Privacy Policy I giocatori che hanno segnato più reti in Serie A negli anni '80

I giocatori che hanno segnato più reti in Serie A negli anni ’80

1 Aprile 2020

10. Francesco GRAZIANI (52 reti)

Ciccio è uno degli attaccanti più navigati ed esperti della massima serie quando gli anni ’80 si affacciano nel campionato di Serie A. L’epopea con la maglia del Torino al fianco di Paolino Pulici ormai vive le sue battaglie, finché la coppia si scioglie in occasione del torneo 1981-82 quando Graziani – insieme a Pecci – accetta l’offerta della Fiorentina che sta costruendo una corazzata per interrompere lo strapotere in campionato della Juventus. L’impresa fallisce per un solo punto, ma può consolarsi con la convocazione per la felice spedizione del Mundial ’82. Raggiunge la Roma, neo-scudettata, nel 1983 per tentare l’assalto alla Coppa dei Campioni, ma i sogni di Graziani e dei giallorossi s’infrangono davanti agli indisponenti balletti di Grobbelaar. L’andar delle primavere fa sì il suo impiego sia più sporadico, tuttavia ciò non gli impedisce di dare il suo contributo nella rincorsa allo Scudetto 1985-86 con la Juventus. Anche in questa occasione, l’obiettivo fallisce per un soffio e nell’estate 1986 viene ceduto all’Udinese per tentare la disperata salvezza dopo la penalizzazione di nove punti inflitta ai friulani. Chiude la stagione con sette reti in ventidue partite, ma i bianconeri non riescono a compiere l’impresa e Graziani saluta definitivamente la massima serie a 35 anni.

9. Gianluca VIALLI (53 reti)

Al termine del campionato 1983-84 tutti rimangono colpiti dalle prestazioni di un giovane attaccante scapigliato che ha appena compiuto venti anni. Grazie alle sue reti, seppur mister Mondonico lo releghi al ruolo di tornante sulla fascia, la Cremonese è tornata in Serie A dopo un’attesa di 54 anni. Anche questa volta è la Sampdoria a bruciare la concorrenza, aggiudicandosi le prestazioni del giovane Vialli. In attacco c’è una vecchia volpe come Trevor Francis, già vincitore di due Coppe dei Campioni con il Nottingham Forest, a cui poter “rubare” i trucchi del mestiere. Nel frattempo si affina l’intesa con Mancini ed arrivano immediatamente i primi risultati sul campo con la conquista della Coppa Italia. Vialli s’impone sempre di più nelle gerarchie dell’attacco doriano e viene anche convocato da Bearzot per il Mondiale messicano del 1986 e nel torneo immediatamente successivo va per la prima volta in doppia cifra. Arrivano anche le prime soddisfazioni in campo internazionali con il successo in Coppa delle Coppe ed altre due Coppe Italia, sebbene per vedere rappresentato il vero capolavoro bisognerà attendere il primo torneo degli anni ’90.

8. Ramon Angel DIAZ (54 reti)

Nell’infornata di stranieri che raggiungono il campionato di Serie A nell’edizione susseguente al Mundial ’82 c’è anche il giovane attaccante del River Plate, acquistato dal Napoli per riempire il secondo slot che, da quell’anno, consente alle società di ingaggiare due giocatori esteri. Ferlaino sceglie Ramon per dare una spalla a Claudio Pellegrini III, punta della formazione partenopea. L’impatto con l’Italia, però, non è poi così “memorabile”. Diaz sembra avere le polveri bagnate e la sua bocciatura è immediata. Lo acquista l’Avellino ed in Irpinia trova la sua dimensione, disputando tre anni ad alto livello. È il 1986 quando accetta l’offerta della Fiorentina, ma durante la sua esperienza in viola sono numerosi i dissidi con la società e l’allenatore Sven-Göran Eriksson. Ecco dunque che giunge, inattesa, la chiamata dell’Inter di Trapattoni alla ricerca di un terzo straniero che possa sostituire l’algerino Madjer, il cui ingaggio è saltato dopo le visite mediche negative. Diaz si conquista velocemente il posto da titolare, ricoprendo il ruolo di fida spalla del centravanti Aldo Serena. Con dodici reti al termine del torneo, Ramon disputa un brillante campionato e si aggiudica il suo primo e unico Scudetto prima di essere ceduto al Monaco per far posto a Klinsmann.

7. Roberto MANCINI (55 reti)

FOTO OMEGA (Agenzia: OMEGA)

Che avesse le stigmate del predestinato lo si capì sin da quando vestì per la prima volta la maglia del Bologna davanti al pubblico del Renato Dall’Ara. Il ragazzino di Jesi non aveva ancora diciassette anni quando calcò per la prima volta l’erba di un campo di Serie A. E tutti rimasero a bocca aperta: giocò tutte le partite del campionato e, nonostante la stagione dei felsinei si concluse con la prima, clamorosa retrocessione in Serie B della loro storia, gli occhi di tutti gli osservatori della Serie A erano concentrati su di lui. Per lui la Sampdoria di Mantovani fece follie, pagando ben quattro miliardi al Bologna, oltre al cartellino di quattro giocatori. E fu amore a prima vista tra il fantasista marchigiano ed i colori blucerchiati che si protrasse per ben quindici anni che fruttarono uno Scudetto, una Coppa delle Coppe e ben quattro Coppe Italia. Dopo due anni il presidente gli affianca Vialli, giovane prospetto della Cremonese, dando il la alle fortune del sodalizio che farà le fortune del club doriano. Nasce un’intesa che ben presto passerà alla storia con il nome di Gemelli del gol. Durante gli anni ’80 si cementeranno le fondamenta di una favola che sublimerà con il titolo di Campioni d’Italia nel 1991. Mancini si distinguerà nel ruolo di rifinitore per il compagno di reparto, ma anche Roberto non disdegna la conclusione a rete. La storia è lì a far loro da testimone.

6. Diego Armando MARADONA (65 reti)

Fra tutti i giocatori in classifica, mai avremmo voluto avere l’onere di circostanziare in poche righe il profilo di colui che viene universalmente riconosciuto come uno dei più grandi di tutti i tempi. Nell’estate del 1984 il suo arrivo a Napoli mosse una città intera ad assieparsi sulle tribune dello stadio San Paolo per presenziare alla sua presentazione ufficiale. Giunto dal Barcellona per quasi quattordici miliardi di lire, el Pibe de Oro si presentò al pubblico partenopeo con l’obiettivo di portare la squadra alla conquista di uno storico scudetto. Dopo aver gettato le basi nei primi due anni, durante i quali inizia a prendere confidenza con le “cure” dei difensori italiani, dopo il trionfo con l’Argentina nel Mondiale messicano, è ora di trascinare anche il “suo” Napoli allo storico tricolore. Missione immediatamente compiuta con l’impresa del 1986-87 che, poi, si ripeterà nell’anno che lo porta alla kermesse di Italia ’90. Diego riesce anche ad aggiudicarsi il titolo di cannoniere principe del torneo di Serie A, ma è un trionfo amaro, visto che giunge al termine del torneo 1987-88 sfumato sul filo di lana in favore del Milan. In occasione del secondo Scudetto segna sedici reti che costituiscono il suo record personale in una singola stagione. Oltre allo Scudetto, trascina il Napoli al trionfo nella Coppa UEFA 1989 dopo la finale contro lo Stoccarda, insieme alla Coppa Italia ed una Supercoppa Italiana, nella sua prima edizione, grazie al 5-1 rifilato alla Juventus di Maifredi. Lascerà l’Italia nel 1991, fuggendo durante la notte dopo un controllo anti-doping che lo trova positivo alla cocaina. La fine più ingloriosa per chi ha saputo scrivere pagine indimenticabili nella storia del calcio.