando di un altro giocatore. Campione d’Europa Under 21 insieme a – tenetevi forte – Totti, Buffon, Nesta, Cannavaro, Tommasi e Panucci, Morfeo era un trequartista dalla tecnica sopraffina a cui faceva da contraltare una grande discontinuità che ne impedì la consacrazione nell’Olimpo della Serie A. Nel 1997-98 Mimmo è di stanza a Firenze. Sarà protagonista fino all’arrivo di Edmundo, il cui acquisto ne limiterà ulteriormente l’impiego. Alla fine si conteranno ventisei presenze e cinque gol, prima di lasciare Santa Maria del Fiore per iniziare un lungo viaggio nell’Italia del pallone (Milano rossonera, Cagliari, Verona, Bergamo, ancora Firenze, Milano nerazzurra, Parma, Brescia, Cremona) che si conclude a San Benedetto dei Marsi nel 2011.

4. Vincenzo MONTELLA (Sampdoria)

Montella Sampdoria

Un centravanti con il fisico e con il piede trequartista. Nel corso del campionato avrà al suo fianco partner dai nomi eccellenti, ma dallo scarso rendimento: Klinsmann si sta trasformando nella pantegana bionda magnificata dalla Gialappa’s Band. Beppe Signori, arrivato a dicembre proprio per rimpiazzare il tedesco, ceduto al Tottenham poco dopo, vive una stagione di appannamento. A loro due si aggiungono le meteore, Dichio, Paco Soares e Omam-Biyik. Sono quindi i gol dell’educatissimo sinistro dell’aeroplanino, ben venti, a garantire alla Sampdoria il nono posto finale dopo la falsa partenza con Menotti, poi rimpiazzato da Boskov. Troverà la sua consacrazione a Roma, trascinando la squadra da dodicesimo uomo nella stagione 2000-01. Dopo una parentesi al Fulham, farà ritorno alla Doria nel 2007-08, per ritirarsi poi con la maglia giallorossa nel 2009.

3. Giuseppe SIGNORI (Lazio e Sampdoria)

Signori Lazio

Se chiedessimo a Beppe-gol di quest’annata, certamente non esiterebbe ad annoverarla tra le peggiori della sua carriera. Se solamente due anni prima i tifosi della Lazio erano scesi in piazza (altro che social network!) per bloccare il suo passaggio al Parma, lo stesso non avvenne a dicembre del 1997. Il bomber di Alzano Lombardo fu costretto a lasciare i biancoazzurri, messo ai margini dal progetto tecnico di Eriksson che vedeva in Mancini e Casiraghi i titolari indiscussi, con Boksic prima alternativa. A Genova, sotto la guida di Boskov e con un’insolita numero 29 sulle spalle, realizzerà tre gol in diciassette partite. L’anno successivo rinascerà sotto le Torri di Bologna, sei anni in rossoblu prima di chiudere la carriera in Grecia (Iraklis) e Ungheria (Sopron).

2. Dejan SAVICEVIC (Milan)

Savicevic Milan
Credits: CARLO FERRARO / ANSA

Il 1997-98 è l’ultima stagione del Genio in rossonero. La sua indole balcanica e la sua inventiva hanno lasciato il segno nei cuori rossoneri, ma la notte di Atene sembra appartenere ad un’altra era calcistica. L’ultima primavera a Milano coincide con il fallimento tecnico del ritorno di Capello, uno che negli anni addietro faticava a vedere il dieci montenegrino titolare, anche quando era al top della forma e la squadra girava, figuriamoci ora. Un solo gol in tutto l’arco della stagione, nello storico derby di Coppa Italia vinto 5-0. È l’ultima perla di Savicevic per il popolo rossonero che chiuderà la carriera con il Rapid Vienna nel 2001.

1. Alvaro RECOBA (Inter)

Recoba Inter

Alla prima giornata di campionato tutti i tifosi interisti (e non solo) hanno gli occhi puntati sul Fenomeno, all’esordio nella nostra Serie A. Ronaldo, per una volta, non onora la sua fama e rimane a digiuno di gol, mentre il solito “Darione” Hubner gela San Siro a diciassette dalla fine. Ed eccolo il Chino, un perfetto sconosciuto arrivato dal Nacional Montevideo, prendersi le luci dei riflettori, anzi della ribalta. Eh sì, è proprio il caso di dirlo, perché il giovane Alvaro ribalta praticamente da solo il risultato con due capolavori dalla distanza che lasciano impietrito Cervone. A gennaio un’altra opera d’arte, ad Empoli, con un sinistro da metà campo che sembra davvero uscito dalla narrativa di Osvaldo Soriano per cogliere impreparato il malcapitato Roccati. Dopo dieci anni di Inter, con la parentesi da eroe della laguna a Venezia, vive un’esperienza col Torino nel 2007-08.