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I giocatori ad aver vinto la Coppa delle Coppe con due squadre diverse

24 Agosto 2021

Kurt HAMRIN

Un signore che di calcio ci capiva abbastanza, Nils Liedholm, ebbe a dire: “in Svezia c’è un ragazzo che è fortissimo, appena arriverà in Italia ve ne renderete conto da soli”. E quel ragazzo arrivò. Inutile dire che il Barone ci aveva visto benissimo. Dopo poche partite, gli fu affibbiato un soprannome con cui verrà identificato per sempre: “uccellino”. Brevilineo, rapidissimo e imprendibile, quando scattava sembrava spiccasse il volo: pur essendo una vera e propria ala, era dotato di un tiro esiziale che gli permise di segnare una miriade di gol, soprattutto con la maglia della Fiorentina. Il “Paron” Nereo Rocco, sempre abbastanza restio nell’elogiare i suoi giocatori, diceva di lui: “non ha nulla di trascendentale, né tiro, né dribbling, né altro, ma nessuno al mondo è come lui per scelta di tempo e per farsi trovare pronto all’appuntamento col pallone”. In realtà Hamrin era un giocatore completo ed univa un’eccellente tecnica e una rapidità sensazionale ad una visione di gioco non comune, atipica per gli attaccanti, specialmente di quell’epoca. Con i Viola “uccellino” non vinse mai lo scudetto, ma portò a casa due Coppe Italia e la neonata Coppa delle coppe nel 1961. Passato al Milan, nel 1968 vinse lo scudetto e la sua seconda Coppa delle coppe. Con la nazionale del suo paese giunse secondo al mondiale del 1958 giocatosi proprio in Svezia: in finale c’era il Brasile di Pelè, Didì, Vavà e Garrincha che ebbe la meglio per 5-2; neanche Hamrin coi suoi voli riuscì a fermare quella squadra invincibile. Kurt Hamrin non ha mai più abbandonato l’Italia, vive a Coverciano e continua ad interessarsi di calcio, nonostante abbia raggiunto la veneranda età di 85 anni.

Mark HUGHES

Attaccante scaltro e carismatico, Mark Hughes rappresenta una vera e propria istituzione nel mondo sportivo gallese. In patria è conosciuto col nomignolo di “Sparky”, che lui stesso si affibbiò per l’assonanza col suo nome di battesimo. Ha militato in grandi squadre, dal Manchester United al Barcellona, dal Bayern Monaco (seppure per un breve periodo) al Chelsea, segnando con continuità e sfornando assist decisivi per i compagni d’attacco. Nella sua carriera di allenatore, Mark Hughes ha ottenuto discreti risultati, senza riuscire tuttavia a conquistare alcun trofeo, anche in virtù del fatto di aver allenato squadre non di primissima fascia, se si eccettua la parentesi al Manchester City con cui non riuscì ad andare al di là di un deludente decimo posto. Conta 72 presenze con la nazionale gallese e un bottino di sedici reti. Come calciatore il suo palmares è ben più ricco: due campionati col Manchester United, tre coppe di Lega (una vinta con la maglia del Blackburn in cui militavano Andy Cole e Damien Duff), quattro coppe di Inghilterra e due Coppe delle coppe, la prima conquistata con i Red Devils nel 1991, la seconda con la maglia del Chelsea nel 1998.

Attilio LOMBARDO

Inconfondibile, non solo per la sua calvizie precoce, ma anche e soprattutto per la sua falcata inarrestabile con cui seminava gli avversari sulla fascia e forniva assist agli attaccanti, quando non decideva lui stesso di sparare qualche bolide in porta, spesso con successo. Uomo silenzioso e pratico, Attilio Lombardo è rimasto nei cuori dei tifosi delle squadre di cui ha indossato e onorato la maglia, vuoi per il suo aspetto certamente atipico per la sua età, vuoi per la generosità e la classe con cui, per usare una metafora leopardiana riferita alla primavera, brillava ed esultava nei campi. Ma anche tra i compagni, Lombardo è stato un uomo che si è sempre fatto apprezzare, mai uno screzio, mai una parola fuori posto, equilibrio e concretezza; per questo motivo è stato chiamato a far parte dell staff tecnico da fior di allenatori come Di Matteo allo Schalke 04, Mihajlovic al Toro, Mancini, prima al Manchester City e poi in Nazionale. Da giocatore, Attilio Lombardo ha vinto moltissimo: in Coppa delle Coppe trionfa con la Sampdoria nel 1990 e con la Lazio nel 1999. In mezzo a questi due trionfi, sempre in Coppa delle Coppe e sempre con la Samp, la grande amarezza del rigore decisivo paratogli da Seaman in semifinale contro l’Arsenal che sancisce l’eliminazione dei blucerchiati. L’anno successivo, in maglia bianconera, cancella quella delusione con la vittoria in Champions League ai rigori sull’Ajax.

Roberto MANCINI

Giocatore di immenso talento e persona di grande intelligenza, Roberto Mancini è stato un precursore sia come calciatore che come allenatore. Enfant prodige, debutta nel calcio che conta con la maglia del Bologna non ancora diciassettenne e diventa subito un punto fermo della squadra. Fortemente voluto dal patron Mantovani, giunge alla Sampdoria con un contratto faraonico per i tempi; resterà in blucerchiato per più di quindici anni, legando il suo nome, insieme a quello del suo “gemello” Gianluca Vialli, a un’epoca di successi mai sperimentata prima dalla squadra genovese. Nel 1997 passa alla Lazio, con la cui maglia mette in mostra ancora una volta la sua classe e il suo incommensurabile talento. Anch’egli, come il suo amico e collaboratore Lombardo, ha vinto la Coppa delle coppe per due volte con la maglia della Sampdoria nel 1990 per poi ripetersi nel 1999 con la Lazio, a distanza di quasi dieci anni dal primo trionfo. Purtroppo, con la maglia azzurra non reitera le prestazioni che offre nei club in cui milita e, complice un carattere che lo porta a frizioni più o meno eclatanti con stampa e selezionatori, non riesce mai ad incidere in maniera determinante. Da allenatore, il “Mancio” miete altrettanti successi ed è tuttora uno tra i coach più apprezzati ed affermati a livello planetario. Come è noto, allena la Nazionale italiana oramai da quasi tre anni con eccellenti risultati.