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I giocatori ad aver vinto la Coppa delle Coppe con due squadre diverse

24 Agosto 2021

Gustavo POYET

Al Saragozza si lega il nome di Gustavo Poyet, uruguaiano purosangue, centrocampista tutto grinta e tecnica con il ricorrente vizio del gol. Nella sua avventura iberica lunga ben sette anni, infatti, realizza 64 gol spalmati in 240 presenze, meno di uno ogni quattro partite, mica male per un centrocampista, ancorché offensivo. Si distingue come uno dei protagonisti dell’irripetibile finale di Coppe delle Coppe del 1995, in cui il suo Saragozza trionfa a un nulla dai calci di rigore con il gol bellissimo e grottesco di Nayim, sul quale le colpe di Seaman risultano evidenti. Da sottolineare gli autori dei gol, due teste a dir poco calde, che sembravano aver incalanato la sfida ai rigori: splendido vantaggio dell’incompiuto Juan Esnaider, meteora juventina, e pareggio dell’opportunista gallese John Hartson. Poyet lascia la Spagna per approdare sulle sponde del Tamigi, sponda Chelsea, in cui si farà valere per le sue doti realizzative e per lo spirito marcatamente latino con cui difende i colori dei Blues. Ed è proprio al Chelsea che conquista la sua seconda Coppa delle coppe, nella finale contro lo Stoccarda, grazie al gol dell’appena entrato Gianfranco Zola. In quel Chelsea, oltre a Poyet e al tamburino sardo, giocavano altri miti come Gianluca Vialli, Tore Andre Flo, Dan Petrescu, Dennis Wise e Roberto di Matteo. Anche da allenatore, Gustavo Poyet ha lasciato la sua impronta, specialmente in Inghilterra con il Brighton & Hove, con cui ha ottenuto la promozione dalla League One alla Championship.

Gianluca VIALLI

Così come per il suo gemello Mancini, ci vorrebbe qualche libro per poter descrivere tutto quello che Gianluca Vialli ha dato al calcio e viceversa. Carismatico e trascinatore, acuto e sincero, ovunque abbia giocato ha lasciato tracce indelebili. A Cremona, agli albori della sua impareggiabile carriera, ha trascinato i grigiorossi, dopo più di mezzo secolo, alla promozione in serie A a suon di fughe sulla fascia e gol splendidi. L’allenatore di quella entusiasmante cavalcata era l’indimenticabile Emiliano Mondonico. Alla Sampdoria, Vialli arriva nel 1984 quando al timone dei blucerchiati c’è Eugenio Bersellini: malgrado la preparazione e l’esperienza del sergente di ferro, la collocazione in campo di Vialli appare incerta e non del tutto produttiva. Sarà Boskov, due anni dopo, a cambiare i ruoli tra Vialli e Mancini, dando il via ad una vera e propria epopea, quella dei “gemelli del gol”. La squadra si migliora ulteriormente e, sorretta anche da uno stuolo di prim’ordine in difesa e a centrocampo, comincia a macinare punti e avversari. Vialli passa alla Juventus, in un’operazione senza precedenti del valore di circa 40 miliardi. Nelle file bianconere, il ragazzo di Cremona ricalca l’esperienza avuta con la Samp: primo biennio incolore, mentre con l’arrivo di Marcello Lippi sulla panchina torinese, Vialli si trasforma letteralmente, dando vita ad un attacco da sogno con Del Piero e “penna bianca” Ravanelli. Chiuderà in bellezza la sua avventura alla Signora, vincendo la Champions League contro gli olandesi dell’Ajax. Vola in Inghilterra, al Chelsea, dove dal 1996 al 1999 si toglierà altre soddisfazioni, sia come giocatore che come allenatore, essendo stato promosso al doppio ruolo di player-manager al posto di Ruud Gullit con cui i rapporti non furono mai idilliaci. Vialli, così come il suo amico fraterno Mancini, non sarà così determinante in Nazionale, soprattutto nel Mondiale del 1990, in occasione del quale le aspettative erano ben altre; va però ricordato lo splendido cross che propiziò il gol di testa del neoentrato Totò Schillaci nella partita inaugurale contro l’Austria. Tra i vari trofei vinti, Gianluca Vialli, annovera due Coppe delle Coppe, la prima conquistata con la Sampdoria nel 1990 e la seconda coi Blues, in qualità di allenatore-giocatore.

VICTOR Munoz Manrique

Victor Muñoz Manrique, conosciuto ai più come Victor, è stato quello che si definirebbe un centrocampista di altri tempi. Un po’ Furino, un po’ Gattuso, Victor era un centrocampista dotato di corsa, resistenza e abnegazione, oltre ad una tecnica di tutto rispetto, sebbene in caso di necessità non si facesse problemi a giocare “paesano”. Terry Venables, suo allenatore ai tempi in cui Victor giocava nel Barcellona, lo considerava imprescindibile, proprio per la sua capacità di inibire tempo e misure agli avversari. Infatti ai blaugrana rimase per sette anni, vincendo un campionato spagnolo, una Coppa delle coppe, svariate coppe nazionali e guadagnandosi la nazionale in cui militò per 60 volte e realizzò tre reti. Partecipò senza grande fortuna ai Mondiali messicani dell’86 e agli europei dell’84 (in cui le furie rosse si arresero in finale ai padroni di casa francesi) e dell’88. Passato alla Sampdoria di Boskov, contribuì alla vittoria di una Coppa Italia (splendido il suo assist per il gol dell’1-0 di Vialli) nella finale contro il Napoli e di un’altra Coppa delle coppe a Goteborg contro l’Anderlecht. Tornò al Saragozza, squadra della sua città in cui aveva militato agli albori della carriera, e concluse la sua avventura di calcio giocato nella compagine scozzese del Saint Mirren. Da allenatore ha portato il suo Saragozza alla conquista di una coppa di Spagna e della Supercoppa, titoli ambedue conquistati nel 2004.